9 dicembre 2015

Può un fisico credere in Dio?

Mi imbatto spesso in studenti (e non solo) che con l’aria tra lo stupito e il canzonatorio si rivolgono a me con domande del tipo ‘ma lei che è laureato in Fisica e la insegna come fa a credere in Dio?’
Alle volte mi chiedo com’è possibile che la maggior parte dei giovani (e in generale dei miei contemporanei) sia diventata così  agnostica o atea.

Molti sono convinti che la Scienza abbia dimostrato che Dio non c'è. Ma quando dico che è  facile provare che qualcosa esiste ma molto più difficile e alle volte impossibile dimostrare che non esiste, i miei interlocutori rimangono perplessi e un po’ increduli.

Gli uomini di oggi, soprattutto tanti tra quelli che si definiscono ‘scienziati’, sono più disposti a dar credito a ipotesi del tipo ‘ci sono infiniti universi e quindi infinite copie di noi stessi’ anziché all'affermazione  ‘Dio esiste’. Eppure oltre a motivazioni di carattere logico e filosofico, sono convinto che fatti che costituiscono indizi dell’esistenza divina ce ne siano molti, mentre ad esempio non si è a conoscenza di prove che confermino la realtà di un numero infinito di universi. Si ricorre a questa ipotesi estrema forse perché pressati dall’evidenza logica che il ‘caso’ non può aver creato l’esistente, soprattutto la vita, almeno che esso non abbia avuto modo di giocare innumerevoli volte su infiniti tavoli da gioco, quindi in infiniti universi.

Il fatto è che se si dichiara di non credere in Dio ci si sente più moderni, all’avanguardia e in linea con i dettami della scienza contemporanea, concepita illusoriamente come massima autorità. Come se avere fede fosse perciò sinonimo di ignoranza o stupidità. Non si riflette sul fatto che le teorie scientifiche sono costruzioni umane approssimate e provvisorie, approssimate - perché la conoscenza ‘perfetta’ dell'esistente è al di là della nostra portata  per limiti nostri e per quelli imposti dalla realtà stessa nella sua essenza, come insegna ad esempio il Principio di Indeterminazione - e provvisorie - in quanto trattano casi particolari di situazioni più generali 'comprensibili' solo con teorie più raffinate che devono ancora essere inventate e che molto probabilmente forniranno  un modo diverso di  interpretare la realtà (la teoria della Relatività e la Meccanica Quantistica che hanno sostituito la Fisica classica Newtoniana sono state un esempio di tutto ciò).

Si è passati dalla necessità metodologica che ha la scienza nel cercare le leggi della natura senza semplicisticamente rapportare tutto al divino, così come invece facevano gli uomini preistorici, ad una assolutizzazione ontologica, negando del tutto l'esistenza del soprannaturale. Insomma, invece di ammettere la possibilità di cause oltre che naturali anche extranaturali, metafisiche, e quindi al di là dei metodi di indagine della fisica, le si nega aprioristicamente, facendo così un discorso simmetrico e opposto rispetto a quello esclusivamente spiritulistico degli uomini primitivi. 

Come ho detto sono persuaso che motivi per credere nell'esistenza di Dio ce ne siano molti, basterebbe guardare alla stessa realtà naturale senza prevenzioni e paraocchi per scorgere in essa la bellezza e l'armonia che il caso non avrebbe mai potuto creare.

Io penso che in realtà ci sia qualcosa di inespresso, di profondo e di problematico nel rifiuto di credere in Dio. Somiglia tanto ad un ripudio della figura paterna. E' come se il concetto del divino sia rapportato solo a quello di qualcuno che impone delle regole di comportamento contro cui bisogna quindi ribellarsi. Ma pensare che si possa vivere senza un’autorità che stabilisca delle leggi è utopico e illusorio e cozza con l'andamento della vita stessa che invece continuamente ci riporta al fatto che l’esistenza ha dei confini, delle regole e dei contorni ben precisi e invalicabili.
Ne deriva quindi il paradosso che si rigetta  Dio perché è concepito come Colui che limita. Ma già limitata di suo è la nostra esistenza! E non si riconosce che, al contrario, il credere in Lui porta ad una espansione e ad un arricchimento della vita verso confini inimmaginabili e assolutamente insperati!

5 commenti:

  1. Caro Prof
    dobbiamo "ringraziare" quel tanghero di Piero Angela che per decenni ha devastato la coscienza collettiva degli italiani, attraverso i suoi programmi carichi di scientismo (=ateismo della conoscenza), al fine dichiarato di combattere le "superstizioni" diffuse tra una popolazione, quella italiana, considerata retrograda, analfabeta, animista, religiosa. Piero Angela ha deliberatamente attaccato il senso di Dio e della Creazione, producendo una messe di materiale (quasi tutto targato NatGeo) debitamente manipolato alla tesi di fondo. Ora, se i nostri figli sono disconnessi dalla realtà in cambio di spazi virtuali sui socialnetwork, se non praticano quasi più sport, non leggono se non costretti dalla scuola per ottenere diplomi pressoché inutilizzabili; non ci meravigliamo se hanno respirato senza difesa alcuna quell'aria ideologica riduzionista della vita e dell'uomo. Certo, non sarà soltanto un mezzobusto tivvù ad aver fatto 'sto sfacelo; intanto, i frutti di tale campagna li vediamo ogni giorno. Io mi son formato con Chesterton, il cardinale Fulton Sheen, conobbi Enrico Medi, Carlo Carretto, lessi 'La colonna e il fondamento della verità' di Pavel Florensky e le magnificenze dell'elettrone secondo Jean Charon. Luigi Fantappiè, poi, è l'esempio di matematico credente in Dio con la sua teoria sintropica. Ho contemplato il cielo e la terra osservando la Natura. 57anni d'età e tanta voglia di imparare, tanta curiosità, amore di conoscere. Ho un figlio che lavorando come infermiere professionale con indirizzo psichiatrico e alcologia, lavora presso una clinica viterbese, dove tocca con mano le miserie umane senza mai perdere la fede. I nostri giovani devono fare esperienza di vita vera, reale, confrontarsi con la scienza senza pregiudiziali, aperti al Mistero. Tutto ciò che è capito è bene.

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    1. io non penso sia colpa di piero angela (che non ha mai affermato della non esistenza di dio dato che è agnostico)o di persone di scienza.il problema secondo me e della società e della chiesa stessa con i numerosi scandali e numerose regole da rispettare per non stare nel peccato quindi del condizionamento che vuole apportarci per non farci entrare nel "peccato" ,quindi io penso che il problema non è il non credere a dio ma a credere a dio attraverso la chiesa

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  2. io non colpevolizzerei piero angela,lui è uno scienziato che ha un punto di vista differente anche perchè non si è mai definito ateo ma agnostico e non l'ho mai sentito parlare della non esistenza di dio,io penso che il problema non sono solo gli scienziati ma la società stessa e penso di poter attribuire anche una colpa alla chiesa stessa con le sue imposizioni e ricatti morali,perche sentire un religioso che dice di andare a messa perchè gesù è morto per noi io la vedo come un ricatto morale o dovere pagare una quota sostanziosa alla sacra rota per farti annullare il matrimonio la vedo attrettanto scandalosa come cosa, secondo me il problema di oggi non è il non credere a un dio ma credere a un dio attraverso la chiesa

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    1. Anche io non credo sia colpa di Piero Angela. Anzi... probabilmente la sua lotta alla superstizione è un bene anche per la religione. Affinché non venga ridotta a superstizione anch'essa. Inoltre ha sempre mostrato onestà intellettuale davanti a certi temi, per quanto ho visto.

      Comprendo la tua risposta, e in effetti l'immagine che traiamo da tante vicende non è delle migliori. Eppure, come intuisci, la questione su Dio non dipende dalla coerenza delle persone che fanno parte della chiesa. Non per questo si possono giustificare le loro azioni.
      Tieni a mente che, per fortuna, le persone coinvolte negli scandali sono la minor parte. Inoltre le persone sono sempre persone, che possono compiere errori anche grossi, e dappertutto, indipendentemente da razza, nazione, credo religioso eccetera. Noi dobbiamo cercare di tendere sempre alla perfezione, ma non possiamo mai aspettarci che saremo impeccabili, purtroppo... quanto sarebbe facile altrimenti.

      Ma se non siamo perfetti è anche per un motivo più fondamentale. E anche questo lo hai intercettato. Il punto è che tutto deve nascere dalla libertà. Ecco perché, anche, non devi dare ascolto al ricatto morale, laddove lo sentissi. Non sarebbe cristianesimo. Formalmente lo sembrerebbe, ma nei contenuti non lo sarebbe. Da questo punto di vista è interessante leggere papa Francesco, che dice che il cristianesimo nasce come risposta commossa a un amore che si riceve. E che si trasmette non per costrizione e non per proselitismo, ma, al contrario, per attrazione, poiché luogo in cui le ferite dell'uomo vengono curate.

      Ma questa libertà è da capire, poiché spesso si pensa che la libertà sia semplicemente fare "ciò che si vuole". Purtroppo delle "regole" ci sono sempre, ma sono delle guide, non delle limitazioni. E' come la regola, non scritta, che se stai hai la fidanzata o la moglie non devi tradirla... E anche in questo caso, se hai la fidanzata e non la tradisci, non è per costrizione, ma perché tu VUOI non tradirla, lo vuoi liberamente.

      Comunque vivi tranquillo e prendi sempre sul serio le tue domande. Buona Vita!

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  3. Commento anche se l'articolo risale a quasi tre anni fa.
    Mi trovo in accordo con lei sul fatto che non credere in Dio faccia sentire "parte del gruppo". Confesso che quasi quotidianamente non mi rimane indifferente lo sguardo di alcuni quando scoprono che credo in Dio e che sono un cattolico. Mi capita a volte di sentirmi un po' tirato fuori, e credo che questo possa essere un primo motivo che conduce a sua volta a un primo passo verso il rifiuto del divino. E' come quando si è adolescenti: se tutti fanno una trasgressione e tu non la fai, allora sei uno sfigato.
    Tuttavia sono certo che questo non sia né il più importante né l'unico motivo.

    Quel che dice circa la bellezza e l'armonia - proprio come le prove dell'esistenza di Dio, di Tommaso D'Aquino - è un argomento stimolante solo per chi ha già una sensibilità a quel tema.

    E questa sensibilità è più o meno sviluppata anche in base al proprio bagaglio personale di esperienze. Probabilmente è vero che talvolta è come un rifiuto di una figura "paterna". E questo mette in luce caratteristiche di sé che potrebbe essere interessante approfondire.

    Inoltre il discorso sul mescolamento di scienza e Dio, così come lo sento sempre affrontare, mi pare un po' come il discorso del confronto tra le patate e le carote. Mi pare che siamo su due piani differenti e incommensurabili. Il mondo fisico e il divino non sono legati da un rapporto di causa-effetto così come lo sono una forza e l'accelerazione che ne deriva. Il legame tra le due mi sembra più quello tra significante e significato. Seppure chiaramente non è riducibile a quello. Ad ogni modo il fisico e il metafisico sono incommensurabili, anche se nell'uno si può scorgere un rimando (come nel simbolo) all'altro.
    Non credo che Dio sia la causa fisica del big bang... e immagino che nessuno lo creda... E' davanti alla domanda di senso che nasce il discorso su Dio. Ma è anche vero che davanti a questa domanda il silenzio è spesso la risposta migliore. Non deve essere un silenzio che nega la possibilità di risposta. Ma un silenzio di ascolto, l'apertura al Mistero che anche Angelo Ciccarella nomina.

    Cerchiamo sempre di spiegare tutto nella maniera in cui crediamo che le cose siano. Ma non c'è un fondamento logico nel dire che la nostra possiblità di comprensione sia adeguata all'oggetto che vogliamo conoscere, dunque anche il discorso logico che ritiene di avere risposta a certe domande non si regge in piedi.

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