4 maggio 2009

L'inferno - (parte 2^)


Continuo sull’inferno con un’altra ‘testimonianza’.

Tempo fa ho letto un libro in cui l’autrice, nata nei pressi di Mosca nel 1895 da una famiglia molto religiosa, come Dama della Croce Rossa si trovò durante tutta la 1^ Guerra mondiale sul fronte della Galizia e al tempo della Guerra Civile russa seguì l’esercito fino in Siberia, in luoghi in cui la temperatura si aggirava continuamente intorno ai 40 gradi sotto lo zero. Mentre nel 1928 era ricoverata in un ospedale di Han-Kow in Siberia per una malattia di cuore, dopo un attacco cardiaco cadde in un profondo stato di catalessi, allora chiamato "sonno letargico", della durata di 9 giorni ed ebbe l’esperienza di "pre-morte" di cui parla nel libro: accompagnata dal suo Angelo Custode vide l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.

Come confermato da diversi ricercatori in questi ultimi 20 anni, le esperienze di "pre-morte", in cui l’anima staccatasi dal corpo, dopo aver visto le scene della propria vita, visita l’aldilà, sono abbastanza comuni nei morenti, almeno secondo quanto riferiscono le persone "morte clinicamente" e poi riportati in vita dopo trattamenti di rianimazione e che riescono a ricordare. Per cui non ci può sorprendere che una persona in stato catalettico possa aver "visitato" l’aldilà. I pazienti che raccontano queste esperienze parlano di "sensazioni" molto accentuate, come se i loro sensi, vista, odorato, tatto, udito, gusto fossero potenziati e non certo troncati dal fatto che il corpo è inerte, rimasto nel letto dell’ospedale o nel luogo dell’incidente. Quindi non può meravigliare che l’autrice riferisca della sensazioni sgradevoli o gradevoli avute durante il suo viaggio senza il suo corpo, e neanche può sembrare quindi inverosimile il fatto che nell’aldilà si possano avere delle sensazioni belle o brutte come sentire caldo o freddo, sentire odori o rumori o musiche, vedere luci e colori anche senza l’ausilio del corpo! E comunque questo non ci deve far dimenticare che dopo il Giudizio Universale, secondo la Chiesa cattolica, vi sarà anche la risurrezione dei corpi e che questi si uniranno alle loro anime subendo lo stesso destino eterno e perciò anche il corpo dei dannati andrà all’inferno e verrà tormentato per sempre!
L’Autrice dice di aver avuto l’impressione che l’Inferno trovi la sua sede in alcuni pianeti lontani e in cui le condizioni fisiche sono molto differenti da quelle della nostra Terra. Anche questo fatto non ci meraviglia e potrebbe essere vero, considerato il numero sterminato di galassie, stelle e pianeti che sono presenti nel Cosmo.
Tempo fa leggevo su un quotidiano la descrizione dei paesaggi che i ricercatori hanno osservato tramite la sonda Cassini su Titano, satellite di Saturno, l’unico del sistema solare con atmosfera :"Vulcani che eruttano ghiaccio e ammoniaca, fiumi, isole e sorgenti di metano liquido…". Sembra un paesaggio simile a quelli descritti dall’Autrice, con la sola differenza che i corpi celesti visitati erano molto più caldi.
E per finire l’ultima considerazione: il racconto è molto crudo e spaventoso. Ma come diceva Santa Teresa D’Avila, una cosa è il sentir parlare di questi tormenti, altro è il provarli personalmente: c’è la stessa differenza che passa tra un quadro e la realtà o tra un coltello su una tavola e lo stesso coltello conficcato nella propria carne…
Ecco quindi alcune parti del resoconto di "viaggio" della Moisseieva:

(estratto dal libro di Fanny Moisseieva – Il mio sonno letargico di 9 giorni - (ed. Segno – Udine))

<(…) Staccatici (…), di nuovo volammo in alto. Ci dirigemmo verso un nuovo pianeta, tutto lucente, e man mano che ci appressavamo, incontravamo un’atmosfera sempre più rovente. Evidentemente una energia ignota che emanava dal pianeta stesso, produceva questo fenomeno. Non so perché, ma io sentivo uno strano turbamento nell’anima man mano che diminuiva la distanza che ci separava da esso: la vivacissima luce poi che da esso emanava mi accecava gli occhi e tutto il corpo risentiva un insopportabile calore. Finalmente giungemmo alla meta. Ci fermammo, il compagno ed io, sulla vetta di una montagna che alta s’ergeva su tutto il pianeta: da questa cima si poteva abbracciare un ampio orizzonte. A destra e a sinistra, tre catene di monti: si vedevano vulcani attivi, che eruttavano in gran quantità fuoco. Nubi di fumo nerastro e torrenti di fuoco uscivano dai loro crateri come gigantesche bocche spalancate, ed avvolgevano di una caligine spessa le pietre roventi e la lava usciva dalle viscere del pianeta. (..) Tutto intorno era immerso nel buio. Per alcune ore il disco di un astro, somigliante per altro al nostro sole, ma che appariva coperto di un denso velo, emanava una luce debole, quasi crepuscolare; passato questo periodo cadeva una lunga e triste notte, durante la quale si vedevano saltellare or qui or là, le piccole luci erranti, di fiamma malefica, le quali apparivano con intermittenza straordinaria, sempre crescente e poi scomparivano completamente. Sempre più mi sentivo angosciata e triste. Non riuscivo a scorgere nessuna vegetazione, eccetto qualche raro cespuglio privo di foglie, d’un colore grigiastro e d’una forma strana, abbarbicato qua e la per le gole e le vallate. Voltandomi indietro mi fu dato scorgere qualche fiume. Le sue acque fangose scorrevano lentamente, quasi controvoglia. Dovunque regnava desolazione e oscurità. E tutto mi sembrava deserto: ma il compagno ad un tratto tese il braccio indicandomi uno dei profondi burroni e proferì una parola: "Guarda!". Fissando lo sguardo in quella direzione, vidi alcune figure che si muovevano velocemente in mezzo ad impercettibili lumi. Dall’altezza donde io osservavo tutto, esse mi apparivano piccole come formiche. Cominciammo a discendere, sempre avvicinandoci a quel burrone, e allorché vi fummo vicini, ci arrestammo dinanzi ad una roccia a strapiombo. "Tutti questi sono peccatori" disse il mio compagno. "Ora tu rimarrai sola fra loro, senza di me, ma qualunque cosa ti succedesse quand’anche tu ti spaventassi non devi pregare, perché qui è severamente punito chi rivolge a Dio una preghiera. (..) Non dimenticare che questo è il regno degli spiriti del male! Non devi pregare mai perché la preghiera di questo regno non giunge a Dio". (…) Ed egli disparve. Allora avvicinatami ancora un po’, io vidi come i peccatori ballavano una danza selvaggia; essi danzavano disperatamente, e sembrava che la loro danza non dovesse mai avere fine. I demoni trascinavano uomini donne e vecchi nei luoghi più aperti per quivi tormentarli, ed allorché questi, stremati, cadevano al suolo proferendo orribili imprecazioni, venivano afferrati per i piedi e gettati in una voragine.

Lasciai quella gola e cominciai a discendere verso il piano. Ma qui vidi un torrido e sconfinato deserto, ed anche qui la terribile danza dei miseri peccatori che non si arrestava un istante, mentre essi versavano lacrime strazianti. Osservando più attentamente, vidi che insieme a loro danzavano anche gli spiriti maligni ridendo selvaggiamente, senza mai stancarsi. Essi costringevano le sciagurate anime a girare sempre più velocemente, gridando ininterrottamente: "Allegri! Allegri tutti!" Alcuni, con dei salti, si sollevavano al di sopra della folla dei peccatori e godevano della vista della folla nuda e martirizzata, dai capelli arruffati, non lavati e non pettinati da secoli, e nei quali si erano conficcate delle spine. Come erano terribili e potenti questi spiriti maligni! Essi facevano disperare i peccatori legandoli con dei rami spinosi e facendoli rotolare così sulle sabbie roventi, sputando loro negli occhi, strappando loro i capelli, aprendo loro a forza le bocche sino a squarciarle, colpendoli violentemente con delle pietre, accecandoli e facendoli camminare, dopo queste e altre inaudite torture, così come erano sofferenti, per burroni dal fondo cosparso di pietre taglienti come rasoi. E mentre essi camminavano, i demoni si appendevano al collo di ogni peccatore, tenendolo per i capelli e guidandolo così per il doloroso cammino. Se qualcuno dei peccatori riusciva a sbarazzarsi dello spirito maligno, immediatamente ne accorreva un altro e le sofferenze si rinnovavano, ancora più penose e intollerabili.(…)
Io proseguivo per la mia strada, lasciando dietro a me l’orribile torrido e sconfinato deserto ed i peccatori danzanti al suono delle sardoniche risa dei demoni. E giunsi ben presto ad una valle cosparsa di pietre, dove, a tratti, passava un formidabile uragano che sollevava nubi di sabbia e scagliava in aria le pietre stesse. Gli spiriti infernali inseguivano quivi una gran folla di esseri, le cui sembianze conservavano ormai ben poco dell’umana natura: essi erano estremamente magri e le loro braccia pendevano inerti; tutto il loro aspetto denotava sofferenze inimmaginabili. Torturati dalla sete essi si trascinavano a stento, in silenzio, la bocca piena di polvere. Attorno regnava un orribile fetore, e nubi di nero fumo avvolgevano tutto. Alcuni di questi peccatori si azzuffavano ferocemente, malgrado le terribili punizioni cui sapevano di andare incontro; ma essi ormai erano indifferenti a tutto perché abituati ad essere tormentati di continuo e perché avevano compreso che, lì nell’inferno, non potevano più nutrire alcuna speranza: di conseguenza non protestavano ormai più.
Non potendo sopportare più oltre il terribile uragano, io andai innanzi – camminai per lungo tempo e finalmente mi trovai al margine di una palude fangosa. E mi sembrò che in essa sguazzassero degli esseri dall’aspetto ributtante. Vidi poi come i peccatori, torturati dalla sete, correvano verso quello stagno mefitico e bevevano quell’acqua nauseabonda. Io provavo ribrezzo nel guardare quei peccatori così ininterrottamente torturati e sempre circondati dai demoni, furiosi, perversi e beffardi. (..) Ed io, che ero desiderosa di quiete e volevo fuggire tutti quegli orrori, decisi di recarmi altrove. Dinanzi a me si stendeva una pianura. Mi incamminai per essa inoltrandomi tra le tenebre che d’ogni lato mi circondavano. Gli spiriti maligni osservavano coloro che passavano loro dinanzi e li percuotevano selvaggiamente con delle fruste che tenevano in mano. Di quando in quando dalla terra uscivano delle lingue di fuoco multicolori, che per un istante illuminavano sinistramente i dintorni. Ed io udii un canto, triste e melanconico, nel quale tremolavano le lacrime e si sentivano una sorda sofferenza ed un inconsolabile dolore. Appressandomi ancora, vidi al riparo di una roccia coloro che cantavano con tanta malinconia. Le loro facce erano di un colore grigiastro, ed essi stessi, stremati, ansando, spingevano con le loro braccia scheletriche un enorme masso del peso di alcuni quintali. Questo loro lavoro era perfettamente inutile per se stesso e questo fatto aumentava ancora più le loro sofferenze. Sopra le loro teste gravavano nuvole roventi, trafitte da frecce infuocate, e nubi di fumo miste a scintille. Io mi sentii ancora più terrorizzata ed ebbi un desiderio formidabile di uscire al più presto da quel lugubre luogo. In quel mentre udii un rumore che proveniva da sottoterra. Dinanzi a me si aperse una ripida costa che io cominciai cautamente a discendere. Nell’aria si sentiva un acuto odore di zolfo e turbini di polvere incandescente rendevano difficile il respiro. La grigia muraglia rocciosa si elevava quasi verticalmente sulla mia testa e dall’alto cadevano, come pioggia, delle scintille incandescenti. Il vento secco e torrido non portava alcun refrigerio, ed io vidi uno spettacolo nuovo ed orribile. I miseri peccatori, trascinati dai demoni, fuggivano velocemente dinanzi ad un rumore infernale che li perseguitava, e urlando per il terrore, tenendosi la testa, mentre alcuni di loro cadevano, estenuati dalla sete, per terra, con il viso tra la polvere. Essi sarebbero stati pronti a sopportare qualsiasi martirio pur di ottenere una goccia d’acqua, e di continuo aumentavano le loro sofferenze, senza una possibile fine! Gli spiriti infernali li vigilavano strettamente, ed appena uno cadeva, essi erano pronti a colpirlo crudelmente coi loro piedi forcuti, fino a che egli non si fosse sollevato e non avesse ricominciato la corsa, docilmente. Ed ecco, mentre osservavo quello spettacolo raccapricciante, mi apparve dinanzi il mio compagno (…) Ed Egli: "Ora lasceremo questo luogo e voleremo verso altri pianeti!".
Noi cominciammo a salire in alto ad una velocità ancora più grande di quella del volo precedente. L’aria diventava sempre più afosa, e ad un certo momento il calore divenne insopportabile. In lontananza mi apparve un astro incandescente che andò man mano ingrandendosi. (..) E mi sembrò che il cielo oscillasse e si agitasse, come se respirasse; e il pianeta stesso non mi apparve denso come la nostra terra, ma composto di gas denso, estremamente infuocato. Quando però fummo scesi sul pianeta io mi convinsi che in parte le mie supposizioni erano errate: infatti qua e là vi era anche della terra ferma sulla quale vagavano luci strane; dall’alto pioveva uno strano chiarore latteo – all’intorno regnava la tristezza, e dal suolo infuocato si sprigionava un calore indicibile che soffocava. Disse il mio compagno " (..) Gli spiriti del male portano qui le anime dei peccatori per far subire loro nuove e più raffinate torture, più degne dei loro peccati". Tutto intorno regnava il caos, e fra il rombo degli elementi infuriati si udiva un urlare triste simile al gemito di molte voci. Ed apparve ai miei occhi una riva piatta che scendeva verso un lago che sembrava di stagno liquefatto. Tutto all’intorno volavano degli insetti velenosi dall’aspetto ributtante, alle cui punture i peccatori cercavano scampo fuggendo su per le rocce circostanti. Alcuni peccatori, inseguiti dai diavoli, che muniti di poderose fruste li sferzavano, entravano nelle caverne, ma costretti subito dopo ad uscirne, correvano, straziati ed affamati, verso il lago infuocato ove si precipitavano piangendo e urlando…(..).Camminammo ancora. E d’un tratto sorse dinanzi a noi un’alta colonna di fuoco, verso cui ci avvicinammo. Mi sembrava che quella colonna, come un faro luminoso, avrebbe anche dissipato il ricordo degli orrori veduti, e noi avremmo trovato luoghi più pacifici, ma io dimenticavo che nell’Inferno non può essere pace né tranquillità. E difatti la colonna di fuoco deluse le mie speranze: non vedemmo né pace né felicità, bensì uno spettacolo ancora più orrendo ci si presentò. Quando fummo vicini, io vidi che il nero, orribile abisso, era agitato come una violenta burrasca, nubi infuocate esalavano vapori di zolfo, e poco dopo ci trovammo tra le fiamme di un lago di fuoco dove si muovevano delle ombre. Oh, quanto grande era la loro disperazione, come era grande e terribile il loro tormento! I demoni intanto balenavano a mille tra di loro, come se giungessero da lontano per contemplare avidamente le linee sinuose e contorte delle immagini incorporee tra le alte vampe della fiamma purpurea. (..) Osservando le torture dei peccatori che si trovavano tra le fiamme e sentendo un calore quasi insopportabile, fui stupita che il fuoco infernale non incenerisse tutto e tutti. Era evidente che il fuoco non poteva distruggere e bruciare i peccatori che si trovavano tra le fiamme, come avrebbe fatto con uomini comuni – oppure anche il fuoco stesso era di tal natura che, pur procurando inenarrabili tormenti, era impotente a distruggere (..)
D’un tratto mi giunse all’orecchio l’eco di un coro montano. Ascoltai con maggiore attenzione e mi sembrò che quel canto provenisse da qualche parte sottoterra. (…) Via via che camminavo, mi accorsi che il sentiero era diventato una strada larga, in fondo alla quale mi si presentò un ingresso che dava adito ad un luogo per me sconosciuto. Ne usciva un oceano di luce accecante e si sentiva assai più forte il canto, che diventava sempre più squillante e che veniva interrotto di tanto in tanto da urla assordanti. Di volo percorsi quella zona e mi trovai all’ingresso, ove fui accecata da innumerevoli luci. Vidi una sala immensa alla quale davano adito migliaia di entrate. Nel mezzo c’era una vastissima area libera, simile ad un’arena; nel centro di quell’arena si ergeva un magnifico trono, ma alquanto tetro. Un soffitto nerissimo a forma di cupola, dai riflessi metallici, completava, ad un’altezza enorme quella sala. Attorno al trono si muovevano, senza far rumore alcuno, delle ombre nere dalle forme terribili e raccapriccianti. Tutto intorno vi era un grande anfiteatro per i peccatori, dei quali vi era in quel luogo una folla enorme. Sembrava che tutto l’anfiteatro fosse un enorme formicaio (…). D’un tratto si sentì una terribile scossa sotterranea (…) Poi si scatenò un uragano, a cui fece seguito un coro di lamenti e gemiti. E fra numerosi applausi dei demoni e fra grida sconnesse, apparve improvvisamente Satana, tutto avvolto da nubi di densissimo fumo. Illuminato da una luce sinistra, con lo sguardo fisso, perduto nello spazio, egli rise forte e malignamente e in quel ridere vi era un che di terribile, cosicché tutti i peccatori si volsero a lui e lo guardarono con terrore, privi ormai di volontà, senza forza e senza speranza alcuna. Il trono di Satana era circondato da una moltitudine di spiriti malvagi i cui sguardi feroci atterrivano. Essi intonarono il loro canto infernale, in ogni parola del quale vi era l’eco di una minaccia e in ogni frase la promessa di nuove e inenarrabili torture. Questo canto riempiva di terrore senza limiti l’anima dei peccatori, ma i diavoli cantavano sempre aumentando il tono e Satana pareva compiacersi di questo canto, perché sorrideva malignamente. (…) D’un tratto Satana alzò le ciglia ed io vidi il suo sguardo minaccioso che conteneva in sé un oceano di malvagità e di odio. Egli fissò lo sguardo sulla folla degli spettatori: che sguardo era quello! Quanta perfidia e quanto odio! Così si alzò in tutta la sua statura gigantesca. In tutta la sua misteriosa essenza il principe del male e del peccato. Da tutte le parti si fece un silenzio di tomba. Satana iniziò il suo discorso (in questa specie di sua festa annuale), che si udiva distintamente in tutti gli angoli dell’ampio salone: "Sono venuto ad annunciarvi nuovi tormenti", disse egli e la sua voce si fece ancora più minacciosa e sorda, e i suoi occhi si accesero ancora di odio. "Vi farò subire tali torture, che, al loro confronto, le pene precedenti impallidiranno. Ogni anno esse diventeranno sempre più terribili e così sarà eternamente". Tutti i suoi demoni, all’udirlo promettere nuove pene, scoppiarono a ridere per la gioia. I peccatori invece, nel presentimento dei tormenti che li attendevano, si rannicchiarono, gemendo e piangendo (…).>

6 commenti:

  1. Quando ero bambino sognavo spesso di volare ed avevo una paura tremenda di rimanere impigliato nei fili sui pali dell'energia elettrica.
    Quando mi svegliavo ero convinto che fosse vero poichè la buona riuscita del volo consisteva nel muovere velocemente le braccia.
    Un psicologo mi disse che il sogno rappresentava una mia buona salute fisica.
    Nella rocca di San Michele in Val Susa, durante il medioevo una giovane fanciulla si convinse di essere santa e di poter volare. Si buttò giù da una rupe e morì sfragellata.
    La fantasia è un derivato culturale, senza cultura non esistono fantasie.
    La cultura è soggetta a mutare con la conoscenza.
    La colpa ed il peccato è un retaggio storico che l'umana gente porta con sè da quando diede iniziazione all'omicidio; comportamento non in uso nel mondo animale.

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  2. Gios, secondo te, perchè siamo diversi dagli animali?

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  3. L'animale più vicino a noi è il bonobo, ragione per cui è oggetto di studio.
    In un centro di ricerca statunitense da diversi anni si stà istruendo lo scimpanzè Kanzi, il quale oggi ha compiuto 22 anni.
    Sembrerebbe che Kanzi ha imparato 3.000 vocaboli e capisce ogni argomentazione, ascolta al telefono seguendo le istruazioni impartitegli. Diversi video sono divulgati dal centro di ricerca e pertanto una incredula ricecatrice olandese fù invitata a conoscere Kanzi e cimentarsi con il medesimo. La prova consisteva nel comporre su di un video delle icone sequenzialmente. Kanzi dopo pochi minuti ricompose in modo sequenziale tutte le icone mentre la professoressa olandese impiegò diverso tempo.
    Questo esperimento ed altri hanno dimostrato che la cultura è veramente ciò che ci distingue dal mondo animale, ma non perchè gli animali hanno un quoziente d'intelligenza inferiore al nostro ma perchè non sono motivati alla cultura, sapendo sopravvivere con le specializzazioni impartite a loro dalla natura.
    L'uomo, avendo lasciato il suo habitat primitivo ha dovuto acculturarsi e senza più limiti per adattarsi a vivere in qualsiasi habitat, anzi creandoselo. Oggi ci portiamo socialmente un bagaglio di cultura che si è formato in qualche milione di anni. Tutto ciò ci ha consentito di riprodurci enormemente, da 200.000 unità nel paleolitico superiore ai 7 miliardi attuali.
    Concludendo devo dirti che non ci distinguiamo per intelligenza dal mondo animale ma per cultura.
    La cultura sociale investe tutti ma quella individuale no! Pertanto alcuni esseri umani sono alla pari o inferiori alla scimmia Kanzi.

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  4. Gios permettimi una domanda ma cosa fumi?

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  5. Mi sembra l'inferno dantesco! Chissà che il sommo Bene non l'abbia fatto vedere in catalessi anche al sommo poeta?

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    1. C'è chi dice infatti che Dante è stato anche un mistico. 'Catalessi' non è però un termine adatto...

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