Ieri ho rivisto un film inchiesta uscito nel 2012, ‘La notte della Sindone’, della brava regista Francesca Saracino, in cui Rosalinda Celentano fa da guida in quello che sembra essere un vero e proprio giallo, la cronaca delle vicende che hanno accompagnato la Sindone, nel periodo che va dal 1980 al 1988, e che ebbe come esisto finale il risultato della datazione col C14 che collocava il reperto in un periodo compreso tra il 1260 e il 1390 d.C.
La vicenda partiva nel 1980 quando ormai, dopo gli studi condotti da un folto gruppo di scienziati, lo STURP, sembrava assodato che la Sindone era, con un margine di dubbio infinitesimale, risalente all’epoca di Gesù Cristo e che avesse avvolto proprio il suo corpo crocifisso. Infatti troppe erano le concordanze che erano state trovate fino a quel momento, e riconfermate con 120 ore di analisi varie di laboratorio, per poter mettere in dubbio tale fatto.
Fra l’altro era stato provato che il lenzuolo recante l’impronta non è un dipinto e neanche una bruciatura eventualmente ottenuta con un bassorilievo riscaldato. Inoltre era stato scoperto che l’orma porta anche una informazione tridimensionale del cadavere, senza soluzione di continuità tra parti in contatto col corpo e parti non in contatto, e che sotto le macchie di sangue, vero sangue umano del gruppo AB, non esiste immagine. Quindi il sangue si era depositato prima che si imprimesse l’immagine, e si trovava nei punti giusti, con un processo inverso rispetto a quello che avrebbe usato qualunque falsario.
Inoltre il lenzuolo era stato in contatto col cadavere per non più di 36 ore, mancando completamente segni di putrefazione, ed era stato tolto dal corpo senza lasciare segni di 'strappo' nelle tracce di sangue delle ferite.