10 novembre 2025

Perché l'Inferno è eterno?

 

Da un po’ di tempo, dovendo trattare le NDE nel mio libro “DIO ESISTE? – i segni e le prove”, ho cercato le testimonianze di coloro che hanno avuto la sventura di visitare l’Inferno, e leggendo o ascoltando su YouTube i loro racconti sono rimasto scioccato nel rendermi conto di quanto possa essere terribile finirci — e per giunta per sempre.
Mi era perciò sorta una domanda: ma se Dio è infinitamente buono, com’è possibile che condanni un’anima a un destino così orribile e senza fine?

La risposta che mi sono sempre dato è stata: se Dio lo ha stabilito, vuol dire che è giusto così.

Eppure, ogni tanto, la domanda — pur rimossa — tornava a farsi sentire, sicuramente per tentazione diabolica.
Finché forse il Cielo ha voluto illuminarmi: guardando alcuni di quei filmati, ho notato che, non appena la persona precipitata all’Inferno invocava l’aiuto di Dio — in particolare quello di Gesù — veniva immediatamente liberata da quel luogo.
Senza pretendere di trarre da queste esperienze una prova teologica, mi ha colpito la loro consonanza con quanto la fede cristiana insegna da sempre: che Dio non smette mai di offrire la sua misericordia finché dura la vita terrena.

Forse, allora, la risposta è proprio qui.
Quando si muore — o meglio, nel misterioso istante in cui la vita terrena si chiude e l’anima si stacca dal corpo — essa si trova davanti alla verità intera della propria esistenza: rivede le sue azioni, ne coglie il valore reale e riconosce con assoluta chiarezza il bene e il male compiuti.
In quell’istante, la volontà — pienamente lucida e libera — sceglie in base al giudizio che essa stessa dà alla propria vita, orientandosi verso l’amore o verso il rifiuto.
E qui entrano in gioco le abitudini spirituali: chi ha vissuto nell’apertura a Dio, anche con fragilità, tenderà naturalmente a rivolgersi a Lui; chi invece Lo ha sempre respinto, probabilmente — trascinato dall’abitudine e dall’orgoglio — continuerà a farlo anche in quell’ultimo istante.

Così, nell’istante della morte, la scelta si compie e diventa definitiva: non è un giudizio successivo alla vita, ma il sigillo di ciò che l’anima è ormai diventata attraverso le sue decisioni. Nel momento stesso in cui si orienta — verso Dio o contro di Lui — la sua condizione eterna si fissa per sempre.
Chi si apre all’infinita misericordia divina viene accolto nell’abbraccio salvifico di Dio; chi invece rifiuta il suo amore si chiude da sé, e Dio non può violare quella libertà che Egli stesso ha donato. In quel rifiuto nasce l’Inferno: non come castigo imposto, ma come conseguenza tragica e irreversibile di un “no” detto alla Luce.

Insomma, se per assurdo all’inizio Satana si fosse pentito (come nella parabola del ‘figliol prodigo’), Dio l’avrebbe perdonato e l’Inferno non sarebbe mai esistito.
Invece sappiamo purtroppo com’è andata.

E quindi l’anima preferisce patire le pene infernali — e per sempre — pur di non chiedere a Dio di essere salvata? Pare proprio di sì. Incredibile a dirsi, ma l’orgoglio riesce perfino a questo.

La cosa trova eco in alcune rivelazioni private — non vincolanti per la fede ma degne di riflessione — in cui la Vergine avrebbe detto: “Se un’anima dell’Inferno chiedesse di essere salvata, verrebbe immediatamente tolta da quel luogo e portata in Paradiso”. Il problema è che essa non può più farlo, perché avendo compiuto una scelta eterna — libera e consapevole — nel momento stesso in cui l’ha fatta, questa ha assunto il marchio del ‘per sempre’.
È terribile, ma credo che sia proprio così.

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Note e crediti 

- L'immagine  iniziale è tratta da Wikipedia “Luca Signorelli, «Dannati all’Inferno», ciclo di affreschi della Cappella di San Brizio, Duomo di Orvieto (1499-1502)”

- Informazioni sul mio libro "DIO ESISTE? I segni e le prove - con la scienza sulle tracce del Soprannaturale"  possono essere trovate in questo Link o direttamente sulla pagina Amazon a quest'altro Link

 


 

 


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