Mi ricordo da bambino quando servivo la messa (in latino) in collegio, e dovevo spostare il leggio con il messale da una parte all'altra dell'altare, avevo sempre il timore che mi potesse cadere per terra, era veramente pesante e difficile da trasportare. Mentre ero inginocchiato ai lati del celebrante, ne dovevo seguire i movimenti in quanto in certi momenti occorreva suonare il campanello per segnalare così ai fedeli il passaggio da una fase all’altra della Messa. In particolare ce n’era uno in cui il sacerdote distendeva le mani sulle offerte: dovevo suonare per segnalare l’inizio della consacrazione. Tra quelli che seguivano la messa c’erano i miei compagni di collegio e le suore, in particolare la nostra suora responsabile,
Suor Nunziatina, la quale non avendo altro modo per richiamarci
all’ordine durante i silenzi della Messa, tossiva leggermente o faceva
con la glottide i tipici rumori di chi vuole eliminare un piccolo
ostacolo nella gola. Una mattina mi ero così distratto ed estraniato che
non mi accorsi del momento, per cui, come mi riferirono poi, la povera
suora dovette tossire tanto da diventare quasi cianotica…Quando tornai
in me mi accorsi che il prete era rimasto impassibile non so per quanto
tempo con le mani stese sulle offerte in silenzio, fermo, ieratico… in attesa che suonassi.
Questo piccolo banale fatterello per farvi già capire la differenza di atteggiamento del sacerdote, serio e impassibile, durante la messa ‘antica’ e quello chiassoso e alla ‘volemoce bene’ di quella ‘moderna’.
Voi mi direte, ma non è meglio adesso? Secondo me no!
A mio parere la Messa deve essere una occasione (fra l'altro) per stabilire un contatto con Dio, e non con i 'fratelli' con cui posso invece avere una comunicazione sempre, e questo non può avvenire se si viene continuamente distratti dagli atteggiamenti e parole del prete che ci guarda e che guardiamo in viso, per non parlare poi dei vari canti con battiti o movimenti scomposti delle mani come si fosse in discoteca e questo scambiarsi segni della pace alle volte in maniera rumorosa e girando le spalle al tabernacolo: sembra una cena in famiglia, un ricevimento mondano e alle volte mi chiedo: ma Dio dov'é?
Nella messa ‘antica’, che per fortuna il nostro caro Papa Benedetto XVI ha riportato in uso (era il 2009..), tutto avviene in maniera più seria e composta, esistono lunghi silenzi in cui ognuno può pregare e come 'parlare' con Dio, l’atmosfera solenne e sobria ti immerge nel mistero del Sacro, tutti, Sacerdote e fedeli, sono rivolti verso il tabernacolo, verso il Signore, e la lingua è quella latina, non quella che usiamo al mercato e nella vita di tutti i giorni. Il fascino di tale messa è indescrivibile, ma bisogna provarla per capirlo.
Già nelle parole iniziali tale Rito fa capire il diverso atteggiamento verso Dio di sacerdote e fedeli. Infatti all’inizio, ai piedi dell’altare, prima di salire i gradini di esso, il Sacerdote rivolto verso il tabernacolo comincia la Messa dicendo: 'Introibo ad altare Dei' (Mi introduco all’altare di Dio) e il diacono e i fedeli rispondono ‘Ad Deum qui laetificat juventutem meam’ (Al Dio che allieta la mia giovinezza).
I fedeli rispondono quindi, qualunque sia la loro età: ‘Al Dio che allieta la mia giovinezza’ !
Il ‘Vetus Ordo’ , cioè la messa antica e in latino, è di una bellezza incomparabile, ricca di significato e di lodi verso l’Altissimo, molto differente dalla 'piattezza' del nuovo rito nato con la frenesia di modernizzare tipico del 68 dopo il Concilio Vaticano II. Durante questa Messa tutti sono rivolti verso il Tabernacolo, dove è veramente presente il Signore in Anima e Corpo.
Riporto qui alcuni passi, quelli che mi colpiscono in modo particolare:
(Introduzione)
(questo è il ‘duetto’ recitato tra sacerdote, diaconi e fedeli ai piedi
dell’altare, rivolti tutti verso il tabernacolo, prima che il sacerdote
salga i gradini per recarsi all’altare vero e proprio (le parole sono tratte dal
Salmo 42) ):
Sac. - Introibo ad altare Dei (Mi accosterò all’altare di Dio)
Risp. - Ad Deum qui laetificat juventutem meam (Al Dio che allieta la mia giovinezza)
Sac. - Iúdica me, deus, et discérne causam meam de gente non sancta: ab ómine iníquo, et dolóso érue me. (sii mio giudice, o Dio, e separa la mia causa dalla gente profana: liberami dall’uomo iniquo e ingannatore)
Risp. - Quia tu es, Deus, fortitúdo mea: quare me repulísti, et quare tristis incédo, dum afflígit me inimícus? (poiché Tu, o Dio, sei la mia forza. Perché mi respingi? E perché devo andare mesto mentre mi affligge il nemico?)
Sac. - Emítte lucem tuam et veritátem tuam: ipsa me deduxérunt et adduxérunt in montem sanctum tuum, et in tabernácula tua. (Irraggia la Tua luce e la Tua verità: esse mi guidino e mi accompagnino al tuo santo monte e ai tuoi tabernacoli)
Risp. - Et introíbo ad altáre Dei: ad Deum qui lætíficat iuventútem meam. (E mi accosterò all’altare di Dio, al Dio che allieta la mia giovinezza)
Sac. - Confitébor tibi in cíthara, Deus, Deus meus; quare tristis es, ánima mea, et quare contúrbas me? (Te loderò sulla mia cetra, o Dio, mio Dio. Perché sei triste, o anima mia? E perché mi conturbi?)
Risp. - Spera in Deo, quóniam adhuc confitébor illi: salutare vúltus mei, et Deus meus.
(Spera in Dio, poichè potrò lodarlo ancora, Lui che è la mia salvezza, ed il mio Dio).
(ACCETTA, Padre santo, onnipotente eterno Dio, questa ostia immacolata, che io, indegno servo tuo, offro a Te Dio mio vivo e vero, per gli innumerevoli peccati, offese e negligenze mie, e per tutti i circostanti, come pure per tutti i fedeli cristiani vivi e defunti, affinché a me ed a loro torni di salvezza per la vita eterna. O Dio, che in modo meraviglioso creasti la nobile natura dell'uomo, e piú meravigliosamente ancora l'hai riformata, concedici di diventare, mediante il mistero di quest'acqua e di questo vino, consorti della divinità di Colui che si degnò farsi partecipe della nostra umanità, Gesú Cristo tuo Figlio, Nostro Signore, che è Dio e vive e regna con Te nell'unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.)
(SUPPLICI Ti preghiamo, o Dio onnipotente: comanda che questi doni, per le mani dell'Angelo Tuo santo, vengano portati sul Tuo sublime altare, al cospetto della Tua divina maestà, affinché quanti, partecipando a questo altare, riceveremo il sacrosanto +Corpo e +Sangue del Tuo Figlio, veniamo ricolmi d'ogni celeste benedizione e grazia. Per Cristo nostro Signore. Amen)
Sac. - Pláceat Tibi, sancta Trínitas, obséquium servitútis meæ: et praesta: ut sacrifícium, quod óculis Tuae Maiestátis indígnus óbtuli, Tibi sit acceptábile, mihíque, et ómnibus, pro quibus illud óbtuli, sit, te miseránte, propitiábile. Per Christum Dóminum nostrum. Amen
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