Sto leggendo
un libro sullo stato dell’arte del
confronto/scontro tra creazione ed evoluzione intitolato “Charles
Darwin oltre le colonne d’Ercole” (1), e sto scoprendo che non
è vero che
la situazione si
sia risolta con
la vittoria della cosiddetta Teoria sintetica dell’Evoluzione sul
credo Creazionista,
come invece i media mainstrem ci vogliono far credere. Infatti la vecchia accusa
dei positivisti verso
chi aderisce al
racconto biblico della creazione – e
cioè il
fatto che sarebbero dei
fideisti e quindi al
di fuori della scienza - potrebbe forse ribaltarsi sugli stessi sostenitori
dell'evoluzionismo, in quanto molti assunti che essi danno per scontati sono, ad opinione di molti, al limite del discorso scientifico.
Per prima cosa vorrei però
far notare che la teoria
dell’Evoluzione così come fu proposta
da Darwin tra
il 1859 e il 1872 , con
diversi rimaneggiamenti nelle
sei
edizioni del libro
“L’origine delle specie”,
fu
rifiutata dalla maggior parte
degli scienziati del suo tempo, in
quanto considerata non
scientifica soprattutto perché basata su alcuni presupposti
‘storici’ unici e quindi non verificabili (quale ad esempio
l’ipotesi della nascita casuale della vita dalla ‘non vita’,
cioè sull’abiogenesi),
e inoltre perché
mancante di un vero supporto sperimentale,
e solo successivamente fu
accettata, ma
più per motivi ideologici
che scientifici.
Huxley
scriveva “Nel 1860 i sostenitori della visione di Darwin
erano numericamente estremamente insignificanti”
(2)
e il biologo Wollason “L’opinione che le specie fossero
create indipendentemente, e non si sono trasmutate una nell’altra,
è stata finora così generale tra i naturalisti, che potremmo quasi
chiamarla un assioma” (3)
e del botanico Asa Gray “ La maggior parte dei
naturalisti crede che l’origine delle specie sia sovrannaturale”
(4) e
lo stesso Darwin nel 1859
aveva scritto a Gray che la sua teoria era
“ipotetica in
modo angosciante, e molte parti non meritano di essere
chiamate induzione, il mio errore più frequente è probabilmente che
i fatti dai quali è stata fatta induzione sono troppo pochi”
(5).
Solo
successivamente, in pochi decenni, la situazione si capovolse. Però
inizialmente “escluse alcune recensioni in riviste
specializzate, la teoria trovò spazio principalmente sui periodici
generali e religiosi. Questo fatto dimostra – se ci fosse ancora
bisogno – che le sue implicazioni ideologiche erano più importanti
della sua sostanza scientifica. Si spiega così il fatto che
una ipotesi rifettata dagli scienziati venne divulgata tra il
pubblico” e che “ il
successo della teoria non era dovuto a nuove prove (…) . Le idee si
impongono per la loro utilità, non per la loro validità; la
validità scientifica della teoria di Darwin non era poi così
importante: gli scienziati che la sostenevano avevano ben altro in
mente che convincere i loro colleghi della trasmutazione delle
specie. La teoria era utile nella lotta in atto per la riforma della
scienza e il ridimensionamento del potere clericale”
(6). Il più deciso in
quest’opera fu Thomas Henry-Huxley, in seguito denominato “mastino
di Darwin”. Lo seguì nel
lavoro il nipote
Julian, biologo, che divenne
anche primo segretario
dell’UNESCO, considerato da Georgiev uno degli intellettuali più
influenti del Novecento.
Fondamentale
per l’inizio
della guerra tra sostenitori
del creazionismo e quelli
dell’evoluzionismo
darwiniano fu la nascita del “club X”, che
si rivelò essere “il circolo più potente della scienza
dell’età vittoriana”
a cui aderirono 8 positivisti: lo stesso Huxley, il fisico Tyndall,
il botanico Dalton Hooker, l’entomologo Lubbock, il chimico
Frankland, il chirurgo Busk, il matematico Hirst e il filosofo
Spencer. Tale club si
distinse per la strenua
difesa della teoria
dell’evoluzione e della
visione naturalistica del mondo. Ma
contrariamente a quanto si
potrebbe pensare, la maggior parte degli evoluzionisti dell’ottocento
non erano atei: il loro vero
bersaglio non era la fede cristiana, ma quella biblica. In
pratica non avevano problemi nel credere nel Dio dei
filosofi, cioè ad essere
teisti, ma non accettavano il Dio biblico, quello
che agisce nella Storia: lo
stesso Darwin
si mostrò spesso d’accordo
con il tentativo di armonizzazione tra evoluzione e teismo.
Ma
in definitiva cosa sosteneva Darwin?
In sintesi
Darwin affermava che (tra
parentesi i rimandi agli estratti del suo discorso originale:
1)
non la necessità
(come invece sosteneva Lamarck che
pensava che le variazioni venissero indotte e acquisite dai bisogni
ambientali e venissero così trasmesse alla discendenza)
ma il
caso determina delle mutazioni negli individui quando essi
vengono concepiti, alcune
delle quali sono dei miglioramenti mentre altre
sono dei peggioramenti rispetto alle necessità di sopravvivere alle
sfide ambientali. (7)
2)
resistono
quelli con mutazioni
più utili e adatte alla vita e
trasmettono così le
loro caratteristiche utili alla discendenza (selezione
naturale) (8)
3)
le specie si originano quando le differenze tra individui nell’ambito
di un gruppo sono gradualmente convertite, nel corso di molte
generazioni, in differenze tra gruppi - cioè
dopo un periodo di tempo sufficientemente lungo si ha un accumulo di
cambiamenti tali
da
differenziare i gruppi di organismi, e così
nascerebbero le nuove specie (9).
Ma
quali sarebbero le prove della veridicità dell’ipotesi darwiniana
che, da fisico, fatico a chiamare teoria? C'è un un testo di scienze che posseggo (10)
che le riporta
nel capitolo in cui parla dell’evoluzione (fra l’altro
trattandola come se fosse una cosa sicura e scontata). Sono ‘prove’ in realtà
sorprendentemente molto deboli e forse anche interpretate male o con
pregiudizio favorevole alla teoria stessa. E questo non fa che
confermare i dubbi sulla effettiva solidità sperimentale di tale
‘teoria’. Ecco comunque
quali sarebbero tali prove che proverebbero la
macroevoluzione (riporto qui
le prime tre, delle altre tratterò nel post successivo):
la microevoluzione.
Anche
i creazionisti ammettono senza problema la realtà
della cosiddetta
‘microevoluzione’,
cioè i cambiamenti che col tempo avvengono all’interno
dei tipi base ovvero
“l’evoluzione
che interessa caratteri organizzativi già presenti; trasformazioni
quantitative di organi, strutture e piani di organizzazione di
organismi già esistenti (11)”
(per tipo base
si intende “il gruppo di tutti gli individui che sono direttamente
o indirettamente collegati tramite incroci” ed è più ampio del
concetto di specie: infatti ad esempio il cavallo e l’asino fanno
parte dello stesso tipo base pur essendo due specie distinte). Ma
la microevoluzione essendo qualitativamente
diversa dalla
macroevoluzione, non può essere portata come prova di quest’ultima:
infatti per macroevoluzione si intende “lo sviluppo di organi,
strutture e piani di organizzazione di organismi nuovi; inoltre
collegato a ciò, formazione di materiale genetico nuovo” e
la microevoluzione è una variazione all’interno dei tipi base e il
fatto che avvenga non dimostra la trasformazione di un tipo base in
un altro, qual’è appunto la macroevoluzione
la selezione
artificiale
Si
gioca con le parole. Vengono portati esempi di ‘cambiamenti
evolutivi’ mediante la selezione artificiale. Viene considerato il
cambiamento del piccione selvatico dovuto a diversi incroci, avendo
ottenuto piccioni più grandi o più piccoli, con il becco più o
meno grande e con più piume nella coda ma, e qui casca l’asino
come nel punto precedente!, viene anche detto che “tutti questi
esemplari possono incrociarsi tra loro” e quindi sono tutti
appartenenti allo stesso ‘tipo base’ e perciò
qui si tratta anche di
‘microevoluzione’ indotta da ‘selezione artificiale’, cioè
di cambiamenti
nelle forme dei singoli organi ma non creazione di organi nuovi con
salto di specie!
Un altro esempio che viene portato è quello della trasformazione della falena che per il suo colore chiaro si mimetizzava con i tronchi e le rocce ricoperti di licheni: dopo la rivoluzione industriale, con l’inquinamento, si cominciarono ad osservare falene scure… ma anche in questo caso abbiamo una ‘selezione artificiale’ nell’ambito dello stesso tipo base, quindi si tratta di microevoluzione!
Un altro esempio che viene portato è quello della trasformazione della falena che per il suo colore chiaro si mimetizzava con i tronchi e le rocce ricoperti di licheni: dopo la rivoluzione industriale, con l’inquinamento, si cominciarono ad osservare falene scure… ma anche in questo caso abbiamo una ‘selezione artificiale’ nell’ambito dello stesso tipo base, quindi si tratta di microevoluzione!
Resistenza dei batteri ai farmaci
Un
altro esempio di selezione artificiale è quello dei batteri
resistenti a certi antibiotici. In una popolazione di batteri c’è
sempre una piccola percentuale di individui che sono resistenti ad un
certo farmaco ad esempio la streptomicina che si attacca alla parete
dei ribosomi impedendo a questi di sintetizzare le proteine in
maniera corretta e così il batterio cessa di svilupparsi. Ma
alcuni batteri hanno una mutazione
che ha alterato il sito di
attacco della streptomicina: a questo punto essa non può nuocere. Da
notare però che la mutazione è avvenuta con perdita di informazione
nel ribosoma: trattasi di un guasto. Insomma se il farmaco è la
chiave, è come se il sito in cui fissarsi fosse diventata una
serratura guasta. In questo
caso si vede che la resistenza in alcuni
non è certo avvenuta con
aumento di informazione nella cellula del batterio ma con una
diminuzione.
“..anche se una simile mutazione può avere un valore selettivo, essa riduce piuttosto che aumentare l’informazione genetica. Essa perciò non può essere la tipica mutazione che si suppone abbia causato la macroevoluzione mediante piccoli passi. Tali passi devono aggiungere in media informazione. Anche se la resistenza è un guadagno, essa non è ottenuta aggiungendo ma sottraendo qualcosa. Anziché dire che il batterio ha guadagnato resistenza al farmaco sarebbe più corretto dire che ha perso la sua sensibilità. Ha perso informazione.” (12)
“..anche se una simile mutazione può avere un valore selettivo, essa riduce piuttosto che aumentare l’informazione genetica. Essa perciò non può essere la tipica mutazione che si suppone abbia causato la macroevoluzione mediante piccoli passi. Tali passi devono aggiungere in media informazione. Anche se la resistenza è un guadagno, essa non è ottenuta aggiungendo ma sottraendo qualcosa. Anziché dire che il batterio ha guadagnato resistenza al farmaco sarebbe più corretto dire che ha perso la sua sensibilità. Ha perso informazione.” (12)
Un ulteriore esempio che si può portare è la
mutazione che rende certi individui più resistenti alla malaria.
Siccome il batterio della malaria si attacca alle molecole di
emoglobina, in alcuni
individui una mutazione che
provoca una variazione nella forma dell’emoglobina non permette che
il batterio si attacchi, ciò causa quindi una relativa immunità. Ma
tale
immunità è in realtà dovuta ad una mutazione negativa, quella che
causa la cosiddetta ‘anemia falciforme’. Anche qui quindi
l’immunità è stata ottenuta con il guasto della 'serratura' e non
con il cambiamento in meglio di essa!
“I
processi di sviluppo della resistenza sono quanto di più darwiniano
si possa osservare in natura, ma dove portano? A forza di provare e
riprovare non riescono a fare di più che fissare, in condizioni
particolari, delle mutazioni dannose per l’organismo. Neanche
l’ombra di un miglioramento di una struttura esistente, neanche
l’ombra di un nuovo apparato molecolare o di un miglioramento; al
contrario in tutti i casi si ha un danneggiamento di ciò che è già esistente.” (13)
(continua nella 2^ parte)
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Note
e crediti
(1)
Mihael Georgiev
“Charles Darwin -
oltre le colonne d’Ercole”
- Gribaudi – 2009. L’autore è un medico nato in Bulgaria ma
residente in Italia, redattore del sito internet www.origini.info.
Ha
pubblicato testi medici specialistici e scientifici tra cui anche “il
mistero delle origini” - Ecclesiae Domus -2008
(2)
Huxley in “Life and Letters of Charles Darwin” (1887) pag.
186 cit. da Moore in “The post-Darwinian Controversies”
(1981) pag. 86 e ripreso da Mihael Georgiev in “Charles Darwin
oltre le colonne d’Ercole” pag 168
(3)
Annals and Magazine of History 1860 pag. 133 cit. da Ellegard
(1990) pag. 14 e ripreso da Mihael Georgiev in op. cit. pag. 168
(4)
Annals and Magazine of History 1860 pag. 94 cit. da Ellegard
(1990) pag. 14 e ripreso da Mihael Georgiev in op. cit. pag. 168
(5)
Darwin to Asa Gray in More Letters of Darwin (1903) pag. 126
cit. Ellegard (1990) pag 186
e
ripreso da Mihael Georgiev in op. cit. pag. 168
(6)
Mihael Georgiev - op. cit. pag. 170
(7) “
Se in condizioni mutevoli di vita gli esseri viventi
presentano differenze individuali in quasi ogni parte della loro
struttura (…); se a cagione del loro aumento numerico in
progressione geometrica si determina una severa lotta per la vita in
qualche età, stagione o anno (…) allora considerando la infinita
complessità delle relazioni di tutti gli esseri viventi fra di loro
e con le loro condizioni di vita, la quale fa sì che
un’infinita diversità di struttura, costituzione e
abitudini, sia per essi vantaggiosa, sarebbe un fatto quanto mai
straordinario che non avessero mai avuto luogo variazioni utili al
benessere di ciascun individuo, allo stesso modo con cui hanno avuto
luogo tante variazioni utili all’uomo” (C. Darwin – L’origine
della specie – Boringhieri To
2006 pag. 126)
(8) “
se mai si verificano variazioni utili ad un qualsiasi
essere vivente, sicuramente gli individui così caratterizzati
avranno migliori probabilità di conservarsi nella lotta per la vita;
per il saldo principio dell’ereditarietà, essi tenderanno a
produrre discendenti analogamente caratterizzati. Questo principio
della conservazione, o sopravvivenza del più adatto, l’ho
denominato selezione naturale” (C. Darwin – L’origine
della specie – Boringhieri To
2006 pag. 126)
(9) “Ma
abbiamo già visto come la selezione naturale comporti l’estinzione
(..) essa conduce anche alla divergenza dei caratteri; infatti quanto
più gli esseri viventi differiscono nella struttura, nelle abitudini
e nella costituzione, tanto più grande è il numero di essi che può
trovar da vivere in un’area (…) Perciò durante la modificazione
dei discendenti di una qualunque specie, e
durante la lotta incessante di tutte le specie per aumentare di
numero, quanto più differenziati divengono i discendenti,
tanto maggiore sarà la loro probabilità di successo
nella lotta per la vita. Così
le piccole differenze che distinguono le varietà della stessa specie
tendono regolarmente ad aumentare, fino ad eguagliare le più grandi
differenze fra le specie dello stesso genere o anche di generi
distinti” (C. Darwin – L’origine
della specie – Boringhieri To
2006 pag. 126)
(10)
Curtis / Bames – Invito alla Biologia – Zanichelli 1994
(le ‘prove’ riportate sono elencate a pag. 285-288)
(11)
Junker – Scherer – Evoluzione – un trattato critico
– Gribaudi 2007 pag. 53
(12)
Spetner – Not by change! Shattering the modern teory of
evolution – 1997 pag. 141
ripreso da
da Georgiev op. cit. pag. 293
(13)
Georgiev op. cit. pag. 298
Non ho letto ancora l'articolo, solo il titolo a cui rispondo: CREAZIONE ED EVOLUZIONE!
RispondiEliminaDio crea dal nulla (creazione), e poi ordina nei miliardi di anni confermati dalla scienza il cosmo, e la nascita della vita (evoluzione). Dio è così, nella Sua semplicità divina, SAPIENZA E ONNIPOTENZA INSIEME: Onnipotenza perchè crea un cosmo possibilmente infinito, Sapienza perchè lo ordina con le Sue Leggi in tempi convenevoli. Dio agisce sempre così, a ben guardare, è la Sua Natura, dalla prima pagina della genesi all'ultima dell'Apocalisse, e nella storia tutta. Da gesuita, se riesco ad entrare in Compagnia e ad avere un ministero accademico, voglio proporre questo schema creazione ed evoluzione a partire dalla semplicità di Dio, che è Onnipotenza e Sapienza insieme.
Se la Chiesa desse una risposta così, i dibattiti con la scienza potrebbero mitigarsi, e di molto anche.
Il punto da cui partire è la creazione dal nulla che non può essere negata. Se anche l'uomo derivasse da un progenitore ominide, come dice Padre Angelo dei Domenicani, è possibile che Dio ad un certo punto abbia infuso l'anima per dare inizio alla storia umana; anche nel caso evoluzionistico la creazione dal nulla non è ripudiata giacchè anche l'ominide risulterebbe creato dal nulla perchè la terra e l'universo in cui egli si sviluppa lo sono stati.
Anzi, io mi azzardo a dire che Dio non è Creatore o Ordinatore soltanto, ma è Creatore ed Ordinatore insieme, Creatore dal nulla per Onnipotenza, Ordinatore della materia informe (i miliardi di anni della scienza) per Sapienza!
Come vedete, non c'è per niente, con questo schema, divergenza Scienza-Fede!
Santa Domenica delle Palme!
Alessandro