4 marzo 2016

Del complesso di inferiorità di alcuni credenti di fronte alla Scienza

Ultimamente mi è capitato di leggere degli articoli il cui titolo era del tipo “Einstein, grande scienziato, era credente”, “Quasi tutti i più grandi scienziati del passato credevano in Dio” e così via. 

Devo confessare che quando avevo una fede insicura ero in qualche modo confortato da queste affermazioni, ora invece, da quando la mia Fede si è trasformata in convinzione, queste mi sembrano asserzioni  che manifestano in qualche modo un senso di timore e inferiorità del credente verso lo scienziato, una specie di conferma del fatto di ritenere, da parte di chi proclama ciò, che la Scienza sia  superiore alla Religione, cioè che la ragione sia prevalente rispetto alla fede.

Il mio professore di fisica teorica per invitarci a mettere i piedi per terra e per farci capire come il cosiddetto esperto possa in realtà correre il rischio di perdere la visione della globalità delle cose e commettere degli errori, soprattutto se crede di poter esprimere pareri in ambiti che non gli sono propri, ci portò l'esempio del paradosso "dello specialista" cioè di “uno che studia in maniera sempre più approfondita dentro un ambito piccolo e sempre più ristretto della realtà, finché alla fine saprà tutto... su niente!”. La maggior parte delle persone che si occupano di scienza infatti, analizzano un range relativamente piccolo della natura, e quindi mentre  possono dire cose interessanti e appropriate nel loro campo di ricerca, in altri ambiti il loro parere vale come quello di chiunque altro.

Io sono convinto che il solo studio delle leggi della natura non possa portare  alla Fede, almeno nella maggior parte dei casi. Infatti vi sono, e ci sono stati, sia  scienziati atei che ricercatori credenti. Ogni fenomeno naturale, almeno nel nostro momento storico, può essere infatti spiegato o tenendo conto dell'esistenza del soprannaturale o con una visuale meramente naturalistica e atea. Esempi se ne potrebbero portare tanti. Provo a ricordarne almeno due comunque notevoli: il primo è quello del Big Bang, che da chi crede in Dio viene interpretato come l'inizio dell'atto creativo, la nascita dell'Universo dal 'Fiat' divino, mentre dai naturalisti viene visto come un evento spontaneo e casuale permesso dal Principio di Indeterminazione e il secondo esempio è quello della cosiddetta 'Sintonia fine delle costanti e leggi fisiche', che viene letta dai credenti come una prova del fatto che il Creatore avrebbe stabilito delle leggi precise per la nascita della vita, così 'sintonizzate' che non possono non essere state volute, mentre altri fanno l'ipotesi che esistano infiniti Universi ognuno dei quali avrebbe delle leggi e costanti fisiche stabilite dal caso e per loro noi ci troviamo giusto in uno di quelli in cui i valori sono tali che la vita può spuntare ed evolversi.

Credo perciò che la fede in Dio di solito nasca indipendentemente dalla studio dei fenomeni naturali, almeno per la maggior parte delle persone. Questi fenomeni possono al più portare ad un rafforzamento di essa, ma anche quando si dice “lo scienziato tal dei tali, studiando la natura si è convinto dell'esistenza di Dio” io credo che non si tenga in debito conto il fatto che forse la fede in quella persona è nata indipendentemente dai suoi studi, essi magari l'avranno fatta venir fuori e rafforzata.

La Fede, e mi sembra che lo dica anche il catechismo della Chiesa cattolica, è un dono che Dio fa alla creatura rivelandogli nel cuore e nella mente quel poco di Sé che gli permette di 'sentirlo' e 'amarlo'. Per il resto deve essere la creatura stessa che deve impegnarsi a seguire questo segnale interiore e con umiltà  cercare il suo Creatore. Dio infatti non si impone, di solito ama stare tra le pieghe della storia e della natura, anche se alle volte però, quando lo ritiene necessario, può rivelarsi in maniera palese, come fece con San Paolo sulla via di Damasco.

Ma questo significa che non ci sarebbero prove dell'esistenza di Dio attorno a noi? No, io penso al contrario  che di fenomeni extra-naturali (ad esempio i miracoli eucaristici...) in cui Dio ha lasciato segni della sua presenza ce ne siano tanti, basta cercarli e analizzarli senza 'paraocchi' e con onestà intellettuale. Su questi la Scienza ha ben poco da dire, non trova spiegazioni. Questi segni, una volta studiati, alle volte fanno scattare una specie di molla mentale, possono costituire quell'evento inaspettato e fuori dagli schemi che fa cadere il velo dagli occhi e fa credere sia la persona comune che lo scienziato.

 

5 commenti:

  1. Tutto è segno se vogliamo ammettere il vero. Però quanto vere certe sue riflessioni, il troppo storpia, quando si crede di sapere troppo si decade in sofismi. Il sofisma è tipico non per caso del linguaggio satanico. La massoneria usa i ragionamenti sofistici, sempre sul crinale tra vero e falso "per ingannarti meglio cappuccetto ". Anche la massoneria ha il suo dio che è lucifero, anche chi è ateo totale ha il suo dio nell'io. L'uomo non vive senza dei: il Dio vero rivelato in Gesù Cristo che si ferma di fronte alla libertà donata o gli idoli, siano pure il solo IO.

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  2. Einstein, come la maggioranza degli ebrei, era agnostico, pur possibilista, molti scienziati, o ritenentesi tali, si credono dio, o non ne fanno neppure l'ipotesi, ciò non toglie che , nel ristretto campo delle loro competenze, siano ottimi divulgatori, ma di ipotetiche teorie, spesso non comprovate, vedasi darwinismo, i massoni si ritengono capaci di creare senza interventi extra umani, altri sono memes o minions di satana, il principe del mondo terreno, quindi basso, oggi quasi per tutti Dio è un inciampo, un fastidio, un niente, e quando si corre dietro al nulla, il nulla ti inghiotte, senza speranza, una folle corsa dal niente al niente, una vita cieca, come gli animali. Chesterton diceva che quando non si crede più in Dio, si comincia a credere a tutto, basta vedere le migliaia di imbroglioni, maghi, fattucchiere e sedicenti fondatori di nuove religioni di verità, e veggenti falsi, che seguito hanno e i soldi che estorcono ai creduloni.

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  3. Per credere in Dio non occorre aver la fede teologale. Mi pare ovvio.
    La fede teologale è necessaria per credere nella Divinità di Cristo e nella SS Trinità... Ma la ragione potrà dire se nella natura ci sono regole fisse, o no? Siamo allora figli del caos? Dal nulla può nascere qualcosa? Che senso ha il mondo? la vita? la storia umana? Certi scienziati fieramente atei mi sembrano solo imbevuti di superbia e ideologia... Per certi versi fanno pena...

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  4. Continuerò a leggervi. Mi fa star bene: quando leggo certi macroscopici spropositi mi sento intellettualmente superiore.

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    1. Troppo comodo e facile, qualcosa che rasenta la viltà, è il sentirsi "intellettualmente superiore" nel "leggere certi spropositi" senza avere il coraggio (o la capacità) di controbattere. Contento lei...

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