24 aprile 2012

L'ateismo fa male alla salute

Il titolo del mio post è forse un po' provocatorio, tuttavia proverò a dimostrare che non è del tutto lontano dal vero. Avrei anche potuto titolare più diplomaticamente 'La Fede fa bene alla salute ', ma poi ho creduto più giusto invece mettere il titolo che ho scritto, perché  ritengo che pur essendo un po' brutale  sia però più efficace a rendere meglio l'idea.





Perché dico questo? Perché  è stato dimostrato  che c’è un legame diretto tra salute mentale e religiosità, nel senso che la probabilità di ammalarsi di depressione è più bassa per le persone che credono in Dio e ancora più bassa per quelli che mostrano una pratica religiosa, cioè per quelli che pregano e frequentano le funzioni liturgiche.

Il mangiare cibi genuini fa bene alla  salute e contribuisce a far star bene il corpo. E la natura ci fa sentire dei desideri per avvertirci che il  corpo ha necessità di alcune cose e non di altre. Ad esempio sentiamo lo stimolo della sete perché il corpo ha bisogno dell’acqua. Succede anche ai bambini piccoli sorpresi a leccare un muro se hanno bisogno di calcio…

Qualcuno però potrebbe obiettare che alle volte sentiamo bisogno anche di cose che poi ci fanno star male. Ma questo  bisogno non è propriamente naturale, infatti c'è quando il corpo è intossicato e ha una dipendenza, come succede ad esempio nel caso del fumo o dell'alcool.   E comunque il carattere benigno o maligno di questi bisogni si prova così: se la loro soddisfazione alla lunga fa star male e ci provoca dei danni  sono innaturali e dannosi, mentre se ci fanno star bene allora sono naturali e benefici.

Ebbene, come il corpo, anche il nostro spirito sente un bisogno di cui siamo più o meno consapevoli: quello della religiosità, più precisamente quello di Dio, ma non perché si vuole consolare o illudere in mezzo alle difficoltà, ma perché questo desiderio è connaturato alla natura dell'animo umano. Così come c'è il legame tra il cibo e il corpo, esiste una stretta correlazione tra ciò che è trascendente e lo spirito. E che questo desiderio delle cose trascendenti sia positivo e naturale lo prova il fatto che esso dà effetti benefici se viene assecondato, mentre il contrario succede nel caso in cui venga soffocato, così come  succede quando si è atei o agnostici. E che quanto detto sia vero lo dimostrano ormai numerosissime ricerche in campo medico e psicologico di cui do alcuni  riferimenti nelle note sotto (1) (2) (3).

Perciò ritengo che sia mistificante dire ‘la Religione è oppio, è una droga’, così come è stato affermato a gran voce dalle filosofie nichiliste che hanno avuto molta fortuna nel secolo scorso e che ancora esercitano la loro  influenza nefasta sul pensiero contemporaneo (4). In realtà è  vero infatti proprio il contrario: così come il corpo sta male se lo nutriamo con cibi tossici, se gli facciamo mancare ciò di cui ha bisogno o se adottiamo stili di vita insani, così il nostro spirito soffre se lo 'nutriamo' con l’ateismo e se soffochiamo l’anelito al trascendente. L’ateismo è la vera droga, nel senso di ‘sostanza’ che intossica e fa star male! Così come il corpo non può vivere senza aria, la nostra anima infatti non può vivere senza Dio,  e quindi una vita di ateismo può portare alla lunga anche alla morte dell'anima!

Ecco spiegato quindi il perché del mio titolo, forse un po’ audace ma veritiero: “L’ateismo fa male alla salute’ (dello spirito si intende, ma di riflesso anche del corpo...) !

Finisco con quanto ha detto ultimamente il filosofo  Fabrice Hadjadj, scrittore e docente all’Università di Tolone e con cui concordo: Nel suo umanismo più rivoluzionario l’Europa ha diffuso una speranza mondana, sostituto della speranza cristiana. Ora che tale speranza è morta, il nostro Continente non conosce altro che la disperazione, che cerca di fuggire gettandosi a peso morto nel divertimento dello spettacolo e nei sogni della tecnologia (ripreso dall'articolo consultabile qui).

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Note e Link


(1) Una ricerca sui figli di soggetti depressi e non depressi, realizzato da ricercatori del Department of Psychiatry and Behavioral Sciences del Duke University Medical Center, ha indagato sui legami della religione o spiritualità con l’insorgenza della depressione nel corso di una decina di anni.
E’ stato rilevato che gli individui che professavano la religione protestante o cattolica presentavano il 76% in meno di probabilità di avere un episodio di depressione rispetto a chi non aveva alcuna fede religiosa.  Gli studi hanno suggerito due conclusioni in particolare: 1) le persone senza appartenenza religiosa sono a maggior rischio di sintomi depressivi e disturbi, 2) le persone coinvolte nella loro comunità di fede risultano essere a rischio ridotto di insorgenza della depressione. (The American Journal of Psychiatry).
Articolo in inglese reperibile qui

2) I ricercatori della Yeshiva University invece si sono concentrati sulle donne, verificando uno stretto legame tra ottimismo/felicità e la frequenza delle funzioni religiose.
Coloro che partecipano ai servizi religiosi, infatti, risultano avere il 56% in più di probabilità di possedere una visione positiva e ottimistica della vita rispetto a quelli che non lo fanno. Inoltre, hanno il  27% di probabilità in meno di essere depresse.
Articolo reperibile qui

3) si leggano le notizie delle ricerche sul legame tra depressione e religiosità  riportate in questa pagina web
Significativamente l'articolo comincia così:
"L'influenza positiva della religiosità personale sulla salute mentale è ben documentata in letteratura scientifica da numerosi studi che hanno dimostrato la minore depressione e ansia con più alto punteggio di salute mentale e di benessere generale in coloro che frequentano le funzioni religiose con regolarità e sono dediti alla preghiera e alla lettura delle Sacre Scritture, secondo un programma di particolare rilievo nella loro vita."

Da notare che il sito degli atei - l’ UAAR - tra le ricerche citate nell'articolo riprende solo l'ultima, quella in contro-tendenza e  che nel panorama delle ricerche svolte risulta essere isolata e perciò un po' sospetta. Che dire? Per completezza il sito avrebbe dovuto segnalare anche le altre  e invece si vende solo quella che gli fa comodo… (vedi qui)

(4) si veda l’approccio dello psicologo Victor Frankl, pionere della logoterapia descritto  in un articolo  in cui si dice fra l’altro:
‘La vita di un uomo non è riducibile alla vita fisica e biologica, ovvero a quello che viene determinato dal suo Dna. Il suo essere è un esserci che non può fermarsi alle contingenze spesso negative e alle prospettive naturalistiche. Infatti, ragionando in tal modo, si prospetterebbe come unica attesa possibile quella stessa possibilità che vanifica qualunque altra possibilità, ovvero la morte, che ad Heidegger faceva concludere che l’uomo è un essere-per-la-morte, con derive nichiliste. Frankl è convinto che la sofferenza, il male, la morte non siano annichilenti, ma all’opposto possano dare l’input per mettere in moto l’uomo alla ricerca di senso.’
Interessante il seguito dell’articolo in cui si parla dell’importanza della Fede per la sopravvivenza nei campi di concentramento.
Articolo reperibile qui

5 commenti:

  1. Condivido questa tesi. Ma non capisco di quale Dio si tratti....perchè in effetti non ci sono indicazioni precise!

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    1. Io credo che sia proprio il Dio cristiano, perchè è l'unico più vicino alla nostra umanità e quindi alla nostra natura...

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  2. Credo che oltre ad essere provocatorio, questo post sia da certi punti di vista, sbagliato. Mi spiego subito. Ovviamente è più facile non cadere in depressione se si crede, perchè la religione difende strenuamente il fatto che c'è qualcuno (Dio, Gesù) che ci è sempre accanto anche se non lo vediamo (Vedi messaggio di tenerezza). Credo che sapere, o credere, di avere qualcuno che non se ne andrà mai aiuta a non deprimersi.

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    1. Il nocciolo della questione è però che chi crede sente Dio vicino a sé, anzi dentro di sé, nel proprio 'cuore'. Chi crede avverte di non essere solo perché l’Altro si fa sentire. Quando si prega bene si avverte che non è un parlare a vuoto perché si ha una corrispondenza. Non per niente il Dio del cristianesimo è una Persona, che dà una 'risposta' ben diversa dal Dio dei panteisti. Questo ‘sentire’ Dio, essere a contatto con il calore del suo amore che ti pervade, non può essere capito da chi non ha la Fede per il semplice fatto che per lui la 'comunicazione' è come 'interrotta'. Per l'ateo questo 'rapporto' d'amore tra Creatore e creatura è una illusione, per chi crede è invece certezza perchè basato su una 'esperienza' reale. Una illusione non dura molto e ha ben pochi effetti, e provvisori quando ne ha, l'esperienza di Fede invece dura tutta la vita e trasforma la persona, proprio perché è reale.

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    2. Il mio infatti era un commento da ex-ateo in cammino se così si può definire.

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