17 giugno 2009
L'inferno - (parte 3^)
Riporto qui (in ordine cronologico) alcune descrizioni dell’inferno fatte da Santa Teresa d’Avila, la beata Caterina Emmerick e santa Faustina Kowalska canonizzata da Giovanni Paolo II.
Ovviamente non so dire se queste visioni corrispondono alla realtà, certo sono descrizioni spaventose... sono comunque testimonianze mistiche, chi legge è libero di crederci o meno e io mi astengo da ogni commento.
Dal Capitolo XXXII del – Libro della mia vita – di Santa Teresa d’Avila (1565)
“Passato gran tempo da quando il Signore mi aveva fatto già molte grazie suddette e anche altre, assai notevoli, mentre un giorno ero in orazione, mi sembrò di trovarmi ad un tratto tutta sprofondata nell’inferno, senza sapere come. Capii che il Signore voleva farmi vedere il luogo che lì i demoni mi avevano preparato e che io avevo meritato per i miei peccati. Tale visione durò un brevissimo spazio di tempo, ma anche se vivessi molti anni, mi sembra che non potrei mai dimenticarla.
L’entrata mi pareva come un vicolo assai lungo e stretto, come un forno molto basso, scuro e angusto; il suolo, una melma piena di sudiciume e di un odore pestilenziale, in cui si muoveva una quantità di rettili schifosi. Nella parete di fondo vi era una cavità a modo di un armadietto incassato nel muro, dove mi sentii rinchiudere in uno spazio assai ristretto. Ma tutto questo era uno spettacolo financo piacevole in confronto a quello che qui ebbi a soffrire. Ciò che ho detto comunque è mal descritto.
Quello che sto per dire, però, mi pare che non si possa neanche tentare di descriverlo né si possa intendere: sentivo nell’anima un fuoco di tale violenza che io non so come poterlo dire; il corpo era tormentato da così intollerabili dolori che, pur avendone sofferto in questa vita di assai gravi, anzi, a quanto dicono i medici, dei più gravi che in terra si possano soffrire – perché i miei nervi si erano tutti rattrappiti quando rimasi paralizzata – tutto è nulla in paragone di quello che ho sofferto lì allora, tanto più al pensiero che sarebbero stati tormenti senza fine e senza tregua.
Eppure anche questo non era nulla in confronto al tormento dell’anima: un’oppressione, un’angoscia, una tristezza così profonda, un così accorato e disperato dolore che non so come esprimerlo. Dire che è come un sentirsi continuamente strappare l’anima è poco, perché, morendo, sembra che altri ponga fine alla nostra vita, ma qui è la stessa anima a farsi a pezzi. Io non so proprio come descrivere quel fuoco interno e quella disperazione che esasperava così orribili tormenti e così gravi sofferenze. Io non vedevo chi me li procurasse, ma mi pareva di sentirmi bruciare e dilacerare; ripeto, però, che il supplizio peggiore era dato dal quel fuoco e da quella disperazione interiore.
Stavo in un luogo pestilenziale, senza alcuna speranza di conforto, senza la possibilità di sedermi o distendere le membra, chiusa com’ero in quella specie di buco scavato nel muro. Le stesse pareti, orribili a vedersi, mi gravavano addosso dandomi un senso di soffocazione. Non c’era luce, ma tenebre fittissime. Io non capivo come potesse avvenire questo: che, pur non essendovi luce, si vedesse ugualmente ciò che potesse dar pena alla vista.
Il Signore allora non volle mostrarmi altro dell’inferno; in seguito, però, ho avuto una visione di cose spaventose, tra cui il castigo di alcuni vizi. Al vederli mi sembravano ben più terribili, ma siccome non ne provavo la sofferenza, non mi facevano tanta paura, mentre in questa prima visione il Signore volle che io sentissi davvero nello spirito quelle angosce e afflizioni, come se le patissi nel corpo. Non so come questo sia avvenuto (…). Sentir parlare dell’inferno è niente di fronte a questa pena, che è ben altra cosa. C’è la stessa differenza che passa tra un ritratto e la realtà; bruciarsi al nostro fuoco è ben poca cosa rispetto al tormento del fuoco infernale.
Rimasi assai spaventata e lo sono tuttora mentre scrivo, benché siano passati quasi sei anni, tanto da sentirmi agghiacciata dal terrore qui stesso, dove sono. (…)
Questa visione mi procurò anche una grandissima pena al pensiero delle molte anime che si dannano e un vivo impulso di riuscire loro utile, essendo, credo, fuor di dubbio, che per liberarne una sola dai quei tremendi tormenti, sarei disposta ad affrontare mille morti assai di buon grado.
Da - Le Rivelazioni della beata Caterina Emmerick (1833)L’Abisso Infernale
“Vidi finalmente il Salvatore avvicinarsi, severo, al centro dell’abisso. L’inferno mi apparve come un immenso antro tenebroso, illuminato appena da una scialba luce metallica. Sulla sua entrata risaltavano enormi porte nere, con serrature e catenacci incandescenti.
Urla di orrore si levavano senza posa da quella voragine paurosa di cui ad un tratto si sprofondarono le porte. Così potei vedere un orrido mondo di desolazione e di tenebre.
L’inferno è un carcere di eterna ira, dove si dibattono esseri discordi e disperati. (…) si sprofondano cavernose prigioni, si estendono orrendi deserti e si scorgono smisurati laghi rigurgitanti di mostri paurosi, orribili. Là dentro ferve l’eterna e terribile discordia dei dannati.
Nel Cielo invece regna l’unione dei Santi eternamente beati. L’inferno, al contrario, rinserra quanto il mondo produce di corruzione e di orrore; là imperversa il dolore e si soffrono quindi supplizi in una indefinita varietà di manifestazioni e di pene. Ogni dannato ha sempre presente questo pensiero: che i tormenti che egli soffre sono il frutto naturale e giusto dei suoi misfatti. Quanto si vede e si sente di orribile all’inferno è la essenza, la forma interiore del peccato scoperto, di quel serpe velenoso che divora quanti lo fomentarono in seno durante la prova mortale. Tutto questo si può comprendere quando si vede, ma riesce inesprimibile a parole.
Quando gli angeli che scortavano Gesù, avevano abbattuto le porte infernali, si era sollevato come un subisso di imprecazioni, di ingiurie, di urla e di lamenti. Alcuni angeli avevano cacciato altrove sterminate torme di demoni, i quali avevano dovuto poi riconoscere e adorare il Redentore. Questo era stato il loro maggiore supplizio. Molti di essi venivano quindi imprigionati dentro una sfera, che risultava di tanti settori concentrici.
Al centro dell’inferno si sprofondava un abisso tenebroso, dov’era precipitato Lucifero in catene, il quale stava immerso tra cupi vapori. Tutto ciò era avvenuto secondo determinati arcani divini.
Seppi che Lucifero dovrà essere scatenato per qualche tempo: cinquanta o sessant’anni prima dell’anno 2000, se non erro…
(…) Mentre tratto questo argomento, le scene infernali si prospettano così orripilanti dinanzi ai miei occhi, che la loro vista potrebbe perfino farmi morire.”
Dal diario di Santa Faustina Kowalska (1930)Oggi, sotto la guida di un angelo, sono stata negli abissi dell'Inferno.
É un luogo di grandi tormenti per tutta la sua estensione spaventosamente grande. Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l'inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi della coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l'anima, ma non l'annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale, acceso dall'ira di Dio; la quinta pena è l'oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l'odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie. Queste sono pene che tutti i dannati soffrono insieme, ma questa non è la fine dei tormenti. Ci sono tormenti particolari per le varie anime che sono i tormenti dei sensi. Ogni anima con quello che ha peccato viene tormentata in maniera tremenda ed indescrivibile.
Ci sono delle orribili caverne, voragini di tormenti, dove ogni supplizio si differenzia dall'altro. Sarei morta alla vista di quelle orribili torture, se non mi avesse sostenuta l'onnipotenza di Dio. Il peccatore sappia che col senso col quale pecca verrà torturato per tutta l'eternità. Scrivo questo per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno c'è mai stato e nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. Ora non posso parlare di questo. Ho l'ordine da Dio di lasciarlo per iscritto. I demoni hanno dimostrato un grande odio contro di me, ma per ordine di Dio hanno dovuto ubbidirmi. Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno. Quando ritornai in me, non riuscivo a riprendermi per lo spavento, al pensiero che delle anime là soffrono così tremendamente, per questo prego con maggior fervore per la conversione dei peccatori, ed invoco incessantemente la misericordia di Dio per loro."
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