6 aprile 2009

Le lacrime di Dio


Il nipote del rabbì Baruk giocava una volta con un altro ragazzo a rimpiattino. Egli si nascose e stette a lungo ad attendere, credendo lo cercasse e non riuscisse a trovarlo. Dopo aver aspettato a lungo, decise di uscire ma non vide nessuno. Capì allora, che il suo amico non l’aveva mai cercato. Corse, allora, dal nonno piangendo e gridando contro il compagno. Il Rabbì Baruk, con le lacrime agli occhi, commentò: "lo stesso dice anche Dio".







Questa è una parabola presa dai "Racconti dei Chassidim", una corrente mistica giudaica sorta nel ‘700. Dio piange come quel bambino, perché molti non lo cercano. Il suo volto è, certo, nascosto, ma non è irraggiungibile; solo che molti sono presi da altri interessi e distrazioni e non si preoccupano di mettersi alla ricerca del mistero di Dio. C’è, dunque, una sofferenza divina ed è quella di non essere cercato e amato.
In una pagina particolarmente bella la francese Simone Weil (1909-1943), mistica e filosofa ebrea, descrive "Dio e l’umanità come due amanti che hanno sbagliato il luogo dell’appuntamento. Tutti e due arrivano in anticipo sull’ora fissata ma in due luoghi diversi. E aspettano, aspettano, aspettano. Uno è in piedi, inchiodato sul posto per l’eternità dei tempi. L’altra è distratta e impaziente. Guai a lei se si stanca e se ne va!". Purtroppo, è proprio questo l’esito di alcuni della ricerca di Dio: dura lo spazio di un mattino e poi... si ha altro a cui pensare.

Ma per fortuna che c’è anche una decisione di Dio che ci rivela attraverso il profeta Isaia e San Paolo (che riprende il profeta): "Mi sono fatto trovare anche da quelli che non mi cercavano" (lettera ai Romani 10,20).

(liberamente tratto da un 'pensiero mattutino' di mons. Ravasi)

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