Continuo il discorso su "Creazione o Evoluzione?" iniziato in un precedente post.
Ecco
quali sarebbero le
ulteriori
prove sperimentali che proverebbero la macroevoluzione dopo
quelle di cui ho parlato nella puntata precedente:
Biogeografia
Un
altro esempio che viene portato a sostegno della teoria
dell’evoluzione è quello della distribuzione geografica degli
esseri viventi. Ma
anche questa supposta ‘prova’ alla luce di diversi argomenti
critici perde molta validità.
L’argomento
cruciale degli
evoluzionisti in proposito è
che luoghi con clima e topografia simili sono spesso popolati da
organismi molto differenti. Ma spesso si trascura il fatto che però
vi sono molte specie o generi con diffusione mondiale. La
discussione su questo tema ebbe inizio con Darwin nel momento in cui
osservò
l’incredibile varietà di fringuelli presenti nelle isole Galapagos
ma
“ è abbastanza palese l’ipotesi che tali specie di fringuelli
siano da ricondurre ad alcuni fringuelli del continente sudamericano
dai quali sono nate poi le specie attuali che, non essendo potute
tornare nel continente, limitano la loro presenza alle isole
suddette… tuttavia sono rilevabili solo cambiamenti microevolutivi
nei confronti della specie di provenienza ipotetica” (2).
Insomma molti ‘endemismi’ (cioè popolamento da parte di una
specie in una sola area limitata) sono da ricondurre a
specializzazioni all’interno dei tipi base, quindi a
microevoluzione.
Quindi per
dirla in breve: la teoria evoluzionista sostiene che gli endemismi si
sono generati con evoluzione di specie originarie dapprima diffuse
che trovandosi successivamente isolate in certi territori (centri
di sviluppo) si
sono evolute in altre specie che quindi risultano
presenti solo in quelle zone e non in altre. Ma i continenti
presentano delle differenze ma anche degli elementi comuni nella
flora e nella fauna. Ci
sono diverse specie a diffusione mondiale e ciò è un indizio a
sfavore della diffusione graduale a partire dai cosiddetti centri di
sviluppo. Inoltre se si prendono a prova i reperti fossili molti
endemismi perdono il loro valore: infatti in molti casi le specie
considerate ‘zonali’ un tempo erano diffuse in altri territori ma
per ragioni storiche si sono poi estinte.
Fossili
Darwin
considerava i reperti fossili una prova poco significativa e
contraddittoria
di come si sarebbe svolta l’evoluzione ma, sempre nel testo
scolastico già citato, pur
ammettendo ciò, figura
però
anche
questa affermazione perentoria: “per
i suoi contemporanei e per gli studiosi moderni, invece, i reperti
fossili hanno fornito la prova schiacciante
(il grassetto
è mio) che
l’evoluzione ha effettivamente avuto luogo”
(3).
In
realtà sarebbe stato più corretto se avesse affermato “hanno
fornito per molti la
prova più convincente tra quelle elencate, anche se tuttora molto
controversa..”
e con ciò
avrebbe
contribuito ad informare i giovani studenti sulla realtà dei fatti,
ma tant’è! Quando si dice atteggiamento ideologico! Se avessero
adottato un taglio
meno di parte probabilmente avrebbero riconosciuto che non tutto va
così bene come si vorrebbe far credere!
“La
teoria evoluzionistica parte dal presupposto che gli organismi
viventi si siano sviluppati gli uni dagli altri sulla base di passi
evolutivi molto piccoli (…). si tratta quindi di rispondere alla
domanda se siano stati trovati dei fossili interpretabili come anelli
di congiunzione, cioè come forme di transizione. Molti paleontologi
(studiosi di fossili) ammettono che questi reperti sono
sorprendentemente rari
e che la loro
interpretazione come
vere forme di transizione è
quasi sempre controversa
(il
grassetto
è mio)” (4).
Né
può essere ormai invocata come causa di questa mancanza di forme
intermedie la lacunosità dei reperti fossili: oggi sono note non
meno di 250.000 specie fossili diverse e miliardi di individui.
Fra
l’altro per quanto riguarda i microfossili, cioè quelli relativi
ai microorganismi quali i batteri, questi risultano praticamente
indistinguibili dalle forme odierne per quanto riguarda grandezza,
morfologia, ecologia, stadi di sviluppo e riproduzione, per cui essi
non possono essere portati a prova di evoluzione, semmai di
stabilità! Anche dopo miliardi di anni molti microrganismi sono
rimasti immutati!
Un’altra
difficoltà rappresentata per la teoria è legata alla scoperta di
un numero enorme di fossili legato alla cosiddetta “esplosione
cambriana” : all’inizio del Cambriano, 545 milioni di anni fa,
sono comparse improvvisamente tantissime specie, “un
mondo animale altamente differenziato, e così ricco che si parla di
‘esplosione’ cambriana’ o del Big Bang della paleontologia”
(5).
Non sembrano esserci precursori nell’era immediatamente precedente,
nel Precambriano, infatti negli strati
che gli si riferiscono sono stati trovati solo pochissimi
pluricellulari, ma nulla a che vedere con eventuali ‘predecessori’.
“Già lo
stesso Darwin aveva ravvisato nella molteplicità dei fossili
cambriani un problema per la sua teoria”
(6).
E
la
tesi secondo cui non esisterebbero fossili di precursori per via
della delicatezza della loro struttura
risulta insostenibile perché sono stati trovati
oltre 400 fossili risalenti al precambriano relativi
a
esseri molto delicati. Per il resto altre spiegazioni non convincono
e sono molto ipotetiche.
Un’altra
cosa che i fossili mettono in risalto, e che costituiscono una seria
difficoltà per l’evoluzionismo, è che spesso organi molto
complessi (come ad esempio gli ossicini dell’orecchio) si sarebbero
formati almeno due volte in maniera indipendente: e ciò è poco
plausibile, se non altro per una questione di probabilità.
Un’altra
difficoltà è la genesi dello scheletro interno, cioè la formazione
delle ossa dei vertebrati. “Non
esistono reperti fossili né modelli teorici fondati che siano di
aiuto (…). Non si deve dimenticare quale adattamento è necessario
nella struttura di un animale perché si formi un sistema di ossa,
vertebre e relativi muscoli! Trasformazioni fondamentali di questo
tipo si sarebbero dovute estendere per così tanti stadi intermedi, e
per periodi di tempo così lunghi, che nelle rocce precambriane e
cambriane si sarebbero dovuti assolutamente trovare dei fossili
corrispondenti”
(7).
Una ulteriore difficoltà è rappresentata dal fatto che non si conosce
quale pressione selettiva abbia portato alla trasformazione delle
penne e
piume di protezione, evoluzione delle scaglie, in penne
adatte al volo, in quanto queste ultime sono irriducibilmente
complesse (nel senso che non avrebbero senso alcune caratteristiche
di esse presenti e altre assenti, come ci sarebbe da aspettarsi se
ci fosse una
continuità di cambiamenti in individui intermedi: infatti ognuna
delle caratteristiche presa in sé senza
le altre non avrebbe uno scopo e quindi tutte dovevano apparire
contemporaneamente). Ad esempio
“anche la
questione sulle modalità di acquisizione della capacità di volare
non è ancora stata chiarita e le relative condizioni selettive non
sono verificabili”
(8)
e per finire, “un’osservazione
dei dettagli mostra che, nella trasmissione fossile, mancano
plausibili anelli di congiunzione nel supposto passaggio dai rettili
ai mammiferi. Anche nella presunta evoluzione successiva dei
mammiferi, non è possibile individuare rapporti storico-parentali
fra i loro numerosi gruppi”
(9).
E
nel
supposto passaggio dalla scimmia all’uomo, che tanto plasticamente
viene spesso rappresentato dai mass media con delle animazioni
suggestive, dalle scimmie meno evolute all’uomo sapiens, “… sono
stati portati alla luce numerosi fossili identificati come resti di
scimmie antropomorfe e uomini estinti. .. (ma)
...finora è stato impossibile trovare un candidato indiscusso come
progenitore dell’uomo. Gli anelli di congiunzione auspicati restano
ancora degli “anelli mancanti”
(10).
E
meno male che i fossili dovevano fornire prove schiaccianti!
Omologie nelle strutture anatomiche e molecolari
Le
affinità (cioè le analogie) sia nella forma, che nella struttura
interna, che nel metabolismo o nel materiale genetico tra gli esseri
viventi vengono considerati come argomenti a favore della
macroevoluzione. Ma anche qui ci sono ambiguità, problemi e
interpretazioni controverse. L’esempio
principale di affinità potrebbe essere quello di strutture omologhe
del criterio di posizione: le ossa negli arti anteriori dei
vertebrati. Secondo gli evoluzionisti sarebbero tutti derivati da un
anfibio capostipite in quanto presentano, nonostante la funzione
diversissima, caratteri comuni. Ma questa omologia potrebbe essere in
realtà derivata da una necessità costruttiva (ad esempio fisica e
meccanica in quanto ‘leve’) per svolgere le diverse funzioni.
Inoltre
“l’affermazione
secondo la quale alcune affinità non siano da ricercare nella
funzione e perciò si debbano spiegare soltanto attraverso
trasformazioni evolutive precedenti non è dimostrata”
(11).
E ancora, si distinguono le affinità in omologie
che indicherebbero l’origine comune e in analogie
che vengono interpretate come convergenze
(cioè caratteri o addirittura organi simili in specie non aventi
origine comune e che quindi sarebbero apparsi indipendentemente le
une dalle altre nel
corso della storia).
Fra
l’altro è stato dimostrato che le convergenze sono ampiamente
diffuse anche tra gli invertebrati. Ma
questo fatto fa nascere due problemi: non si sa bene quali criteri
adottare per distinguere tra ‘omologie’ e ‘analogie’, e
quelli proposti andrebbero bene anche per una teoria creazionista,
però
come
fa un’evoluzione priva di uno scopo preciso ad ottenere
ripetutamente un risultato affine?
Per
concludere “Le
omologie come indicatori di un’origine comune non si possono
definire chiaramente sulla base di dati empirici, ma vengono
riconosciute tali solo con la premessa di diversi ipotesi evolutive e
applicando il principio di parsimonia. Anche per questo motivo le
affinità non rappresentano alcuna prova indipendente a favore
dell’evoluzione”
(12)
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Note e crediti
(1)
Mihael Georgiev
“Charles Darwin -
oltre le colonne d’Ercole”
- Gribaudi – 2009. L’autore è un medico nato in Bulgaria ma
residente in Italia, redattore del sito internet www.origini.info.Ha
pubblicato testi medici specialistici e scientifici tra cui anche “il
mistero delle origini”
- Ecclesiae Domus -2008
(2)
Junker – Scherer – Evoluzione
– un trattato critico
– Gribaudi 2007
pag
215
(3)
Curtis
/ Bames – Invito
alla Biologia
– Zanichelli 1994
pag 288
(4)
Junker
– Scherer op. cit. pag. 227
(5)
Junker
– Scherer op.
cit. pag.
229
(6)
Junker
– Scherer op.
cit.
pag.
230
(7)
Junker
– Scherer op.
cit. pag.
231
(8)
Junker
– Scherer op.
cit. pag.
241
(9)
Junker – Scherer op. cit. pag. 241
(10)
Junker – Scherer op. cit. pag.
263
(11)
Junker – Scherer op. cit. pag.
169
(12)
Junker – Scherer op. cit.
pag 174
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