In
questo periodo mi sto interessando del cosiddetto ‘Principio
Antropico’. Esso fu enunciato nel 1987 in due forme (debole e
forte) da Barrow e Typler nel loro libro ormai famoso (1).
Questo
Principio fa riferimento al fatto che visto che nel nostro Universo
esiste la vita allora le leggi fisiche non devono essere
tali da impedirne il suo insorgere.
Messo
così sembrerebbe una affermazione banale e
tautologica, ma in realtà non è così e nelle sue diverse enunciazioni ha
dato vita ad un dibattito tra scienziati credenti e no, filosofi
della scienza e teologi.
Il
Principio è scaturito da una considerazione importante e
fondamentale: affinché sia potuta nascere (concediamo per ora
casualmente) la vita, si sono dovute verificare delle
condizioni tali che definirle estremamente improbabili è dir poco:
il nostro Universo con i valori delle costanti fisiche che regolano
le forze fondamentali e che si fissarono nei primi istanti del Big
Bang è così finemente sintonizzato che uno scostamento anche minimo
del loro valore, anche solo di uno di esse, avrebbe impedito la
formazione dell’Universo così come lo conosciamo quindi della vita
e la nostra stessa esistenza.
Detto questo però, nel libro di Barrow e Typler pare esserci una incoerenza (che ho trovato ben spiegata nel libro di Alister Mc Grath (2) e di cui riporto nel seguito alcuni brani) che una volta identificata e corretta lo farebbe apparire una raccolta poderosa di argomenti a favore in un disegno intelligente e non casuale nell’Universo.
Vediamo
il perché di questa incoerenza (seguendo il ragionamento di Alister Mc Grath)….
Partiamo
da una affermazione contenuta nel Principio Antropico:
1-
Non bisogna essere sorpresi se non osserviamo
caratteri dell’Universo incompatibili con la nostra esistenza.
In
pratica : visto che esistiamo è ovvio che non possiamo
sorprenderci del fatto non esistono leggi che ci impediscono di
esistere, in quanto se ci fossero queste leggi noi non ci saremmo e quindi esse non
potrebbero essere osservate! E questo è naturalmente vero.
Ma
quello che subito dopo però stabiliscono gli autori (Barrow e
Typler) come conseguenza di tale affermazione, è che
allora:
2
- Non dobbiamo essere sorpresi se osserviamo
caratteri nell’Universo compatibili con la nostra esistenza.
Ebbene,
questa è un’affermazione fallace,
perché è vero che ovviamente nell’Universo non possiamo che osservare caratteri che sono compatibili con la nostra
esistenza (nella fattispecie il fine-tunig) ma ciò non significa che
non dovremmo non sorprenderci di ciò: infatti il fatto che esistiamo e
osserviamo queste condizioni nulla toglie alla loro estrema
improbabilità di
accadere!
E per evidenziare questa fallacia piò essere interessante questo bell’esempio dovuto a
W.L.Craig (1988) e riportato da Alister (3):
“Supponiamo
che siate trascinati davanti ad un plotone di esecuzione formato da
cento tiratori scelti, ciascuno munito di un fucile perfettamente
carico ed efficiente, che mirino al cuore. Sentite il comando
‘fuoco!’, siete sempre vivo, poi udite un fragore assordante,
aprite gli occhi e….scoprite che tutti i cento tiratori hanno
sbagliato il bersaglio! Per quanto possa sembrare impossibile, è
successo!
Adesso
riflettete sulle seguenti proposizioni:
3
- Non dovreste rimanere sorpreso dal non osservare
che siete morto (e questo è ovvio! Infatti se siete vivi non potete vedervi morto!) (questa è equivalente alla 1-)
4
- Dovreste invece essere sorpreso di osservare che
siete vivo! (infatti era estremamente improbabile che tutti i
tiratori sbagliassero!), ma questa è equivalente alla negazione
della 2-! Quindi la 2- dovrebbe essere trasformata nel suo contrario
che chiameremo 5-:
5
- Dovremmo essere sorpresi nell’osservare dei
caratteri dell’Universo compatibili con la nostra esistenza (e
questo perché il loro verificarsi era molto ma molto improbabile,
quasi impossibile… - nota mia)"
ed
è notevole e chiarificatore anche quest'altro esempio dovuto a Swinburne (1979)
(4):
“Supponiamo
che un mentecatto rapisca una vittima e la rinchiuda in una stanza
con una macchina che distribuisce carte da gioco. La macchina mescola
dieci mazzi di carte contemporaneamente - (come se avesse 10 paia
di mani- nota mia) - e poi sceglie una carta a caso da ciascun
mazzo e le mostra (queste dieci carte scelte) tutte nello stesso tempo.
Il rapitore dice alla vittima che metterà presto in moto la macchina
e che essa mostrerà la prima carta estratta ma, se
non saranno estratti simultaneamente un asso di cuori da ogni mazzo,
la macchina esploderà in quello stesso momento uccidendo il rapito,
per cui quest’ultimo non vedrà le carte sorteggiate dalla
macchina. Viene messa in moto la macchina e con sorpresa e grande
sollievo della vittima, esibisce un asso di cuori da ciascuno dei
mazzi. La vittima pensa che questo fatto straordinario vada spiegato
nel senso che la macchina è stata manipolata in qualche modo (è
quello che pensa il credente che sostiene che non può
essere che si siano verificate per caso le condizioni per la
nascita della vita nell’Universo – nota mia). Ma il rapitore,
che ricompare, scredita tale spiegazione. “Non è affatto
sorprendente, dice, che la macchina estragga soltanto assi di cuori.
Non
avreste potuto vedere niente di diverso, perché se fossero state
estratte altre carte non sareste qui e non vedreste niente (è quello
che dice il non credente asserendo che non c’è nulla di
straordinario nel fatto che osserviamo condizioni favorevoli alla
vita visto che esistiamo e il contrario non potremmo osservarlo
– nota
mia)”. Ma ovviamente la vittima ha ragione e il rapitore si
sbaglia. C’è realmente qualcosa di straordinario e che esige di
essere spiegato nel fatto che vengano estratti contemporaneamente dieci assi di cuori da dieci mazzi di carte.
Il fatto che quella serie di dieci assi di cuori sia una condizione
necessaria perché si possa vedere l’estrazione non rende affatto
meno straordinario e bisognoso di spiegazione ciò che viene
percepito”.
In
pratica Swinburne sostiene che l’esistenza di un osservatore non
influenza la probabilità degli eventi osservati: se una serie di
eventi altamente improbabili fa sì che nasca un osservatore che può
constatare tale improbabilità, quegli eventi rimangono pur sempre
improbabili!
A causa di questa (estremamente) improbabile coincidenza
di condizioni che ha permesso la vita, fra l'altro cosciente e
intelligente e che fa sospettare un Disegno intelligente e quindi
l’opera di
un Creatore, o che almeno non è incompatibile con esso, alcuni
fisici per salvare il principio del Caso quale
autore
di tutto hanno dovuto ipotizzare la
nascita (casuale) di
infiniti Universi (ammettendo
fra l'altro perciò la possibilità dell'esistenza di un
infinito attuale), ognuno dei quali con leggi fisiche e parametri
differenti, in contrasto però col principio del rasoio
di Ockham e con quello di falsificabilità delle teorie scientifiche, in quanto questi ipotetici altri universi sarebbero al di fuori di ogni possibile sperimentazione.
Ma di questo parlerò in un altro post.
Ma di questo parlerò in un altro post.
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Note
e crediti
1)
J. Barrow e F.J. Typler – The Antropic
Cosmological Principle –
Oxford
University Press (1986)
2)
Alister E. McGrath – Scienza e Fede in dialogo –
I fondamenti – Ed
Claudiana (2002) pag. 137 -145
3)
W-L. Craig – Barrow and Tipler on the Antropic
principle vs. Divine Design (1988)
pag. 389-95 (citazione di Alister Mc Grath in (2)) .
4)
R. Swinburne – The Existence of God
– Clarendon
press Oxford (1979) pag. 138 (citazione di Alister Mc Grath in (2))
Tutto questo è passato come ombra
RispondiEliminae come notizia fugace,
[10]come una nave che solca l'onda agitata,
del cui passaggio non si può trovare traccia,
né scia della sua carena sui flutti;
[11]oppure come un uccello che vola per l'aria
e non si trova alcun segno della sua corsa,
poiché l'aria leggera, percossa dal tocco delle penne
e divisa dall'impeto vigoroso,
è attraversata dalle ali in movimento,
ma dopo non si trova segno del suo passaggio;
[12]o come quando, scoccata una freccia al bersaglio,
l'aria si divide e ritorna subito su se stessa
e così non si può distinguere il suo tragitto.
Professore, i suoi post sono sempre molto interessanti (questo, sinceramente, l'ho capito poco). Sarebbe bello che tornasse a dirci qualcosa sullo stato catastrofico della Chiesa. Perché credo che, tra non molto, anche quel poco che potevamo dire, non ci sarà più concesso. Difficile davvero, guardando notiziari alternativi al TG1, negare che IL GIUDIZIO di DIO sia già cominciato.
Sinodo 2018: Ruffini, omosessualità e matrimonio tra persone dello stesso sesso “non possono essere lasciati fuori dalla pastorale”
https://www.agensir.it/quotidiano/2018/10/17/sinodo-2018-ruffini-omosessualita-e-matrimonio-tra-persone-dello-stesso-sesso-non-possono-essere-lasciati-fuori-dalla-pastorale-no-a-aborto-come-strumento-di-contraccezione/
Interessantissimo articolo : perchè è proprio lì/quì che Fede e Ragione cominciano a parlarsi e a capirsi !
RispondiEliminaRiporto alcune affermazioni di John Dobson, astrofilo, inventore del celebre telescopio economico-fai-da te e ancora troppo poco conosciuto dal grande pubblico :
"In un universo creato dal Big Bang, in principio estremamente caldo, la discussione sull'origine della vita è senz'altro appropriata, poiché essa non sarebbe potuta esistere sin dall'inizio.".
Dobson inoltre evidenzava il paradosso Pasteur - Darwin: "Pasteur pensava di aver mostrato che la vita non nasce dalla materia inanimata, ma solo da precedenti forme di vita. Darwin sembra aver dimostrato l'opposto, sostenendo che la vita possa esser nata da "una tiepida piscina".... praticamente è Dobson ad aver inventato/enunciato questo paradosso (un pò come Enrico Fermi con gli UFO e la vita extraterrestre : "Se sono così tanti i pianeti abitati e l'Universo brulica di vita : dove sono tutti ?").
Facciamoci le domande e diamoci le risposte, dico io......:-)
Tutto il succo del discorso viene vanificatio dalla semplice osservazione che i calcoli probabilistici si basano su considerazioni "ergodiche" cioè sull'esperienza circa fatti simili sperimentati su sistemi diversi ma assimilabili tra loro. Il caso universo non è assimilabile, in quanto evento "unico" nel senso di manifesta inconoscibilità/inesistenza di una realtà esterna ad esso. Ed ecco che tutta la discussione sul principio Antropico si dissolve come neve al sole.
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