30 settembre 2012

L’immortalità in un supercomputer…


L’idea sposata da un po’ di tempo da alcuni ‘scienziati’ che si dichiarano materialisti, ma che sperano comunque  nella vita dopo la morte, è questa: tramite i super computer quantistici arriveremo un giorno a ricostruire, almeno virtualmente e a livello quantico, ogni persona che è vissuta sulla terra, compresi i suoi ricordi, le  emozioni e la sua intelligenza. Ecco quindi, dicono, la vera ’immortalità, e la biblica resurrezione dei morti: ogni essere umano, anche dopo millenni, sarà riportato 'in vita' almeno  dentro la memoria di un computer, dagli uomini del futuro, i soli che possiederanno una tecnologia sofisticatissima per poterlo fare.
Per questi scienziati insomma ognuno di noi potrà essere trasformato e conservato per sempre, descritto in toto da una serie di bit e potrà così vivere in eterno in una memoria di silicio. Uno di questi scienziati che è convinto di ciò è il fisico Tipler, lo scopritore del Principio Antropico, che ne parla in un intero capitolo del suo  libro ‘La fisica del Cristianesimo’ (1).
E un altro che sembra essere della stessa idea è il neurobiologo Christof Koch,  come si può dedurre da una intervista reperibile in rete (2).

Quindi ancora una volta vorrebbero farci credere che l’essenza dell’essere umano, la sua 'anima' per intenderci, non esisterebbe come un ‘ente’ che può vivere staccato dal corpo, ma sarebbe un prodotto del corpo stesso. Morto il corpo perciò morirebbe anche l’anima, ma ricreato il corpo, essa rivivrebbe…

Non so voi cosa ne pensate, ma  io il Paradiso non so rappresentarmelo come una realtà ‘virtuale’ creata da un grande e sofisticato computer,  amo invece  immaginarmelo come una entità ‘reale’, anche se di natura spirituale. Non come qualcosa che, anche se perfettamente ricostruita,  sa di illusione che una volta staccata la corrente sparisce!

E inoltre, la consapevolezza che ognuno di noi ha di sè, cioè la coscienza, potrebbe mai passare a questa copia virtuale? Credo proprio di no, essa sarebbe al più un mio gemello, ma un altro me, il suo sentire non sarebbe il mio sentire...

Ma che volete.... diranno che questa futura copia è  già tanto, che è ‘grasso che cola’, essa è infatti l’unica 'speranza' nella vita dopo la morte e il massimo della ‘trascendenza’ che vi può offrire il materialismo scientista: l'immortalità confinata in un chip di silicio.
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Note

(1) Frank Tipler – La fisica del Cristianesimo (Dio, i misteri della fede e le leggi scientifiche) – Mondadori  2008,  si veda a pag. 91 e seguenti in un passo ad esempio egli dice: “…questo sarebbe un download umano: un essere umano completo convertito in una simulazione al computer”

(2) Nell’intervista  quando  gli viene chiesto se crede o no nella sopravvivenza dopo la morte Koch risponde: “Si potrebbe in linea di principio sopravvivere alla morte con la tecnologia - se il mio cervello potesse essere trascritto in software su silicio. In linea di principio questo simulacro potrebbe sopravvivere alla morte e  avrebbe aspetti del vecchio me. Ma a meno che non si possa disporre quindi di un codice di backup, la mia anima scomparirà quando il mio cervello morirà.”



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