"Se qualcuno dice che la rivelazione divina non può essere resa credibile con segni esterni, e che, perciò, gli uomini devono essere mossi alla fede solo dall'esperienza interiore di ciascuno e dalla ispirazione privata, sia anatema." (Concilio Vaticano I, 1870)
“L’adesione al darwinismo è diventata una cartina di tornasole per stabilire chi possiede una concezione del mondo ‘realmente scientifica’, e chi no. ‘Bisogna scegliere tra fede in Dio e fede in Darwin; se si vuole essere umanisti laici, meglio optare per la seconda’. Così ci dicono” (Massimo Piattelli Palmarini e Jerry Fodor ) (1)
Ogni volta che apro il mio libro di biologia preferito e leggo qualcosa sul funzionamento di qualunque parte di un essere vivente, a partire dalla cellula fino all’organismo completo, dopo un po’ mi devo fermare, perché rimango letteralmente a bocca aperta, tanto è lo stupore davanti alla scoperta delle strutture e dei meccanismi che, dall'ambito microscopico a quello macroscopico, assicurano lo svolgimento dei fenomeni vitali in maniera così perfetta.
Il pensiero che mi balena in testa è questo: “Non è possibile che tutto ciò sia nato dal caso, il pensare ciò ripugna semplicemente la ragione su cui la scienza stessa dice di fondare il proprio operare. Se non è prova dell’esistenza di Dio tutto ciò, cos’è?”. E allora la mente si volge ai cosiddetti scienziati che studiano queste cose e che fanno un vanto del loro essere atei.