Si
avvicina il momento in cui andrò in pensione, dopo 37 anni di
servizio di insegnamento di matematica e fisica nei licei. Finirà
quindi un lungo periodo della mia vita professionale, impegnativo e
a tratti turbolento, ma che mi ha anche dato molte soddisfazioni, e
ne inizierà uno, che spero sia proficuo, di riflessione, studio e
divulgazione sulle problematiche di Scienza e Fede.
Tanti
colleghi che mi incontrano nei corridoi della scuola mi dicono:
‘beato te che vai via!’, Questo per me significa che una buona parte degli insegnanti si
sente stanca e demotivata e vorrebbe lasciare. Ma come è possibile
che si sia arrivati a questo punto?
Sono
convinto che ci siano numerosi motivi che hanno contribuito, e mi propongo di analizzarli in
maniera più approfondita in un lavoro futuro che pubblicherò.
Adesso ne elencherò solo alcuni, quelli che più facilmente mi
vengono in mente. Eccoli...
Dagli
all’insegnante!
E’
ormai cronaca di quasi tutti i giorni: avvengono numerose aggressioni
verso i docenti da parte di genitori o di alunni.
Un
tempo si aveva rispetto per la figura del maestro,
invece
ora il professore da tanti, forse troppi, viene visto come un
avversario da battere (se non addirittura da ‘abbattere’). Vero è
che, per fortuna, ci sono molti che nutrono ancora stima per i docenti,
ma è cresciuto il numero degli utenti irriconoscenti. Come mai?
Io la penso così: nel
corso di questi ultimi quarantanni, nei mezzi di informazione una
costante è stata quella di sbattere in prima pagina il cattivo
comportamento di alcuni docenti. Anche se erano casi isolati, si è
fatta passare quasi tutta la categoria degli insegnanti
come composta per buona parte da persone di quel tipo, cioè ignoranti e incapaci, lavoratori
part-time e con troppe vacanze. E
come si può pretendere perciò che con questi paragoni i professori si sentiano gratificati nello svolgere il loro lavoro,
se per la pubblica opinione quasi non meritano il pur basso stipendio che guadagnano?
I
professori nello svolgere il loro lavoro alle volte possono essere financo
degli eroi, ma non sono dei Superman, e anzi si ritrovano continuamente con la
spada di Damocle di ricorsi e azioni legali pendenti sul capo. E anche se nella maggior parte dei casi
hanno la voglia di continuare a svolgere bene la loro professione pur
in condizioni così difficili, non possono certo fare miracoli,
visto fra l'altro che, come vedremo, le loro ‘armi’ educative sono state da tempo
volutamente spuntate.
E, detto en passant, perché fra l'altro in questo discorso non vengono quasi mai
coinvolti i docenti universitari? Raramente infatti si contesta il fatto
che molti di loro fanno lezione solo per tre o quattro ore alla
settimana, guadagnano uno stipendio elevato e spesso dedicano il loro
tempo all’attività professionale privata da cui ricavano lauti
compensi! Su questo dico subito la mia anche se ad alcuni potrà
sembrare una opinione esagerata: il vero potere, nelle istituzioni e nella
società, è in mano a docenti universitari, e siccome ‘cane non
mangia cane’ è poco probabile un attacco contro di loro. E' come se essi costituissero una specie di casta, perchè sono i padroni del
discorso. Il bersaglio facile e forse anche predestinato è
invece quello dei docenti di scuola media, che risultano perciò i
veri ‘proletari’ dell’insegnamento.
Un
aggiornamento universitario sbarrato
Un
tempo le porte tra licei e università erano comunicanti e i docenti
di scuola media superiore, se ne erano capaci e ne avevano voglia,
potevano ambire a diventare docenti universitari, e c’era perciò
una specie di simbiosi e di scambio culturale continuo tra la ricerca
e l’insegnamento. Poi queste porte sono state sbarrate, e i docenti
di scuola media sono stati considerati da allora solo degli
‘educatori’ e ‘trasmettitori’ incapaci di produrre
innovazione e ricerca, riservata solo all’Università. E questo a
mio avviso è stato un errore perché ha appiattito il lavoro del
docente solo sulla didattica e non ha dato alimento alla voglia di
ricerca e aggiornamento continuo che la possibilità di poter
accedere ad un ruolo superiore poteva dare. Ma questo forse lo si è
voluto - e qui faccio un po’ il ‘complottista’ - perché era
necessario ridurre a mero esecutore il docente di scuola media,
che fino allora era stato troppo indipendente e troppo orientato a
formare veramente le menti dei giovani.
A
mio avviso questa è stata una specie ritorsione dei ceti dominanti
dopo il sessantotto: svilire sempre più la qualità dell’istruzione
pubblica in modo che quella migliore fosse comunque riservata
ai figli dell’alta borghesia dirigente con scuole private di ottimo
livello, anche all’estero, e ciò è stato ottenuto con il "dagli
all’insegnante pubblico", e incredibilmente purtroppo anche con la complicità
delle cosiddette forze ‘democratiche’ e ‘progressiste’ e degli stessi sindacati che,
con cecità sempre
più autolesionista si sono uniti al coro della ‘democratizzazione’
che però alla fine ha contribuito al decadimento continuo della potenza educativa della scuola.
Quelle che ho appena elencato sono a mio parere solo alcune delle cause
primarie che hanno ispirato e mosso gli interventi peggiorativi in
ambito scolastico: delle altre ne parlerò in un discorso più articolato, analitico e approfondito. Ma tali premesse hanno generato alcune
‘innovazioni’ che hanno contribuito in maniera importante a provocare lo sfascio attuale. Eccone alcune..
Gli
organi collegiali
Non
so bene cosa succede negli altri paesi, e forse a questo punto non mi
interessa neanche tanto saperlo, ma in Italia a mio avviso molti
problemi sono iniziati nel periodo post sessantotto con l’introduzione dei cosiddetti ‘Decreti Delegati’
con cui si sono istituiti fra l'altro i cosiddetti ‘Organi collegiali’, con
l'intento dichiarato di dare una impostazione ‘democratica alla
scuola’, facendo più partecipi gli alunni e i genitori alla
cosiddetta ‘vita scolastica’. Così sono nati i 'consigli di
classe' aperti ad alunni e genitori.
Ma
cosa significa ‘partecipazione democratica’ in questo caso? Vuol
dire che alcune persone che hanno un interesse privato - spesso
quello di essere comunque promossi e avere voti alti con il minimo
dello studio per quanto riguarda buona parte degli studenti e la
riuscita ad ogni costo, almeno sulla carta, dei propri figli per quanto concerne molti genitori - possono esprimere la loro
(disinteressata?) opinione in campi in cui non sono competenti: la
didattica e la valutazione.
Ed ecco perciò che i ‘consigli di classe’, alle volte persino allargati a tutti gli studenti della classe e alla totalità dei genitori, mentre potrebbero magari servire con un confronto pacato, nella distinzione dei ruoli di ognuno, a risolvere problemi e chiarire incomprensioni, e spesso per fortuna è così, in altri casi purtroppo si trasformano piccoli tribunali in cui vengono 'processati' alcuni insegnanti ‘rei’ assegnare troppi compiti per casa e di pretendere troppo dai discenti, o di mettere voti troppo bassi’, causando ‘frustrazione e demotivazione’, o ‘somatizzazione’ come volle intendere una mamma in un consiglio di classe, che pensando di fare bella figura - mentre noi docenti ci guardavamo sbigottiti - ripeté più volte, contenta di usare una parola colta, un “mia figlia sodomizza!” (invece di ‘somatizza’) a causa dei voti negativi che prendeva.
Ed ecco perciò che i ‘consigli di classe’, alle volte persino allargati a tutti gli studenti della classe e alla totalità dei genitori, mentre potrebbero magari servire con un confronto pacato, nella distinzione dei ruoli di ognuno, a risolvere problemi e chiarire incomprensioni, e spesso per fortuna è così, in altri casi purtroppo si trasformano piccoli tribunali in cui vengono 'processati' alcuni insegnanti ‘rei’ assegnare troppi compiti per casa e di pretendere troppo dai discenti, o di mettere voti troppo bassi’, causando ‘frustrazione e demotivazione’, o ‘somatizzazione’ come volle intendere una mamma in un consiglio di classe, che pensando di fare bella figura - mentre noi docenti ci guardavamo sbigottiti - ripeté più volte, contenta di usare una parola colta, un “mia figlia sodomizza!” (invece di ‘somatizza’) a causa dei voti negativi che prendeva.
Mi
sono sempre chiesto come è possibile che genitori e alunni possano
esprimere ‘democraticamente’ la loro opinione su argomenti in cui sono incompetenti,
facendo per giunta passare ciò come una cosa necessaria alla vita
scolastica.
Per
fare un paragone, chi potrebbe ammettere, ad esempio, che pazienti e
loro parenti possano dire ai medici di un ospedale quello che questi
debbono fare? Siamo in una situazione più o meno simile, anche se
molta gente accecata dalla ideologia ‘democratica’ non lo
ammette. A mio modesto parere la democrazia in certi ambiti non è
possibile, almeno come la si è concepita e inserita nel tessuto
scolastico, perché in certi campi è necessario avere una gerarchia
oltre che operativa anche intellettuale e culturale. Ad ognuno
insomma deve competere il suo ruolo, senza invasioni di campo.
In
un ospedale il paziente deve ‘pazientare’ e se non ha fiducia può
sempre mettere firma e andarsene altrove, ma non può dire ai medici
ciò che debbono o non debbono fare o come debbono operare. Così
nella scuola l’alunno deve frequentare, studiare, imparare,
rispettare i compagni e il personale docente e non docente,
mostrando possibilmente anche un po’ più di gratitudine per gli
insegnanti, che in condizioni così difficili fanno comunque il loro
dovere. E i genitori dovrebbero educare e crescere i figli, quello è
il loro ruolo, non quello criticare se non addirittura aggredire
l’insegnante, per un voto negativo o per una nota, o dargli la
colpa degli insuccessi scolastici dei figli o dirgli quello che deve
fare o non fare in classe.
Nelle
scuole di un tempo, noi e i nostri genitori, senza poter mettere bocca su certe questioni, non ci siamo formati e istruiti in maniera
seria lo stesso? Magari non era giusto neanche così, ma ora si è
esagerato!
Possibilità
di scelta
E
anche il fatto di aver dato la possibilità di iscrivere i propri
figli, una volta scelto il tipo di percorso (liceo, itis o
professionale), in una scuola di proprio gradimento non
necessariamente vicina all’ambito di residenza, se da un lato è
stata una cosa giusta, dall’altra a mio parere ha portato a delle
storture .
Infatti
è successo che alcune scuole sono
diventate man mano più serie e selettive, e in esse perciò si
iscrivono soprattutto studenti che vogliono studiare veramente. E
queste scuole perciò migliorano sempre più come utenza e fama, a
causa dei buoni risultati anche certificati in gare o prove esterne,
mentre le altre, per non perdere l’utenza, hanno puntato di fatto
sull’abbassamento dell’offerta mascherandola con risultati spesso
troppo ottimistici. Per dirla in breve, credo che forse in certe
scuole si mettano voti più alti del normale rispetto al rendimento
effettivo degli studenti e ciò perché passata la vulgata che
l’abbandono scolastico è sempre ‘negativo’, e questo è forse
vero, ma spesso l’abbandono non è veramente tale, anche se viene
definito così, perché gli studenti lasciano per iscriversi in un
altro istituto o capiscono che l'indirizzo scelto non fa per loro. E
comunque invece di mettere in atto veri ausili didattici, tipo
sostegno e corsi di recupero, per arginare questo fenomeno, anche a
causa della mancanza di mezzi e soldi, si è ricorso allo stratagemma
di promuovere anche in situazioni critiche, nella speranza, quasi
sempre rivelatasi illusoria, di risultati migliori negli anni
successivi a causa della crescita dell’alunno, ottenendo però spesso, a mio avviso, il
risultato opposto, perché evitando la
bocciatura si impedisce un nuovo tentativo di acquisizione delle basi che magari
sarebbe stato possibile ottenere ripetendo l'anno. Così alla fine si
evita o diminuisce formalmente l’abbandono scolastico, ma si dà il
diploma a delle persone fragili e con molte lacune, che purtroppo
davanti alle difficoltà del successivo percorso
universitario o lavorativo si troveranno impreparati.
Da ex-prof di biologia (ho lavorato un po' nella scuola media, e a lungo negli istituti tecnici commerciali e nei licei artistici, scientifici e classici del veneziano), devo dire che per lo più mi trovo d'accordo con quanto lei dice. Essendo però entrato nel sistema scuola qualche tempo prima, ho potuto assistere alla nascita di questo sfacelo, osservandone le tante concause sia interne che esterne al sistema.
RispondiEliminaE devo purtroppo dire che non sono poche le responsabilità dirette e indirette gravanti sulla coscienza del personale insegnante (e dei relativi sindacati). Lei forse non ha idea di quanto favore godesse l'idea di una "democratizzazione sociale" della scuola da attuarsi attraverso un complesso sistema di organi collegiali deliberativi coinvolgenti tutte le componenti del sistema!
Ma ancora questo non sarebbe stato un dramma se fosse avvenuto nel contesto della vecchia scuola media non unificata e di una scuola superiore fuori dall'obbligo scolastico. Invece si volle estendere sempre più l'obbligo, moltiplicando le assunzioni (malamente selezionate), abbassando conseguentemente le aspettative economiche della categoria.
Fu "anche" così che, quella che era sempre stata una professione intellettuale socialmente rilevante (come il titolo di "professore" attesta) fu ridotta a normale "impiego statale", con le conseguenze che conosciamo.