Un breve commento su un tremendo fatto di cronaca.
Innanzitutto il fatto: a Milano un ucraino, pugile professionista, viene lasciato dalla fidanzata e medita per ben due giorni di uccidere qualcuno per sfogarsi (lo ha riferito la madre); stamane esce per strada, incontra una donna filippina di 41 anni a lui sconosciuta, la massacra di pugni per alcuni lunghi minuti (dicono i testimoni che aveva ormai le braccia piene di sangue mentre la filippina aveva il viso completamente fracassato) ma, tremendo particolare, nessuno dei passanti interviene per tentare almeno di fermarlo, c’è stato solo un tizio che ha chiamato con il cellulare la polizia, la quale è stata quella che ha poi posto fine al massacro, ormai troppo tardi, arrestando il demone scatenato.
Che dire?
Uno viene lasciato dalla fidanzata e per sfogarsi decide di scendere in strada e ammazzare la prima persona che gli capita a tiro!
Una povera donna indifesa viene massacrata in diretta per strada e i passanti non intervengono per fermare l'omicida.
L'assassino viene incolpato dal magistrato di turno di semplice omicidio (e non di omicidio volontario o premeditato, che sono più gravi).
Come andrà a finire? L’assassino verrà dichiarato, dai ‘buonisti a tempo pieno’, vittima del razzismo e di questa società (lui, e non la poveretta massacrata!), le associazioni progressiste tipo ‘Nessuno tocchi Caino’ si ergeranno in sua difesa. I magistrati diranno che il poveretto era ‘depresso’ perché lasciato dalla fidanzata, per cui daranno il minimo della pena e il massimo delle attenuanti. In poche parole si farà solo tre anni di galera e poi libero.
Io ho vissuto per cinque anni a Milano, negli anni ottanta, e devo dire che purtroppo già allora l’indifferenza della gente era enorme. Ed erano altri tempi, un po’ più normali degli attuali. Quindi non mi meraviglia più di tanto che nessuno dei passanti si sia sentito in obbligo di mettersi d’accordo con gli altri presenti per tentare di fermare l'assassino. Forse la violenza inaudita di questa belva umana (chiamarlo così è sicuramente un'offesa per gli animali che almeno uccidono per una questione vitale!) avrà impaurito tutti, ma questo non può essere però un motivo valido per non tentare almeno di fermarlo, visto che era chiaro che costui stava perpretrando un omicidio.
E i parenti della povera disgraziata che ha avuto la sfortuna di incontrare questo lucido indemoniato (ricordiamoci che poteva incontrare chiunque, anche noi) come verranno trattati? Ma è ovvio, verranno rincorsi dai nostri seri e capaci giornalisti che col solito tatto mostrato in tali occasioni chiederanno loro ‘come vi sentite?’ oppure ‘siete disposti a perdonare l’aggressore?’
E alla donna massacrata? Che possiamo dire ormai? A lei, vittima innocente di questa civiltà indolente, in cui la vita umana non ha ormai nessun valore, va tutta la nostra umana pietà e se questo fatto almeno provocasse un cambiamento di rotta e la società tutta facesse una specie di mea culpa per l'indifferenza verso la vita che ci sta portando al baratro, almeno la sua morte così orrenda non sarebbe stata invano. Ma purtroppo non sarà così.
Le consiglio di vedere un film che ho visto tempo fa: El sicario – room 164 - un Film (documentario) di Francesco Rosi che ha vinto il premio documentari Doc It a Venezia , tratto dal saggio The Sicario di Charles Bowden, pubblicato nel 2009 su “Harper’s Magazine.
RispondiEliminaDura ottanta minuti ed è girato nella stanza di un hotel riprendendo un ex sicario, la stessa stanza dove in complicità di altri (poliziotti) come lui, ha rapito, nascosto e ucciso alcune delle tante vittime del narcotraffico, dopo averle torturate nei modi più fantasiosamente atroci.
Gianfranco Rosi lesse un articolo dell'amico Charles Bowden, pubblicato da "Harper's magazine", sul tasso di criminalità di Ciudad Juarez, la più pericolosa del mondo, e volle incontrare quest'uomo, “il sicario”, arruolato dai narcos giovanissimo, comandante della polizia statale di Chihuahua, addestrato dal FBI, libero e impunito dopo centinaia (500 circa) esecuzioni sommarie e di massa, con una taglia di 250.000 mila dollari sulla testa (messa dai narcotrafficanti dopo che è uscito dal giro perché considerato un traditore). Di questo film documentario in Messico è interdetta la visione (ovvio!, svela quanto è corrotta la polizia, i suoi capi e su su fino ai più alti vertici del governo collusi con i trafficanti della droga).
gli ultimi 10 minuti del film (visibile su you tube con i sottotitoli ma non in italiano) raccontano la sua conversione. Non avrei mai pensato che Dio sarebbe riuscito ad arrivare fino a quel cuore.
Ma poi pensandoci bene, Paolo di Tarso non era uno che lapidava o partecipava alle lapidazioni dei primi cristiani? Non credo che assistere ad una lapidazione sia meno orribile della scena di quel pazzo picchiatore russo. Spero che capiti anche a lui di incontrare Dio. La povera filippina che era una brava persona di sicuro è stata consolata dal Padre che l'ha accolta.