9 maggio 2010
Dionisiaco e Apollineo
Oggi, in aula docenti, ho trovato una collega che faceva ricerche su Nietzsche in internet. Ho scambiato con lei due chiacchere e ho ricavato l' impressione che fosse veramente ammirata dal pensiero di tale filosofo.
In pratica Nietzsche si è opposto al pensiero filosofico occidentale, quello nato a partire da Platone e Socrate. È stato propugnatore del cosiddetto spirito ‘dionisiaco’, in breve e per semplificare, il principio degli ‘istinti naturali’, per lui più aderente alla natura umana, e contrario a quello ‘apollineo’, che poi è quello su cui è fondata la nostra civiltà. Disprezzava il Cristianesimo e in generale la religione (sosteneva la 'morte di Dio'), credeva che l’uomo dovesse abbandonare tutte le illusioni derivate dalla propria civilizzazione, fra cui la credenza in un 'al di là' e le leggi morali, che mortificherebbero lo spirito vitale. Per questo propugnava la nascita del ‘Superuomo’, cioè di un essere umano libero dalle catene della civiltà e che fosse egli stesso creatore della sua morale conseguente alla perdita delle illusioni trascendenti.
Molti giovani sono affascinati dalla figura di Nietzsche e non tanto per la vita che condusse, che come sappiamo finì tragicamente, infatti morì pazzo e malato di sifilide, ma per quello che ha propugnato nella sua filosofia: per dirla in breve (anche se magari le cose che ha detto saranno senz’altro state più sottili e raffinate, quello che ne è derivato però si è concretizzato anche nei movimenti del sessantotto e tuttora viene seguito dai gruppi anarchici e libertari): l’uomo deve essere padrone del proprio destino e deve costruire il paradiso in terra qui e ora, e il suo scopo è godere e non soffrire. L'uomo di Nietzsche deve liberarsi dalle ‘illusioni’ dell’al di là e di Dio, e dedicarsi al divertimento e al piacere: cioè al principio ‘dionisiaco’. E invece la cultura e la religione, derivanti dal principio 'apollineo', vengono per contrapposizione visti come nemici e causa di infelicità. Insomma, per dirla in breve, in Nietzsche il principio del piacere 'dionisiaco' è opposto e preferibile al principio di realtà 'apollineo'.
E a questa simpatia verso il personaggio corrisponde il comportamento dei giovani del nostro tempo, essi infatti impostano la vita in maniera 'dionisiaca' che più di così non si può. Infatti hai voglia di cercare di farli studiare e impegnare, di farli ragionare: nella maggior parte dei casi, come ho detto in altri post, si rifiutano di farlo. Il loro atteggiamento è del tipo: perché mi vuoi ingabbiare, far lavorare? Mi vuoi quindi rendere infelice? Mi proponi i principi morali religiosi che impediscono il godimento ora e subito, e questo perché mi vuoi far credere nel Paradiso, in un 'Al di Là' che non esiste.
Quindi la civiltà attuale e la Religione vengono visti in pratica da molti giovani, e non solo, come nemici della vita e della felicità.
Ma in realtà a mio avviso questo è una tragico errore! La sofferenza infatti non deriva dal seguire le leggi morali, è insita nella vita e nella natura umana stessa! Infatti non si può fare finta, ad esempio, che non esista la morte. Per cui senza l’esistenza di un ‘Al di Là’ che senso ha la vita nell’al di qua? Quindi la tragica illusione è una impostazione di vita che crede che possa costruirsi un Paradiso qui e ora, in terra, e questo perchè nella nostra vita materiale siamo limitati, mentre abbiamo il desiderio di infinito, e vorremmo sempre gioire, mentre le vicende della vita ( abbandoni, tradimenti, separazioni, lutti), che quasi sempre non dipendono dalla nostra volontà, ci causano sofferenza e ci rendono infelici.
E fra l'altro si è vista la fine che hanno fatto la maggior parte di quelli che hanno seguito questa filosofia di vita anti - trascendente votata al piacere. Se l’albero si riconosce dai frutti...Dedicatisi a un consumismo sfrenato non hanno ottenuto la felicità ma solo una perenne delusione: spesso si è fatto uso di alcool, droghe, e sesso smodato che quando non ha portato malattie ha regalato però insoddisfazione, perché quando il tutto lo si fa in maniera sregolata e senza amore lo si fa male.
Quindi è lo spirito 'dionisiaco' a mio avviso quello veramente nemico della vita, perché la nega, in quanto alla fin fine riconosce che l’unica cosa che esiste ed è inesorabile è la morte. E invece è lo spirito 'apollineo', rappresentato dalla Religione (e non dalla civiltà corrotta attuale figlia dell’illuminismo e del positivismo e quindi contagiata dalla negazione di Dio) quello più consono alla vita. In fatti chi crede in Dio non è un illuso, ma ha capito che la vita terrena non può dare quello che il nostro cuore desidera: e cioè vivere per sempre ed essere felici. Paradossalmente è più realista il religioso, che riconosce la finitezza e limitatezza della natura umana, che l'antireligioso il quale si illude di poter essere felice costruendo un paradiso artificiale che è innaturale in quanto il mondo è pervaso dal male e dalla finitezza.
A mio avviso quindi sono i ‘dionisiaci’ i veri illusi e disperati: credono che nulla ci sia oltre la vita e che quindi resti solo la morte. Pensano che la vita umana sia corta e limitata e ciò che propongono come soluzione è il godimento a tutti i costi: peccato, come ho già detto, che già la natura mette un limite a ciò che essi vorrebbero e quindi sono tragicamente votati alla frustrazione: la fame, le malattie, le inadeguatezze fisiche, la bruttezza, la violenza e la competizione, la lotta per l’esistenza, la vittoria del più forte sul debole, sono insite nella natura e nella vita umana, non sono conseguenza della civiltà e della religione, cioè dallo 'spirito apollineo'. E poi spesso la soddisfazione dei desideri si rivela una illusione.
Pensavo ad una cosa molto banale. A me piace molto la cioccolata, se la mangio provo piacere, ma se ne mangio troppo mi fa male, mi fa ingrassare e quindi alla lunga mi provoca degli inconvenienti fisici che non mi permetteranno in futuro di soddisfare altri desideri…Il principio ‘dionisiaco’ perciò è come un cane che si morde la coda, prima o poi si autodistrugge, è votato al fallimento, a causa della nostra natura presente ‘limitata’ e imperfetta.
Il mio atteggiamento è quindi anti-nietzchiano, o almeno contrario alla interpretazione più comune della sua filosofia. E questo perché a mio avviso tramite la Religione l’angoscia della morte non viene superata ‘falsamente’ come affermato dai materialisti 'dionisiaci': con il credere in Dio invece si supera veramente la morte, non si ha l’illusione di vincerla, la si debella veramente, non è sua l'ultima parola!
E le virtù cardinali - prudenza, giustizia, fortezza, temperanza – non sono delle costruzioni ‘innaturali’ della Religione, ma sono come lo spartito da seguire per vivere in armonia con l’universo e la natura.
Per non parlare poi delle virtù teologali: Fede, Speranza e Carità. Sono queste virtù che praticate ci fanno già camminare in parte nella dimensione soprannaturale, quella divina, facendoci sperimentare la nostra vera essenza: una triade di corpo anima e spirito.
Quindi la pratica delle virtù è quella che rende giustizia alla nostra natura e ci permette di essere già felici su questa Terra, perchè ci fa assaporare un anticipo della vita celeste.
Perciò a mio avviso l'atteggiamento ‘dionisiaco’ è quello veramente illusorio, innaturale, nichilistico, in breve 'disperato'.
Ed è lo spirito ‘apollineo’ invece quello che appaga la nostra umanità, perchè non disprezza la fede nel futuro, che ci serve per vivere tranquilli anche in mezzo alle tempeste, e ci fa riconoscere che ‘fatti non fummo per viver come bruti, ma per seguire virtute e conoscenza’.
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personalmente ho letto solo un libro di nietzsche"cosi parlò zarathustra" e di conseguenza non posso parlare più di tanto sulla sua filosofia, però leggendolo mi è sembrato che in realtà non andasse troppo contro il pensiero apollineo.per esempio disse che bisogna, una volta compiuta un'azione, non pentirsi di averla fatta. ora io penso che la coscienza è qualcosa che non dipende da noi e quindi ci pentiamo per cose che sappiamo essere sbagliate. di conseguenza è come se dicesse di agir bene affinche non ci sia pentimento. poi comunque bisogna considerare la grandezza di nietzsche su altri aspetti: l'originalità del suo pensiero, la bellezza della sua prosa.sinceramente al di là di quello che ha scritto,su cui in larga misura anche io non concordo, non si può negare la sua bravura nelle metafore,similitudini nel suo stile acceso e provocatorio.eppoi sebbene critichi le religioni riconosce la grandezza di Gesù, che è l'unico uomo di cui non parla male nel libro. infatti sebbene all'inizio dica : "quell'ebreo se fosse vissuto di più avrebbe cambiato la sua dottrina" continua poi con un "era abbastanza saggio per farlo" ( che da quello che so è il più grande complimento mai scritto da nietzsche ahahaahah)e per concludere lui che tanto odiava e disprezzava la dottrina di Cristo basata sull'Amore e sulla Compassione nell'ultima pagina non può che dire: "ecco cosa ci vuole! la compassione!" quindi credo che comunque almeno la religione cristiana non fosse poi cosi tanto odiata da nietzsche o almeno che riconoscesse in molte parole di Cristo la Verità.
RispondiEliminaNon discuto la persona Nietzsche ma quello che è derivato dal suo pensiero. Se poi questo è stato interpretato o meno in maniera corretta lo lascio decidere agli specialisti che senz'altro ne sanno molto più di me. Mi è noto il fatto che avesse stima della figura di Gesù Cristo come uomo, ma questo è poco importante, quello che ha contato, a mio avviso, al di là delle sottigliezze e di qualche apprezzamento, è la sua impostazione dell'atteggiamento che l'uomo dovrebbe avere nei confronti della vita, che tutto può dirsi che sia stata quella proposta dal cristianesimo.
RispondiEliminaParlo solo per le poche cose lette di questo filosofo.. mi sembra che il fallimento della sua vita oltre che del suo pensiero - considerate le conseguenze che vediamo con i ns occhi - parlino da sole!
RispondiEliminaCiao