Bubble Nebula - Credit: NASA, ESA, Hubble Heritage Team |
Come ha potuto originarsi il fenomeno della vita dalla non-vita?
Se ci si riflette un po’, il pensare che un organismo, anche il più primitivo che sia apparso, ma pur sempre molto complesso e organizzato, possa essere nato per caso e per giunta dal ‘nulla’, che per definizione è la cosa più semplice e priva di struttura che possa esistere, cozza contro la stessa ragione. E con lo sviluppo della genetica e la scoperta di processi e strutture altamente sofisticate esistenti all’interno delle cellule, questo ‘cozzare’ è diventato nel corso di questi anni sempre più intenso e insostenibile.
Ormai sappiamo infatti che la vita è troppo complessa, e che essa deriva solo da altra vita: non si è infatti mai osservato neanche un solo processo in cui essa sia spuntata casualmente dalla materia inerte. Con tutta la nostra tecnologia non siamo ancora riusciti a creare ex-novo un organismo vitale e anche ammesso che un giorno ciò dovesse avvenire, quello non sarebbe certo un frutto del caso ma bensì un risultato voluto e progettato, ottenuto con l’applicazione delle conoscenze acquisite nel corso di numerosi anni di ricerche sul tema vita.
L’obiezione degli abiogenetisti a questo ragionamento è che pur essendo piccola la probabilità che delle parti inanimate si possano assemblare casualmente per comporre il primo essere ‘vivente’ non è zero e quindi ‘aspettando un tempo lunghissimo’ questo evento pur estremamente improbabile potrebbe accadere. Ma il ragionamento decade però nel momento in cui si scopre che il tempo a disposizione sulla Terra e dello stesso Universo è stato troppo breve rispetto ai tempi enormi che sarebbero stati necessari per tale evento secondo il calcolo delle probabilità. Esiste inoltre una obiezione filosofica di fondo a questa tesi abiogenetica, ed è questa: “come può un universo di materia irrazionale produrre esseri con fini intrinseci, capacità di auto-riproduzione e chimica codificata?” (2)
Fra l’altro “la materia vivente possiede un obiettivo o un’organizzazione che mira ad un fine che non è presente da nessuna parte all’interno della materia che la precedeva”, un obiettivo teleologico (2). Inoltre esiste anche il problema molto serio di come si sia generata l’auto-riproduzione tipica degli esseri viventi. Infatti come ha detto il filosofo Haldane le teorie sull’origine della vita “non forniscono una spiegazione sufficiente, poiché suppongono una prima fase di auto-riproduzione, anche se non è stato dimostrato che questa possa sorgere per mezzi naturali da una base naturale” (3).
Un altro serio problema è l’esistenza del codice genetico. Esso presuppone fra l’altro un complesso apparato in cui possa essere decodificato e le cui istruzioni possano essere eseguite. Questo apparato è la cellula vivente. Il codice genetico e le istruzioni che ne derivano e che sono condensate nei geni costituiscono un tipo di informazione semantica. Le informazioni possono essere effettive e avere senso solo in un ambiente molecolare in grado di interpretarle tramite il codice genetico. La questione dell’origine di questo codice e di queste informazioni è irrisolta. Dice Davies: “Il problema di come l’informazione significativa o semantica possa emergere spontaneamente da un insieme di molecole noncuranti soggette a forze cieche e senza scopo presenta una profonda sfida concettuale” (4).
Prossimamente scriverò un articolo sulle probabilità in gioco quando si parla di emergenza casuale della vita e di evoluzione dovuta a modifiche casuali del genoma. Il fatto è che molti divulgatori straparlano di ciò, dando per assodato che queste probabilità siano piccole ma che col passare del tempo diventerebbero non trascurabili, ma nessuno di loro le ha mai calcolate in maniera corretta. Antony Flew cita alcune di queste probabilità calcolate da alcuni studiosi e si accorge che sono talmente piccole che bisognerebbe aspettare ben oltre l’età dell’Universo perché gli eventi ipotizzati si possano verificare.
Ad esempio è stato calcolato che l’aggregarsi spontaneo di molecole per formare la prima cellula è solo uno degli altri innumerevoli casi possibili. Infatti è stato stimato che il numero delle possibilità è 10 elevato ad esponente pari a 10123 , cioè 10 elevato alla 10 elevato alla 123, chi sa la matematica capisce che questo numero è veramente enorme, basti pensare che 10 elevato alla 85 è il numero delle particelle subatomiche dell'intero Universo, ed è un numero ridicolmente piccolo in confronto a 10 elevato alla 10123 : questo evento, un fisico lo definirebbe senz'altro impossibile così come è per lui impossibile, ad esempio, che venga violato il 2° Principio della Termodinamica.
Lee Spetner nel suo libro sull’argomento (5) dimostra che anche se dovesse avvenire una una variazione positiva nel genoma di un individuo, questa avrebbe ben poca possibilità di propagarsiq, avrebbe infatti una probabilità alta di sparire prima di poter influenzare la struttura genetica della popolazione. E così proseguendo nel ragionamento, la probabilità di avere le milioni di variazioni cumulative necessarie per una macroevoluzione rasenterebbe l’impossibilità. Spetner fra l’altro critica Dawkins, il quale spavaldamente ha cercato di convincere i propri lettori de ‘L’orologiaio cieco’ che l’autore di tutto sarebbe appunto il caso. Lo colpisce infatti nel suo più celebre esempio, quando Dawkins cerca di ottenere al computer ‘casualmente’ una frase di un sonetto di Shakespeare a partire dall’insieme disordinato costituito dalle lettere che lo compongono. Riporterò il ragionamento che inficia il discorso di Dawkins nel futuro articolo, ma qui per ora faccio una mia riflessione: ogni volta che si compone una frase c’è l’azione di scarto se essa non è simile a quella che si vuole ottenere, e questo per simulare la 'selezione naturale', però l’orologiaio così costruito allora non è del tutto cieco, non agisce veramente a caso, in quanto ha in mente la frase che deve raggiungere mentre la 'selezione naturale' non ha il progetto dell'animale futuro! Secondo questo esempio in realtà l’orologiaio avrebbe perciò un fine, un disegno, ma questo cozza con il rifiuto categorico dei neodarwinisti sulla esistenza di un'obiettivo teleologico insito nei processi evolutivi. E quindi la simulazione proposta non è del tutto corretta.
Flew da ex-ateo conclude: “Devo dire che il viaggio verso la mia scoperta del divino è stato così di gran lunga un pellegrinaggio della ragione. Ho seguito l’argomentazione fin dove mi ha condotto. E mi ha portato ad accettare l’esistenza di un Essere che esiste di per se stesso, immutabile, immateriale, onnipotente e onnisciente”. E infine: “Dove mi porta questa conclusione? In primo luogo sono interamente aperto a un maggiore apprendimento della Realtà divina, in particolare alla luce di ciò che sappiamo circa la storia della natura. Secondo, la questione se il divino si sia rivelato nella storia umana resta un valido tema di discussione...” (6).
(fine)
_________________________________
Note e crediti
(1) Antony Flew - Dio esiste - Come l'ateo più famoso al mondo ha cambiato idea - ed. Alfa e Omega 2007
(2) Antony Flew op. cit. a p. 130
(3) John Haldane - Preface to the Second Edition, in J.J.C. SMART - J. Haldane, Ateism and Theism, Oxford, Blackwell, 2003 pag. 224 citato da Antony Flew op. cit. a p. 131
(4) Paul Davies - The origin of Life : How did it begin? http:// aca.mq.edu.au/PaulDavies/publications/papers/OriginsOfLife_II.pdf , citato da Antony Flew op. cit. a p. 134
(5) Lee Spetner – Not By Chance – Shattering the modern theory of Evolution – Judaica Press 1997 (questo libro è stato definito da un biologo della Purdue University come 'il più razionale attacco all'evoluzione che io abbia mai letto ').
(6) Antony Flew op. cit. a p. 156
Salve, conosce il Servo di Dio Mons. Pier Carlo Landucci? Scenziato. Vocazione adulta. Canonico Capo del Primo Capitolo in San Giovanni in Laterano. Rimase sempre appassionato di temi scientifici. Ha scritto diversi libri. Nel suo volume “Miti & realtà”, dedicato alla critica dei "luoghi comuni" di certo Cattolicesimo pseudo-progressista dopo avere dedicato mezzo libro alla confutazione delle tesi di T. de Chardine, ha un capitolo dedicato all’apologia del sistema tolemaico.
RispondiEliminaIn due parole:
a) prendendo come riferimento il BIG BANG, e calcolando la velocità con i corpi celesti scappano l’uno dall’altro, riavvolgendo il nastro, sapete dove è stata un giorno, prima del BIg BANG, tutta la materia-energia del cosmo? INDOVINATO! Dove stiamo noi, dove sta la nostra TERRA. Quindi la Terra (forse) non sarà il centro del Sistema solare, MA lo è di TUTTO IL CREATO;
b) infine, cosa più importante, AMMESSo & NON CONCESSO che la Terra non fosse il centro del Creato dal punto di vista fisico, lo è indubbiamente dal punto di vista metafisico. Infatti, stante ciò che sappiamo è l’unico posto in cui è avvenuta l’Incarnazione. Cosa ne dite? Grazie e Buona Santa Domenica.
Bellissimo,grazie!
RispondiElimina