16 dicembre 2012

La scintilla che genera l’incendio

Qualche giorno fa alcuni miei alunni mi hanno chiesto quale è stata la causa che mi ha portato alla conversione, visto che  verso l’età dell’adolescenza avevo smesso di credere e che solo  intorno ai 40 anni ho riacquistato la fede.

Io credo che  per convertirci Dio usi inviarci normalmente dei segnali molto lievi, quasi impercettibili, che vengono colti più o meno consciamente ma che a poco a poco ci fanno maturare. E’ come un richiamo nell’anima, che prima è confuso, ma che man mano si avverte sempre più distintamente, e che ci porta alla fede. Ma in certi casi Dio agisce con dei messaggi più forti, mettendoci alle volte davanti a fatti evidenti, come i miracoli o i segni, che provocano una scintilla che fa scoppiare come una specie di incendio...
Io posso dire che la fede che avevo nell’infanzia, durante il periodo della mia giovinezza in cui non credevo più, in realtà non era scomparsa del tutto ma  era come 'assopita', infatti essa dava alle volte qualche segno della sua presenza. Sono certo che sia molto difficile  raggiungere uno stato in cui non pensiamo del tutto a Dio, ritengo infatti che sia connaturato alla natura umana credere in Lui. E quando Dio vuole, può alimentare questo bisogno,  necessita solo del nostro ascolto e della nostra buona volontà.

Ma nel mio caso quale è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso?
E’ stato un fatterello, capitatomi alcuni anni fa, in cui si sono susseguiti dei segni molto chiari, troppi per essere considerati - almeno da me - come dovuti al caso.

Mi era accaduto un evento increscioso a scuola: alcuni miei alunni durante una gita si erano fatti male e sembrava quasi che potesse essere ravvisata una mia ‘culpa in vigilando’. Preso dal timore di dover essere trascinato in una vertenza legale e che i ragazzi infortunati potessero avere conseguenze fisiche permanenti, mi rivolsi ‘automaticamente’ al Cielo per chiedere aiuto. Eh sì, quando ci troviamo in una fase in cui le umane speranze sembrano tutte perse, allora è in quel momento che ci  aggrappiamo a quella fede sopita che i nostri genitori ci hanno trasmesso da piccoli. Non per niente il grande scrittore e filosofo laico Benedetto Croce una volta disse che ‘non possiamo non dirci cristiani’ (vedi nota 1).

In quel momento critico, pur non credendo molto, mi rivolsi col pensiero alla Vergine Madre, più o meno in questi termini: ‘aiutami e fa in modo che tutto vada per il meglio e io ti prometto che se verrò esaudito farò una generosa donazione ai poveri’ e specificai anche l’entità della cifra, non certo misera, anzi abbastanza 'importante' per le mie tasche.

Dopo qualche mese le cose si aggiustarono, i ragazzi guarirono completamente e nessuno ebbe a contestarmi alcunché. Mi tranquillizzai e al fatto non pensai più.

Passato  del tempo,  mi ricordai della promessa. In quel periodo era estate e io mi trovavo per le vacanze in Sicilia. Realizzai quindi che era arrivato il momento di sostanziare il voto: decisi di farlo non appena tornato a Roma. Il problema che  si poneva però era a chi dare quei soldi, ma  senza tanto pensarci dissi tra me e me: ‘di che mi preoccupo, la Madonna me lo farà sapere’. Ritengo che questo piccolo atto di fede  sia stato essenziale, in termini teologici, perché accadesse quanto seguì (vedi nota 2).

Per il mio viaggio di ritorno, come tante altre volte, avevo prenotato per tempo una cuccetta  sul treno Siracusa – Roma. Salito sulla mia carrozza nella stazione di Siracusa con un certo anticipo, dopo aver sistemato la valigia e mentre aspettavo la partenza, arrivò nel mio stesso scompartimento un prete giovane, basso ed esile, dalla fisionomia non europea (vedi nota 3). In tutti i viaggi che avevo fatto in quegli anni non era mai capitato che arrivasse un prete nel mio scompartimento. Incuriosito, gli domandai  di quale nazione fosse originario e lui  mi rispose che il suo paese natio era l’India, ma che  in quel periodo era parroco in una chiesa di un quartiere popolare di Siracusa. Mi disse anche che era ‘missionario’ in quanto l’Italia, avendo   pochi preti, è  un paese di missione. Gli chiesi come mai era in viaggio e lui mi rispose che si stava recando a Visciano, dai preti del santuario della Vergine del Carpinello. Al sentire quelle parole mi  stupii un po' in quanto da tempo ormai tenevo nel portafogli proprio l’immagine della Vergine del Carpinello di Visciano, che un mio amico di Roma mi aveva donato. 'Che coincidenza '  pensai.

Ma questo era ancora poco rispetto alla sorpresa che mi colse una volta ascoltato il motivo per cui il sacerdote si recava a Visciano: ‘sa – mi disse – i preti che gestiscono il Santuario  sono abbastanza ‘ricchi’ in quanto ricevono molte offerte dai pellegrini, e io vado  da loro per chiedere un contributo  per la mia parrocchia che, essendo in una zona povera, ha bisogno di denaro per aiutare  parrocchiani in difficoltà, e anche dei fondi da poter inviare a dei miei confratelli nella missione in India ’!

Nel sentire queste parole  mi venne la pelle d’oca. Tirai quindi fuori dal portafogli l’immagine della Vergine del Carpinello, raccontai del voto, e conclusi che, a quel punto e a mio parere, era stata proprio la Madonna a inviarmi l’informazione per donare il denaro promesso! Il prete si sorprese, ma non più di tanto, perché mi confidò che quella era la seconda volta che gli capitava una cosa del genere, al che io gli risposi sorridendo: "Padre, credo proprio che il Signore le voglia molto bene!" (vedi nota 4).

Ma ancora dovevamo riprenderci dalla stupore che capimmo che i ‘segnali’ non erano finiti.

Infatti dopo un po' arrivò nel nostro scompartimento una signora di origine sudamericana che vedendo il prete si rallegrò, dicendo di essere molto devota della Vergine Maria, tant’è che portava sempre con sé una Sua immagine benedetta che, estratta spontaneamente dalla borsetta, ci mostrò. Io e il prete istintivamente ci guardammo ancora più stupiti: quello era  il secondo segno.

Il terzo arrivò quando sdraiandomi nella cuccetta, nel sistemare il cuscino, notai che nella parete su cui lo stavo  per poggiare era incollata un'altra immagine, un po' sbiadita. Era quella della Madonna delle lacrime di Siracusa (vedi nota 5).

Quella notte dormii poco. Ero  emozionato e pieno di gioia. D’un colpo avevo riacquistato la Fede!
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Note e crediti

(1) Benedetto Croce ‘Perché non possiamo non dirci Cristiani’ – saggio 1942 - vedere su Wikipedia qui

(2) “ Il Signore disse: Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo sicomoro: "Sràdicati e trapiàntati nel mare", e vi ubbidirebbe "(Luca 17 - 5,6)

(3) si trattava di Padre Thomas Kochuchira T.O.R  (Terzo ordine regolare francescano), adesso membro del Capitolo francescano di San Tommaso in India.


(4) Sono rimasto diversi anni in contatto con Padre Thomas, ho cercato di aiutarlo con delle piccole offerte quando ho potuto secondo i limiti delle mie possibiltà, soprattutto in soccorso delle missioni cattoliche in India. Una volta mi disse che un suo confratello aveva bisogno di un piccola campana per la chiesa in costruzione, io gli feci una donazione. Ero contentissimo che una campanella, acquistata con il mio contributo, suonasse in lode all'Altissimo e in raccolta dei fedeli per la preghiera.

(5Gli antichi dicevano 'Omne trinum perfectum' (Ogni tre è perfetto)! Si compiva così anche nei segni  il 'Tre',  il numero teologico per eccellenza, quello della Santissima Trinità.

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