Mi imbatto spesso in studenti (e non solo) che con l’aria tra lo stupito e il canzonatorio si rivolgono a me con domande del tipo ‘ma lei che è laureato in fisica come fa a credere in Dio?’
Alle volte mi chiedo com’è possibile che la maggior parte dei giovani (e in generale dei contemporanei) sia diventata agnostica o atea. Molti sono convinti che la Scienza abbia dimostrato che Dio non c'è. Ma quando dico che è facile provare che qualcosa esiste ma molto più difficile e alle volte impossibile dimostrare che non esiste, i miei interlocutori rimangono perplessi e un po’ increduli. Gli uomini di oggi, soprattutto tanti tra quelli che si definiscono ‘scienziati’, sono più disposti a dar credito all' ipotesi ‘ci sono infiniti universi e quindi infinite copie di noi stessi’ anziché all'affermazione ‘Dio esiste’. Eppure oltre a motivazioni di ordine logico e filosofico, sono convinto che fatti che costituiscono indizi dell’esistenza divina ce ne siano tanti, mentre ad esempio non si è a conoscenza di prove che confermino la realtà di un numero infinito di universi. Si ricorre a questa ipotesi estrema perché pressati dall’evidenza logica che il ‘caso’ non può aver creato l’esistente, soprattutto la vita, almeno che esso non abbia avuto modo di giocare innumerevoli volte su infiniti tavoli da gioco…