25 giugno 2009

il Temperamento

Il temperamento non predestina uno alla santità ed un altro alla dannazione. Qualsiasi temperamento può servire di materia grezza per la salvezza o la rovina. Dobbiamo vederlo come un dono di Dio, un talento da trafficare sino alla sua venuta (cfr la parabola dei talenti … ). Non importa quanto sia povero e difficile quello di cui siamo dotati: se ne faremo buon uso, se lo metteremo al servizio dei nostri buoni desideri, potremo fare meglio di un altro che si limita a subirlo invece di servirsene.

S. Tommaso d’Aquino dice che si è buoni quando la volontà si diletta in ciò che è buono, cattivi quando ci si diletta in ciò che è cattivo. E’ virtuoso chi trova la felicità in una vita virtuosa, peccatore chi trae piacere da una vita peccaminosa. Dunque le cose che amiamo ci dicono quello che siamo.
Un uomo lo si conosce quindi dal fine a cui tende, ma anche dal suo punto di partenza, e se lo si vuol conoscere come è ad un dato momento, bisogna scoprire quanto è lontano dall’inizio e prossimo al fine. Ne deriva quindi che chi pecca suo malgrado, ma non ama il suo peccato, non è peccatore nel senso pieno della parola. Chi è buono viene da Dio e a Lui ritorna. Inizia il cammino con il dono dell’esistenza e con le capacità che Dio gli ha dato. Raggiunge l’età della ragione e incomincia a fare le sue scelte, in gran parte già influenzate da ciò che gli è capitato nei primi anni della sua esistenza e dal temperamento con cui è nato. Seguiterà ad essere influenzato dal comportamento di chi lo circonda , dagli avvenimenti del mondo in cui vive, dalla fisionomia della società; ma ciò nonostante resta sostanzialmente libero.
La libertà umana non si esercita però in un vuoto morale. E non è neppure necessario produrre un tal genere di vuoto per garantire la libertà del nostro agire. Coercizione dall’esterno, violente inclinazioni di temperamento e passioni che si agitano dentro di noi non riescono per nulla a infirmare l’essenza di questa nostra libertà: ne definiscono semplicemente il campo di azione ponendovi dei limiti: le conferiscono un carattere particolare.
Ad esempio chi ha un temperamento iroso sarà più portato all’ira di un altro, ma fino a che resta sano di mente è libero anche di non adirarsi. La sua inclinazione all’ira costituisce semplicemente una forza del suo carattere, forza che può essere indirizzata al bene e al male, secondo i suoi desideri. Se si desidera il male, il suo temperamento ne diverrà un’arma volta contro gli altri e perfino contro se stesso. Se desidera il bene, potrà invece diventare lo strumento perfettamente controllato per combattere il male che ha in sé ed aiutare gli altri a superare gli ostacoli che incontrano nel mondo.
(liberamente tratto da: Thomas Merton – Pensieri nella solitudine – Garzanti)
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