7 febbraio 2016

La teoria dei sei gradi di separazione e la vera connessione con gli altri

Quando anni fa, ancor prima che fosse inventato internet, venni a conoscenza della teoria dei sei gradi di separazione rimasi veramente sorpreso nel constatare quanto sia piccolo il mondo in cui cui troviamo e di come ogni essere umano sia in qualche modo connesso ad ogni altra persona che vive sul Pianeta.




La Teoria
La teoria, formulata per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy, afferma che ogni persona può essere collegata a qualunque altra sulla Terra attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari. Che vuol dire? Molto semplicemente questo: supponiamo di scegliere una persona a caso in una qualunque parte del globo che chiameremo X allora a partire da me Y, ci saranno non più di 5 persone in qualche modo connesse tra loro che condurranno a quella persona. Per spiegarmi meglio: tra la cerchia delle mie amicizie o conoscenze c'è almeno una persona, chiamiamola P1, la quale ha una cerchia di amicizie e conoscenze in cui c'è una persona P2 che a sua volta ha tra le sue conoscenze una persona P3 la quale ha un insieme di amicizie in cui si trova una persona P4, che ha un gruppo di amici o conoscenti in cui c'è una persona P5 che sicuramente ha dentro la sua cerchia di conoscenze la persona X. In pratica chiunque è come 'connesso' con qualunque essere umano da non più di 5 altre persone che sono a sua volta per qualche motivo connesse tra loro. Cioè a partire da Y, e scelto X qualunque persona, anche in capo al mondo, esiste comunque un collegamento fatto al più di 5 persone, del tipo Y→P1→P2→P3→P4→P5→X, che arriva a X. E X può essere chiunque: dall'individuo più sconosciuto al personaggio più illustre.

Negli anni 50, De Sola Pool del MIT e Manfred Kochen dell'IBM cercarono una dimostrazione matematica della teoria sotto questa forma : «Dato un insieme di N persone, qual è la probabilità che ogni membro di N sia connesso a un altro membro attraverso k1, k2, ...kn collegamenti?» ma non riuscirono a farlo.

Le prove sperimentali
Nel 1967 lo psicologo americano Stanley Milgram, con un esperimento sociale, sottopose l'ipotesi a prova empirica. Essa fu confermata perché dimostrò che i passaggi erano compresi tra i cinque e i sette. Da ciò nacque la dicitura teoria dei sei gradi di separazione.
Nel 2001 Duncan Watts, professore della Columbia University, ricreò l'esperimento di Milgram su internet in grande scala, e trovò che effettivamente i passaggi erano sei (cinque intermediari). La ricerca fu pubblicata su Science nel 2003.
Nel 2006 due ricercatori di Microsoft trovarono che i gradi di separazione tra gli utenti di MSN Messenger erano 6,6 (cioè 5,6 intermediari).

Nel 2011 un gruppo di ricercatori dell'Università degli Studi di Milano, in collaborazione con due informatici di Facebook, effettuò un esperimento su scala planetaria per calcolare il grado di separazione tra tutte le coppie di individui su Facebook. In media i gradi di separazione riscontrati furono 4,7, molto meno dell'esito dell'esperimento di Milgram. Il 92% delle coppie risultò separato da non più di 4 gradi (tre intermediari). 
E' notizia di pochi giorni fa che Menlo Park ha dichiarato che, per festeggiare il dodicesimo compleanno di Facebook, sono stati calcolati i gradi di separazione tra "una tipica coppia di persone" del famoso social network ed essi sono risultati 3,57. "Questo dato - ha detto Menlo Park- riflette significativamente quanto il mondo sia diventato strettamente connesso".
Questo che significa? Bisognerebbe capire cosa si vuol intendere col termine "tipica coppia". Se è da interpretare come coppia di utenti con un numero di conoscenti pari a quello 'medio' dei fruitori di Facebook, allora i passaggi sarebbero diventati 'tipicamente' non più di questi: Y→P1→P2→P3→ X, dove X e Y sono due utenti 'tipici' di Facebook presi a caso e P1 appartiene alla cerchia dei contatti Facebook di Y, mentre P3 fa parte della cerchia dei contatti Facebook di X.
 
Per capirci meglio dovrebbe funzionare così: supponiamo di inviare il messaggio “Ciao X, mi chiamo Y ” ai nostri contatti di Facebook (passaggio 1) con la preghiera di inoltrarlo a tutti i loro contatti, se lo faranno (passaggio 2) allora esso arriverà a delle persone che  spedendolo nuovamente alla loro cerchia di amici
(passaggio 3) lo faranno sicuramente  arrivare ad almeno una persona P3 che ha tra i suoi conoscenti proprio X e a cui potrà  inoltrarlo (passaggio 4) di modo che X potrà leggerlo! Ma supposto il numero medio di contatti per persona pari a 200, a quante persone arriverà il messaggio? Vediamo: al primo passaggio a 200, al secondo al massimo a 200x200 = 40.000, al terzo passaggio al numero massimo di 200x200x200 = 8 milioni, e a sua volta questi saranno in contatto con 200x200x200x200 persone = 1 miliardo e 600 milioni di individui! Da notare però che il calcolo fatto non è del tutto preciso, i numeri nella realtà sono più piccoli perché bisognerebbe tenere conto del fatto che spesso le stesse persone si trovano in più gruppi di conoscenti.
Comunque, qual'è il motivo per cui sono diminuiti i passaggi dal 1950, ormai diventati 4 (con 3 intermediari) mentre prima erano 6 (con 5 intermediari)? Ovviamente per il fatto che i gruppi di contatti Facebook di ogni persona possono viaggiare su numeri elevati, anche se la persona non frequenta o conosce fisicamente molti suoi 'amici'. Prima dell'avvento dei social network invece ognuno poteva contare su una cerchia 'limitata' di conoscenze e quindi per raggiungere qualunque altra persona del globo di intermediari ce ne volevano di più, anche se comunque incredibilmente pochi, solamente 5, mentre ora ne bastano di meno, solo 3.

Più connessi veramente? Il numero di Dumbar...
Ma questo significa che siamo veramente  connessi con molte più persone che in passato? Si e no. Se connesso significa far leggere ogni tanto qualche nostro pensiero ai nostri contatti allora lo siamo più di alcuni anni fa, ma se si intende che abbiamo più relazioni di amicizia con un maggior numero di persone la risposta è molto probabilmente no. Ognuno sa infatti la differenza tra una semplice conoscenza e un'amicizia o tra un' amicizia e un rapporto amoroso. E i social network spesso si presentano più solo come un mezzo veloce e facile di comunicazione con altre persone che un vero luogo di amicizia. Infatti per un vero rapporto di amicizia ci vuole fisicità: i veri amici si devono vedere e incontrare non solo online ma anche nel mondo reale. Inoltre bisogna interessarsi veramente di loro, ma per farlo ci vogliono tempo ed energia. E a quante persone pensate ci possiamo dedicare  per mantenere il livello del rapporto oltre la mera conoscenza? Non stupitevi, il numero è stato trovato e si chiama numero di Dunbar, dal nome del suo scopritore, ed è pari a 150. Quindi la cerchia che possiamo tenere 'sotto controllo' è composta al massimo di 150 persone (parenti, amici, colleghi ecc.). Questo numero è stato calcolato tenendo conto di molti fattori: quelli fisiologici (struttura del cervello umano), psicologici, sociali, storici e perfino economici. Ed è stato confermato da prove sperimentali.

Alcune riflessioni personali...
Nel nostro spazio-tempo
quindi abbiamo delle capacità limitate per il fatto di avere un corpo fisico e  oltre un certo numeri di relazioni simultanee con gli altri non possiamo perciò andare...
Ma alzi la mano chi non ha mai avuto il desiderio di entrare in contatto con un numero molto più elevato di persone, al limite di arrivare a conoscere tutti gli esseri umani, e non solo i contemporanei, ma anche quelli del passato o del futuro. Questo desiderio però non diverrà realtà finché saremo su questa Terra, nonostante i progressi tecnologici attuali o di quelli che verranno.

Come il desiderio di vivere per sempre, anche quello di conoscere e di amare  tutte le creature ce lo portiamo dentro. Ma  questa voglia è destinata a rimanere frustrata per sempre o ci sarà un modo, un tempo e un luogo in cui verrà realizzata? La risposta per chi crede è facile: sarà sicuramente soddisfatta in Paradiso! Non per niente lì c  la cosiddetta Comunione dei Santi!
 
E se già su questa Terra tocchiamo momenti di gioia quando siamo in presenza delle persone che amiamo, pensate a che livello arriveremo quando nell'aldilà ci saranno miliardi di beati che ci vorranno bene e che potremo ricambiare,
anche perché avremo tutta l'eternità per farlo, e senza frustrazioni di sorta. E ognuno per gli altri sarà 'attraente' in maniera speciale e perché sarà nello stato di gloria e in possesso delle qualità sue personali, quelle che lo rendono unico in tutto l'Universo.

E quando pensiamo di non poter amare una persona credo sia perché forse non abbiamo conosciuto le sue caratteristiche che ne fanno un unicum, quelle che una volta intraviste ci fanno innamorare. Dio queste qualità le scorge e ne resta come incantato, infatti ci ama infinitamente, noi invece per i limiti che abbiamo non riusciamo a vederle.

Ma alle volte siamo infelici perché alcune persone che amiamo non ricambiano, o magari ci disprezzano e ci odiano. Che fare in questi casi? A mio modesto parere

prima di tutto dovremmo fare un po' di sana autocritica e chiederci: ma noi spesso non ci siamo comportati così quando altri ci hanno donato il loro affetto e noi per un motivo o per un altro li abbiamo trascurati? In secondo luogo credo che non dobbiamo essere addolorati per il rifiuto, tanto da rovinarci l'esistenza con la nostalgia o il rimpianto, dobbiamo invece pensare che se le persone che ci interessano di più riusciranno ad entrare in Paradiso lì ci ameranno sicuramente! Ecco perché una delle cose più utili che possiamo fare per noi e gli altri, soprattutto per quelli a cui per qualche motivo teniamo di più e che magari ci mostrano indifferenza, è di pregare per la loro salvezza! Quanta gratitudine e quale interesse infatti ci mostreranno nell'aldilà queste anime che si saranno salvate per le nostre preghiere! Esse resteranno legate a noi indissolubilmente e per l'Eternità.

8 commenti:

  1. Salve prof, molto interessanti questi spunti di riflessione. Io spesso rifletto sul fatto che da " buon " Credente spero ardentemente di poter conquistare il Paradiso. Ma poi mi domando, come potrei essere felice in paradiso se i miei cari, ma in particolar modo mia moglie e i miei due figli non riuscissero a conquistare la Salvezza Eterna.... Qui ci vorrebbe la spiegazione di qualche Grande Santo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bisogna pregare con fiducia, senza paura e costantemente, sono certo che questo sia il modo migliore per portare noi stessi, quelli che amiamo e anche tutti gli altri in Paradiso.

      Elimina
    2. caro dubbioso amico, perchè non vai ad una libreria delle suore paoline e non chiedi le ORAZIONI DI SANTA Brigida? €.0.50.....come dice la Bibbia, cercate e vi sarà dato..........troverai la soluzione al tuo non piccolo problema. ciao, Marica

      Elimina
    3. scusa,avevo dimenticato di dirti he devi cercare le 7 orazioni di s. brigida e le trovi anche su internet attento... non sono le 15 orazioni, ma le 7! li troverai la risposta........ciao, non persdere tempo.........

      Elimina
  2. Questi articoli sono sempre molto interessanti.
    Hai in mente di farne uno sulla recente rilevazione delle onde gravitazionali?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per ora ne sto preparando uno sul 'fine tuning', in seguito si vedrà :-)

      Elimina
  3. interessante. spero solo che ritorni a pubblicare anche articoli più "meta-fisici". nel mio piccolo ho capito che ci stiamo avvicinando alla Verità quando vediamo che intorno a noi c'è sempre meno gente che ci dà ragione....

    RispondiElimina
  4. Ad essere onesti, ci si ricorda di certe persone quando si tocca il male, intendo quello fisico, con mano, e allora vengono in mente tutte le cose che avresti potuto fare, dire e dare, e non hai fatto niente, perché eri in tutt'altre faccende affaccendato, ma quando il male oscuro ti rode dentro e ti porta via l'anima a morsi, allora cominci a capire che non sei solo e da solo, che la silenziosa presenza, a volte invisibile, delle persone care, ti supporta, ti tocca leggermente e ti fa capire che sono lì, solo che a volte bisognerebbe essere meno egotici e meno sicuri di sé.......quando sperimenti certe cose, diventi più fragile, ma infinitamente più sensibile e disponibile, anche a quelle preghiere che ti sei sempre rifiutato di dire, ché tanto non servono. L'amarezza sta nel constatare che quando cominci a capire un po' la vita. è quasi quasi ora di preparare le valigie. Grazie e per l'ascolto e per il bellissimo articolo.

    RispondiElimina

Non verranno pubblicati interventi fuori tema o con semplici rimandi con link