27 gennaio 2010
L'ipotesi evoluzionistica fa acqua...(parte 2^)
E anche nel secondo assunto, quello che vorrebbe che le tutte le specie viventi siano state generate da variazioni genetiche casuali e progressive nel corso di tempi lunghissimi, l’evoluzionismo si trova in difficoltà…
Qui bisogna distinguere tra ‘microevoluzione’, cioè variazioni che si verificano all’interno della stessa specie, che effettivamente avvengono e che portano alla diversità di individui, dalla ‘macroevoluzione’, cioè una serie di variazioni genetiche casuali talmente importanti da far nascere nuovi organi e funzioni e quindi una nuova specie diversa da quella di origine. E questa ipotesi, che è una trasformazione del darwinismo nel neodarwinismo o ‘teoria sintetica’, si trova in grande difficoltà sperimentale nell’ambito dei fossili in quanto non sono mai stati osservati gli individui che rappresentano lo stato di passaggio intermedio tra una specie e l’altra ( i cosiddetti innumerevoli ‘anelli di congiunzione’ che in maniera imbarazzante dalla nascita della teoria mancano all’appello), né nella esperienza umana si è mai verificato che con incroci e accoppiamenti si sia potuto ottenere da una specie un’altra completamente diversa (non si parla degli ‘ibridi’ ovviamente perché non rappresentano una ‘specie diversa’).
Certo l’analisi dei fossili è un terreno minato, arena delle più svariate e contraddittorie interpretazioni, infatti non dicono quando una determinata specie è comparsa o scomparsa. Ne fotografano un esemplare, o un suo frammento, in un dato momento. Solo raramente quella fotografia può essere collegata, attraverso una indagine cronologica, ad altri elementi che ci comunichino qualche informazione certa sulla durata della vita della specie.
Esistono inoltre ‘fossili viventi’, specie cioè sopravvissute a lungo rispetto ai loro ‘ultimi’ fossili, specie vive molto tempo dopo quella che si ritiene essere la data dell’ultimo resto fossile della loro specie rinvenuto. Stando all’ipotesi della selezione naturale specie così non dovrebbero più esistere, superate e vinte dalle altre nella lotta per la sopravvivenza, invece si intestardiscono a vivere accanto alle specie loro discendenti, e ciò contraddice l’assunto della selezione naturale del più adatto che renderebbe obsolete le specie ascendenti intermedie. E di tali ‘fossili viventi’ se ne scoprono sempre più…
Se una cosa inoltre i fossili ci dicono è che le specie viventi preistoriche così come le vediamo oggi attraverso i loro resti erano tutte già perfettamente formate e compiute nella loro epoca, e senza la minima traccia di stadi intermedi. E per di più compaiono profondamente diversificate, oltre che appunto complete, e in maniera apparentemente improvvisa. Infatti nel Cambriano (545 milioni di anni fa) sono apparsi nei mari tutti i Tipi di animali: Protozoi, Spugne, Celenterati, Anellidi, Echinodermi, Molluschi, Artopodi e probabilmente poco dopo i Cordati. Nessun altro tipo animale appare successivamente. Questa comparsa simultanea di tutti i Tipi è un'altra difficoltà in cui si trova l'evoluzionismo, in quanto secondo esso le grandi diversificazioni avrebbero dovuto essere l'ultimo risultato e non il primo evento della storia della vita. Inoltre non esistono forme intermedie tra i Tipi. Le Classi entro i Tipi appaiono invece in qualche caso in successione, infatti tra i vertebrati pare siano apparsi per primi i Pesci, poi gli Anfibi, i Rettili, i Mammiferi e gli Uccelli. Ma i membri di ogni nuova classe non risultano essere i discendenti dei membri della classe che prima di loro ha dominato la Terra. Il quadro che appare dai fossili è quello di sostituzione e non di successioni mediante trasformazione, infatti anche nel caso delle classi mancano del tutto gli anelli intermedi.
La mancanza di tali anelli ha portato ad una riformulazione dell’evoluzionismo da parte di alcuni studiosi come Gould avversari dell’idea del lentissimo gradualismo. Questi studiosi hanno contestato decisamente l’esistenza degli anelli della catena evolutiva che dovrebbero testimoniare la creazione di nuove specie viventi. Per loro la comparsa di nuove specie non sarebbe avvenuta gradualmente ma con relativa rapidità, anche se ancora non si sa come, cioè con cambiamenti repentini, seguiti da periodi di stasi, e tale teoria ha il nome di ‘equilibrio punteggiato’. Dunque per questa teoria l’evoluzione procederebbe per salti.
Essa però non spiega come sono avvenuti i salti, per i quali in verità, dati così brevi tempi, non si possono neppure ipotizzare delle micromutazioni genetiche in accumulo e sfociate in macromutazioni.
Inoltre questi studiosi non attribuiscono nessun valore ai reperti fossili.
Ad alcuni questa teoria è sembrata un tentativo di salvataggio in extremis del darwinismo anche se dai puri neodarwinisti viene comunque vista come una eresia. In realtà l’operazione condotta da Gould e compagni risulta inverificabile dal punto di vista sperimentale ancora più della formulazione ortodossa in quanto sconfessa anche l’utilità dell’analisi dei fossili di cui il neodarwinismo si serve per ‘provare’ sperimentalmente le sue ipotesi.
Le conoscenze della genetica man mano che progrediscono assestano altri colpi seri all’ipotesi evoluzionista. La regolarità e la complessità del DNA e della sua trasmissione infatti paiono essere incompatibili in definitiva con questa onnipresenza del caso e inoltre tale complessità del DNA pare si sia mantenuta costante nel corso di milioni di anni, senza mutare quindi granché.
Il DNA tende infatti a conservare se stesso mediante meccanismi di riparazione, qualora venisse turbato. La mutazione o è dovuta ad alterazioni sfuggite all'azione riparatrice del DNA, o a meccanismi di adattamento alle mutate situazioni dell'ambiente, ma secondo i neodarwinistii chi agisce è il caso, e non qualcosa di geneticamente programmato per l'adattamento di un vivente ad un ambiente mutato. Gli errori che forzano i meccanismi di riparazione del DNA, sono oggetto di trasmissione ereditaria, con mutazioni che non hanno immediato effetto fenotipico (cioè il sul suo aspetto fisico), ma lo hanno se si sommano nel tempo ad altre. Ma la percentuale di mutazioni è estremamente bassa: una su centinaia di migliaia; presso gli animali superiori è di circa una mutazione su alcune decine di migliaia di individui. Le mutazioni producono, nella gran parte dei casi, anomalie, tare, e a volte vere mostruosità. Il numero delle mutazioni che porta a rapido decesso è da 10 a 15 volte superiore a quello delle mutazioni vitabili, cioè compatibili con la vita. Le mutazioni che possono risultare di qualche vantaggio sono rarissime. Ma mai e poi mai si ha l'emergere di una nuova specie…(continua leggendo la 3^ parte)
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Se il meccanismo dell’evoluzione fosse dovuto a mutazioni genetiche casuali, allora, nella zona intorno a Chernobyl questo meccanismo dovrebbe essere facilmente osservabile. Infatti, in mezzo a tante mutazioni controproducenti o inutili (dovute alle radiazioni), quali si sono effettivamente verificate, dovrebbe essere possibile osservare anche qualche mutazione favorevole, tale da far sorgere qualche nuova specie. Non mi risulta però che sia stato osservato qualcosa di simile.
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