Anche
per soddisfare un desiderio che covavo da tempo, questo febbraio mi sono recato a Catania per partecipare alle diverse fasi della festa di
Sant’Agata, che per svariati motivi non avevo mai potuto seguire in
maniera completa quando abitavo in quella città.
Erano quasi
quarant’anni che non la vedevo e devo dire che per quello che
ricordo tutto si è svolto come sempre, con festeggiamenti immutati
nel tempo: la sfilata delle candelore, la processione dell’offerta
delle candele, la Messa dell’aurora con la prima uscita dell’effige
e le reliquie della Santa, i ‘devoti’ con il tipico sacco bianco
e il basco di velluto nero, che tirano il fercolo e gridano con convinzione e partecipazione alle volte fino a perdere la voce “cittadini, siamo
tutti devoti di Sant'Agata, tutti: sì, sì, viva sant’ Agata, viva sant' Agata!”, i
fuochi di artificio del 3 febbraio, l’uscita solenne del 5 con la
processione in via Etnea, la salita dei Cappuccini e per ultimo la
corsa nella ripida via San Giuliano la mattina del 6 febbraio, con il
successivo canto delle benedettine in via Crociferi, e il rientro in
Cattedrale. Una festa veramente imponente che coinvolge tutta la
città per circa 5 giorni.