Galassia a spirale NGC 3982 (Nasa/Esa- Hubble telescope) |
Questi fatti mi portano a fare delle considerazioni sulla natura della Luce stessa.
Pensiamo di metterci al suo posto per un momento, cioè personifichiamoci in un raggio di luce, lo so che non si può fare, ma se si potesse cosa avvertiremmo? In pratica questo: attraverseremmo tutto l’Universo, che ci sembrerebbe di dimensioni nulle, in un tempo nullo. Cioè il tempo per noi non esisterebbe e percepiremmo forse di poter essere nello stesso istante in ogni punto dell’Universo!
Se un fotone di luce avesse coscienza di sé quindi potrebbe dire di non conoscere il tempo, di essere al di fuori di esso, di trovarsi nella dimensione dell’eternità: per esso l’istante di nascita (il Big Bang) e quello della fine dell’Universo coinciderebbero.
Se consideriamo che la luce ci mette 100.000 anni per percorrere la nostra Galassia da una estremità all’altra, potremmo dire che essa non si accorge neanche di tutto questo tempo che passa: per essa l’istante di partenza e di arrivo coincidono. E questa distanza, che per noi è smisurata, per essa è invece nulla.
La luce è anche energia che oscilla. E l’energia è vibrazione. E l’Universo è pieno di energia e vibrazione, anche nella sua struttura più microscopica, nella sua intima essenza.
C’è molto nella luce quindi che la fa immaginare come una delle caratteristiche del Divino.
Essa, che rende vivo l’Universo, che permette la vita, che è come una presenza nel tempo ma non del tempo, ci ricorda l’Amore Eterno che ci ha fatti.
Ed è significativo che la prima frase creatrice dell’Altissimo sia stata: Fiat Lux (Sia la Luce).
E infatti Luce fu.
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