16 aprile 2020

Creazione o Evoluzione? - biogeografia e fossili

Continuo il discorso su "Creazione o Evoluzione?" iniziato in un precedente post.
Ecco quali sarebbero le ulteriori prove sperimentali che proverebbero la macroevoluzione dopo quelle di cui ho parlato nella puntata precedente:

Biogeografia
Un altro esempio che viene portato a sostegno della teoria dell’evoluzione è quello della distribuzione geografica degli esseri viventi. Ma anche questa supposta ‘prova’ alla luce di diversi argomenti critici perde molta validità. 

L’argomento cruciale degli evoluzionisti in proposito è che luoghi con clima e topografia simili sono spesso popolati da organismi molto differenti. Ma spesso si trascura il fatto che però vi sono molte specie o generi con diffusione mondiale. La discussione su questo tema ebbe inizio con Darwin nel momento in cui osservò l’incredibile varietà di fringuelli presenti nelle isole Galapagos ma “ è abbastanza palese l’ipotesi che tali specie di fringuelli siano da ricondurre ad alcuni fringuelli del continente sudamericano dai quali sono nate poi le specie attuali che, non essendo potute tornare nel continente, limitano la loro presenza alle isole suddette… tuttavia sono rilevabili solo cambiamenti microevolutivi nei confronti della specie di provenienza ipotetica(2). Insomma molti ‘endemismi’ (cioè popolamento da parte di una specie in una sola area limitata) sono da ricondurre a specializzazioni all’interno dei tipi base, quindi a microevoluzione.

Quindi per dirla in breve: la teoria evoluzionista sostiene che gli endemismi si sono generati con evoluzione di specie originarie dapprima diffuse che trovandosi successivamente isolate in certi territori (centri di sviluppo) si sono evolute in altre specie che quindi risultano presenti solo in quelle zone e non in altre. Ma i continenti presentano delle differenze ma anche degli elementi comuni nella flora e nella fauna. Ci sono diverse specie a diffusione mondiale e ciò è un indizio a sfavore della diffusione graduale a partire dai cosiddetti centri di sviluppo. Inoltre se si prendono a prova i reperti fossili molti endemismi perdono il loro valore: infatti in molti casi le specie considerate ‘zonali’ un tempo erano diffuse in altri territori ma per ragioni storiche si sono poi estinte.


Fossili
Darwin considerava i reperti fossili una prova poco significativa e contraddittoria di come si sarebbe svolta l’evoluzione ma, sempre nel testo scolastico già citato, pur ammettendo ciò, figura però anche questa affermazione perentoria: “per i suoi contemporanei e per gli studiosi moderni, invece, i reperti fossili hanno fornito la prova schiacciante (il grassetto è mio) che l’evoluzione ha effettivamente avuto luogo (3). In realtà sarebbe stato più corretto se avesse affermato “hanno fornito per molti la prova più convincente tra quelle elencate, anche se tuttora molto controversa.. e con ciò avrebbe contribuito ad informare i giovani studenti sulla realtà dei fatti, ma tant’è! Quando si dice atteggiamento ideologico! Se avessero adottato un taglio meno di parte probabilmente avrebbero riconosciuto che non tutto va così bene come si vorrebbe far credere!
La teoria evoluzionistica parte dal presupposto che gli organismi viventi si siano sviluppati gli uni dagli altri sulla base di passi evolutivi molto piccoli (…). si tratta quindi di rispondere alla domanda se siano stati trovati dei fossili interpretabili come anelli di congiunzione, cioè come forme di transizione. Molti paleontologi (studiosi di fossili) ammettono che questi reperti sono sorprendentemente rari e che la loro interpretazione come vere forme di transizione è quasi sempre controversa (il grassetto è mio)” (4).
Né può essere ormai invocata come causa di questa mancanza di forme intermedie la lacunosità dei reperti fossili: oggi sono note non meno di 250.000 specie fossili diverse e miliardi di individui.

Fra l’altro per quanto riguarda i microfossili, cioè quelli relativi ai microorganismi quali i batteri, questi risultano praticamente indistinguibili dalle forme odierne per quanto riguarda grandezza, morfologia, ecologia, stadi di sviluppo e riproduzione, per cui essi non possono essere portati a prova di evoluzione, semmai di stabilità! Anche dopo miliardi di anni molti microrganismi sono rimasti immutati! 
 
Un’altra difficoltà rappresentata per la teoria è legata alla scoperta di un numero enorme di fossili legato alla cosiddetta “esplosione cambriana” : all’inizio del Cambriano, 545 milioni di anni fa, sono comparse improvvisamente tantissime specie, “un mondo animale altamente differenziato, e così ricco che si parla di ‘esplosione’ cambriana’ o del Big Bang della paleontologia(5). Non sembrano esserci precursori nell’era immediatamente precedente, nel Precambriano, infatti negli strati che gli si riferiscono sono stati trovati solo pochissimi pluricellulari, ma nulla a che vedere con eventuali ‘predecessori’. “Già lo stesso Darwin aveva ravvisato nella molteplicità dei fossili cambriani un problema per la sua teoria (6). 
 
E la tesi secondo cui non esisterebbero fossili di precursori per via della delicatezza della loro struttura risulta insostenibile perché sono stati trovati oltre 400 fossili risalenti al precambriano relativi a esseri molto delicati. Per il resto altre spiegazioni non convincono e sono molto ipotetiche.

Un’altra cosa che i fossili mettono in risalto, e che costituiscono una seria difficoltà per l’evoluzionismo, è che spesso organi molto complessi (come ad esempio gli ossicini dell’orecchio) si sarebbero formati almeno due volte in maniera indipendente: e ciò è poco plausibile, se non altro per una questione di probabilità. 
 
Un’altra difficoltà è la genesi dello scheletro interno, cioè la formazione delle ossa dei vertebrati. “Non esistono reperti fossili né modelli teorici fondati che siano di aiuto (…). Non si deve dimenticare quale adattamento è necessario nella struttura di un animale perché si formi un sistema di ossa, vertebre e relativi muscoli! Trasformazioni fondamentali di questo tipo si sarebbero dovute estendere per così tanti stadi intermedi, e per periodi di tempo così lunghi, che nelle rocce precambriane e cambriane si sarebbero dovuti assolutamente trovare dei fossili corrispondenti(7). 

Una ulteriore difficoltà è rappresentata dal fatto che non si conosce quale pressione selettiva abbia portato alla trasformazione delle penne e piume di protezione, evoluzione delle scaglie, in penne adatte al volo, in quanto queste ultime sono irriducibilmente complesse (nel senso che non avrebbero senso alcune caratteristiche di esse presenti e altre assenti, come ci sarebbe da aspettarsi se ci fosse una continuità di cambiamenti in individui intermedi: infatti ognuna delle caratteristiche presa in sé senza le altre non avrebbe uno scopo e quindi tutte dovevano apparire contemporaneamente). Ad esempio “anche la questione sulle modalità di acquisizione della capacità di volare non è ancora stata chiarita e le relative condizioni selettive non sono verificabili” (8) e per finire, “un’osservazione dei dettagli mostra che, nella trasmissione fossile, mancano plausibili anelli di congiunzione nel supposto passaggio dai rettili ai mammiferi. Anche nella presunta evoluzione successiva dei mammiferi, non è possibile individuare rapporti storico-parentali fra i loro numerosi gruppi” (9). 
 
E nel supposto passaggio dalla scimmia all’uomo, che tanto plasticamente viene spesso rappresentato dai mass media con delle animazioni suggestive, dalle scimmie meno evolute all’uomo sapiens, … sono stati portati alla luce numerosi fossili identificati come resti di scimmie antropomorfe e uomini estinti. .. (ma) ...finora è stato impossibile trovare un candidato indiscusso come progenitore dell’uomo. Gli anelli di congiunzione auspicati restano ancora degli “anelli mancanti” (10).
E meno male che i fossili dovevano fornire prove schiaccianti!


Omologie nelle strutture anatomiche e molecolari
Le affinità (cioè le analogie) sia nella forma, che nella struttura interna, che nel metabolismo o nel materiale genetico tra gli esseri viventi vengono considerati come argomenti a favore della macroevoluzione. Ma anche qui ci sono ambiguità, problemi e interpretazioni controverse. L’esempio principale di affinità potrebbe essere quello di strutture omologhe del criterio di posizione: le ossa negli arti anteriori dei vertebrati. Secondo gli evoluzionisti sarebbero tutti derivati da un anfibio capostipite in quanto presentano, nonostante la funzione diversissima, caratteri comuni. Ma questa omologia potrebbe essere in realtà derivata da una necessità costruttiva (ad esempio fisica e meccanica in quanto ‘leve’) per svolgere le diverse funzioni.

Inoltre “l’affermazione secondo la quale alcune affinità non siano da ricercare nella funzione e perciò si debbano spiegare soltanto attraverso trasformazioni evolutive precedenti non è dimostrata” (11). E ancora, si distinguono le affinità in omologie che indicherebbero l’origine comune e in analogie che vengono interpretate come convergenze (cioè caratteri o addirittura organi simili in specie non aventi origine comune e che quindi sarebbero apparsi indipendentemente le une dalle altre nel corso della storia). Fra l’altro è stato dimostrato che le convergenze sono ampiamente diffuse anche tra gli invertebrati. Ma questo fatto fa nascere due problemi: non si sa bene quali criteri adottare per distinguere tra ‘omologie’ e ‘analogie’, e quelli proposti andrebbero bene anche per una teoria creazionista, però come fa un’evoluzione priva di uno scopo preciso ad ottenere ripetutamente un risultato affine? 
 
Per concludere “Le omologie come indicatori di un’origine comune non si possono definire chiaramente sulla base di dati empirici, ma vengono riconosciute tali solo con la premessa di diversi ipotesi evolutive e applicando il principio di parsimonia. Anche per questo motivo le affinità non rappresentano alcuna prova indipendente a favore dell’evoluzione” (12)

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Note e crediti


(1) Mihael Georgiev “Charles Darwin - oltre le colonne d’Ercole” - Gribaudi – 2009. L’autore è un medico nato in Bulgaria ma residente in Italia, redattore del sito internet www.origini.info.Ha pubblicato testi medici specialistici e scientifici tra cui anche “il mistero delle origini” - Ecclesiae Domus -2008

(2) Junker – Scherer – Evoluzione – un trattato critico – Gribaudi 2007 pag 215
(3) Curtis / Bames – Invito alla Biologia – Zanichelli 1994 pag 288
(4) Junker – Scherer op. cit. pag. 227
(5) Junker – Scherer op. cit. pag. 229
(6) Junker – Scherer op. cit. pag. 230
(7) Junker – Scherer op. cit. pag. 231
(8) Junker – Scherer op. cit. pag. 241
(9) Junker – Scherer op. cit. pag. 241
(10) Junker – Scherer op. cit. pag. 263
(11) Junker – Scherer op. cit. pag. 169
(12) Junker – Scherer op. cit. pag 174

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