6 gennaio 2019

Un primo bilancio dopo una vita dedicata all'insegnamento - 2^ parte

In questo post - continuazione del precedente che si trova qui espongo le mie ulteriori considerazioni  dopo 37 anni di insegnamento...

Gite a gratis?
Vogliamo parlare dei cosiddetti ‘viaggi di istruzione’? Ho accompagnato molte volte classi in gita e col senno di poi mi chiedo come sia stato possibile che abbia accettato di farlo! Probabilmente la voglia di viaggiare unita al desiderio di stare assieme ai ragazzi per conoscerli meglio anche in momenti non necessariamente legati alla mera lezione in classe hanno avuto la meglio sulla fatica e il rischio.

Ma quando si è giovani forse si ha meno percezione delle situazioni possibilmente pericolose, e d'altro canto probabilmente quando si matura ci si preoccupa eccessivamente. Tant'è che ormai è da diversi anni che mi rifiuto di accompagnare studenti in gita, e anche numerosi colleghi della mia età fanno come me. Sono i docenti più giovani e inesperti i più disposti, gli anziani - forse più saggi? - no.

Sicuramente sulla mia decisione ha influito oltre al fatto di essere diventato più ansioso con il procedere dell'età anche il confronto che ho potuto fare tra il visitare rilassato e divertertito un paese o una città privatamente, da solo o con amici, e l’andarci teso e preoccupato con il viaggio scolastico. 

I non docenti non possono comprendere la stanchezza e la tensione con cui il professore accompagnatore torna a casa dopo una gita scolastica!
Durante il viaggio sei responsabile in toto e devi ascoltare e tamponare richieste e lamentele dei ragazzi i quali spesso purtroppo partono solo per fare ‘casino’ e non per istruirsi. La notte di solito non dormi per il baccano, le corse, gli sbattimenti delle porte, il dover uscire nei corridoi per cercare di ristabilire l’ordine e il silenzio, che poi durano non più di 10 minuti. Quando non vieni chiamato anche dal portiere di notte per via delle lamentele degli altri clienti dell’albergo. E ti ritrovi  l’indomani  dei ragazzi che per tutto il giorno girano distratti  e assonnati perché di notte non hanno dormito. 

E poi le richieste spesso insistenti e alle volte irragionevoli come quelle di dare il permesso di libera uscita da parte di alcuni. E alle volte opponendo dei rifiuti qualche collega si è sentito rinfacciare da alcuni ragazzi il fatto che loro ‘pagavano’ il viaggio mentre il docente accompagnatore praticamente viaggiava gratis, anzi a loro spese, per cui il loro diniego era fuori luogo e da irriconoscente!

Sei in servizio praticamente 24 ore su 24 e se succede qualcosa il primo responsabile sei tu, con conseguenze civili e in casi estremi penali se qualcosa va storto.
Hai il continuo obbligo di vigilanza, e già il fatto di permettere ad alcuni ragazzi di andare a comprarsi un panino invece di venire al ristorante scelto da te e a cui vorresti portare tutti è rischioso! Ma loro ti dicono "non abbiamo i soldi da spendere per un pasto seduti" e allora che gli rispondi o che fai?

E nonostante questa mole di lavoro e questa grande responsabilità, la scuola da anni ormai non ti dà non dico la diaria di trasferta (che viene riconosciuta a qualsiasi lavoratore ma non ai docenti), ma neanche il contributo per comprarti un panino.

Culpa in vigilando

Un’altra cosa che rende il lavoro del docente stressante è la continua responsabilità che hai per tutto quello che succede in classe. Se un alunno ficca una penna in un occhio di un compagno magari mentre sei girato verso la lavagna per spiegare o interrogare è probabile che il giudice dia la colpa comunque a te perché tu devi essere così ‘autorevole’ in classe che gli alunni, anche quelli più mattacchioni o impertinenti, non si devono permettere di sgarrare. Cioè devi saper tenere la disciplina, ma se poi esageri e alzi la voce o metti delle note magari ti becchi il rimprovero dei genitori o le critiche del Preside o di altri colleghi.

Non parliamo poi se il fatto dovesse succedere perché ti sei allontanato un attimo per un bisogno urgente! Se devi andare in bagno devi chiamare il bidello e assegnargli la vigilanza. Il problema sorge nel momento in cui il bidello nei corridoi non c’è perché assente o impegnato in altre faccende. E allora in questi casi se ti allontani lo fai a tuo rischio e pericolo. Talvolta mi è successo di dover fare una corsa in bagno, con l’ansia però che potesse succedere qualcosa ai pargoli sedicenni lasciati da soli in classe, nonostante le raccomandazioni fatte di non uscire dall’aula, di non alzarsi dai banchi e di non fare baccano.

A mio avviso la legge italiana dà troppo peso e responsabilità a chi deve vigilare sui minori, anche se questi hanno quasi 18 anni, perchè  considera gli adolescenti troppo poco responsabili dei loro atti, mentre in realtà al giorno d'oggi la loro maturazione avviene molto prima rispetto al passato. Ma se non si vuol riconoscere questo, allora perchè una buona dose responsabilità non si assegna pure ai genitori  di quei figli che si comportano male?

Assemblee di classe

Questa è un’altra conquista ‘democratica’ degli studenti: una volta  al mese gli alunni possono richiedere di fare una ‘assemblea di classe’, durante un’ora che altrimenti sarebbe stata di lezione, per confrontarsi e discutere dei loro problemi  ma anche per parlare degli insegnanti (alle volte ho assistito e devo dire che c’erano quasi sempre lamentele verso tutti i  docenti e ben distribuite, paradossalmente anche verso quelli che di solito non mettono neanche una insufficienza). 

L’ora viene richiesta a rotazione ai professori della classe , ma la cosa strana è che non è ben chiaro cosa debba fare il docente durante  tale assemblea. La normativa fa intendere che essi non hanno l’obbligo di partecipare a tale consesso studentesco  per permettere ai ragazzi di sperimentare ed effettuare un po’ di autogestione  e quindi farli crescere, e questo potrebbe essere sensato, ma nello stesso tempo gli insegnanti - anche a detta dei Presidi - sembrerebbero  responsabili comunque di quello che succede in aula: quindi è come se dovessero esserci e non esserci nello stesso tempo! Magia della legislazione italiana! -  quella in cui si fa spesso il gioco del cerino acceso e ci va di mezzo colui che lo riceve per ultimo! 

Una volta capitò che, durante una di queste assemblee di classe quarta, perciò di 17enni,  uno studente diede un calcio ad un compagno, questi reagì cercando di rincorrerlo, ma nel farlo sbattè su un banco la gamba.  Il tutto  avvenne senza che il docente che aveva concesso l'assemblea si accorgesse di nulla: pur essendo rimasto in corridoio vicino all’aula con la porta semiaperta. Quindi per fortuna c’era e non c’era - perché se così non fosse stato, si sarebbe potuto anche buscare una reprimenda per mancata vigilanza.  Comunque per fortuna quella volta non successe nulla di grave e le cose si risolsero con pochi giorni di riposo del ragazzo.

Consigli di classe disciplinari

Qualche tempo dopo fu convocato un consiglio di classe disciplinare per comminare delle sanzioni ai due che avevano litigato, ed è stato giusto così, però la cosa strana di tali consigli a mio avviso è che sono invitati, con diritto di parola e di voto, anche i rappresentanti dei genitori e degli alunni della classe! E anche se si dice ai genitori e ragazzi che “c’è il segreto d’ufficio” e che quindi non devono rivelare nulla di quello che si dice durante la riunione, la cosa diventa irrilevante ai fini pratici in quanto pensare che degli adolescenti mantengano il segreto su certe questioni è come credere che l’acqua possa essere asciutta. Ed ecco perciò che i ragazzi, soprattutto ‘gli imputati’, vengono a sapere chi tra i prof è stato favorevole o contrario alla loro punizione e a conoscere i pareri espressi durante la discussione.

(continua)


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