27 marzo 2023

L’ordine e il caso in natura

Ho trovato un interessante commento di Paolo Pasqualucci (1) relativo ad un libro di Lima-de-Faria (Evoluzione senza selezione. Autoevoluzione di Forma e Funzione) (2), opera che però non ho letto, in cui l’autore discute dell’ordine nella natura e lo identifica come motore principale della ‘evoluzione’ al posto del caso e della selezione naturale.

Il concetto dell’onnipresenza dell’ordine in natura che col tempo veicolerebbe strutture sempre più complesse, costrette dentro di esso in maniera necessaria e non casuale, mi pare un primo passo di critica della teoria evoluzionistica neodarwiniana attuale che invece postula il formarsi di tutto per il tramite del puro caso e con la regia ‘ad exscludendum’ della selezione naturale. Però non basta...

Il riconoscere la potenza creatrice dell’ordine come ‘forma’ o ‘archetipo’ esistente in natura, comporta il decadere del ‘caso’ come artefice perché ‘ordine’ e ‘caso’ si escludono a vicenda.

A mio avviso se questo processo avviene, il suo meccanismo si dovrebbe ipotizzare come l’ascesa delle componenti materiali in più piani, così come la linfa sale per capillarità, in ognuno dei quali l’organizzazione diventa qualitativamente più elaborata.

Ma a mio parere anche questo ‘ordine’ di base preesistente non può spiegare il perché tali strutture e processi che caratterizzano gli esseri viventi emergono. Insomma non è solo una questione dello spuntare di forme spaziali sempre più complicate ma simmetriche e con evidenti variazioni sul tema, che non sono spesso quindi così solo per filiazione ma anche per necessità adattativa all’ordine precostituito nell’Universo, ma anche l’attuarsi di procedure sempre più complesse e raffinate, non presenti neanche in embrione nel livello atomico o molecolare, quali, tra i tanti e nella fase finale attuale, il ragionamento, la creazione artistica e in genere tutti i processi che costituiscono la coscienza nell’essere umano (3).

Mi sembra abbastanza limitativo come ‘causa’ di tutto, l’insieme delle sole forze di natura, che si veicolerebbero spontaneamente e necessariamente per ottenere organismi viventi sempre più ordinati e complessi, con una specie di auto-assemblamento (auto-evoluzione) così mi come pare sostenga Lima De Faria. Insomma passare dal caso alla necessità è già un passo importante ma non basta.

Alcuni studiosi come Prigogine e altri hanno portato come esempio di ordine che si crea 'spontaneamente' la formazione dei cristalli, i sistemi dissipativi come i fluidi in convezione e le reazioni chimiche con auto-catalisi note come reazioni BZ (4). Ma la differenza fondamentale con l’informazione biologica però è che in questi casi non si genera organizzazione per uno scopo, sono sistemi in origine omogenei e indistinti, che si auto-alimentano per reazioni di feedback e assumono delle regolarità spaziali o temporali, ma dal punto di vista informativo si possono considerare come contenenti solo una semplice informazione fisica o chimica, quella dello stato che rappresentano e delle condizioni fisiche necessarie per ottenerlo, informazione che era però già presente in partenza e che è stata inserita dallo sperimentatore. Possono essere di aiuto per comprendere in certi casi la formazione dell’organizzazione chimica e fisica di certe strutture spazio-temporali che assumono i viventi, ma sono ben lungi dal poter spiegare l’organizzazione cooperativa tra diverse parti per un fine (il funzionamento per vivere e riprodursi) come invece succede nelle strutture biologiche (5). Lo stesso Prigogine ha detto: "Sfortunatamente questo principio (di auto-organizzazione) non spiega la formazione delle strutture biologiche. La probabilità che a temperature normali un numero macroscopico di molecole si aggreghi per dare luogo a strutture altamente ordinate e a funzioni coordinate che caratterizzano gli organismi viventi è infinitamente piccola" (6).

 Insomma il fatto che le forme vegetali e animali ricalchino quelle minerali è scontato in quanto in queste strutture agiscono le forze della natura e i suoi vincoli, e perciò essendo di tipo materiale non possono ovviamente prescindere da queste. Quello che a mio avviso in questa visione non viene pesato in maniera appropriata è l’emergere di funzioni vitali sempre più sofisticate, che derivano da queste strutture sempre più complesse, e lo scopo per cui sorgono.

Cioè bisogna anche ammettere che le funzioni conseguenti a queste strutture, soprattutto se vitali, in realtà si formano per uno scopo, che però viene negato sia dalla concezione neodarwinista che dall’impostazione di Lima-De-Faria

Si trascura un po’ troppo il fatto che una apparato vivente si costruisce per attuare una operazione. Invece così pare che la struttura si formi ‘spontaneamente’, e sempre più complessa, solo a causa dell’ordine preesistente in natura, come se ci fosse uno stampo, come veicolata da esso, e che solo dopo si ottenga come conseguenza accidentale una procedura, quale potrebbe essere la vita stessa. Così al ‘caso’ viene sostituita la ‘forma’ o l’ordine che sarebbero intrinseci nella natura, ma il fine non ci sarebbe in entrambi.

Quello che a mio avviso viene minimizzata in questa visione è l’emergere e l’evolversi delle funzioni (vitali) e lo scopo per cui queste sorgono. Credo si trascuri il fatto che un meccanismo vivente si assembla per attuare una operazione, onde ottenere un risultato voluto, al contrario di una struttura solo materiale benché ordinata ma non vitale che si assembla dando una rappresentazione spazio-temporale delle forze fisiche e chimiche che la compongono e la costringono ad essere così com’è.

Infatti anche noi esseri umani creiamo degli apparati, delle macchine, servendoci delle leggi della fisica e della chimica (e non potremmo ovviamente fare diversamente, non operiamo per ‘magia’ o ‘miracoli’), ottenendo anche una funzione, cioè se costruiamo qualcosa lo facciamo per uno scopo – come quando assembliamo ad esempio una lavatrice con lo scopo di fare il bucato –  il fine precede la costruzione della struttura e non viceversa, cioè non assembliamo a caso il macchinario per poi vedere cosa fa, così pure per analogia deve accadere in natura (di cui facciamo parte): le strutture si formano per attuare un’operazione che sottintende il raggiungimento di un risultato, mentre a ben vedere l’impostazione evoluzionistica dice il contrario: si forma per caso una struttura e poi, paradossalmente a causa di mutazioni che non sono altro che errori, esplica una funzione utile e quindi per questo viene conservata e diffusa dalla selezione in quanto presenta un vantaggio.

Per un credente, l’unica cosa positiva di questo modo di vedere sarebbe il potersi aggrappare a questo ‘ordine’, considerandolo come voluto da Dio, perché l’ordine non può provenire dal caso, ma mi sembra un po’ poco, perché il resto, avvenendo senza uno scopo iniziale e meccanicisticamente, farebbe ritenere inutile l’esistenza del Creatore stesso o per lo meno un po’ troppo debole il suo intervento.

Detto ciò si può quindi concludere con Pasqualucci che oltre che rifiutare il caso perché per sua natura non può generare l’ordine, si deve anche ammettere l’esistenza di uno scopo, infatti “se si rifiuta l’idea del fine, l’ordine appare privo di fondamento e si dovrebbe riammettere che esso si fonda sul caso, il che sarebbe assurdo. Se la si accetta, come è giusto e logico, grazie al ristabilirsi del principio di causalità, da essa implicato, si deve ritornare ad ammettere l’idea di Dio come causa ultima (in realtà prima) dell’ordine stesso. Ma di ciò la scienza contemporanea, ostinatamente fedele ai suoi presupposti materialistici anche contro quello che le sue stesse scoperte fanno vedere, non vuole sentir parlare; contro ogni logica, non vuole ammettere che l’opera presuppone l’Artefice”.

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Note e Crediti

(0) foto iniziale da Pixabay

(1) L’articolo è apparso sulla ‘Rivista Internazionale di Filosofia del Diritto’, serie V, anno LXXXIV, n. 4, ottobre/dicembre 2007, pp. 501-546. Si può scaricare il relativo pdf  con questo link: http://www.internetica.it/evoluzione-senza-selezione.pdf

(2) Antonio Lima-de-Faria, Evoluzione senza selezione. Autoevoluzione di Forma e Funzione, ed. ital. E traduzione a cura del Dr. Stefano Serafini, Supervisione del prof. Giuseppe Sermonti, Prefazione del prof. Sergio Carrà, Prefazione dell’autore all’edizione italiana, Nova Scripta Ed., Genova, 2003, pp. xlviii-451, con apparato bibliografico alle pp. 395-417. 

(3) Un trattato divulgativo di Sermonti parla di questo ordine insito nella natura che modellerebbe tutti gl esseri viventi (Giuseppe Sermonti - Le forme della vita - Introduzione alla biologia - Ed. Centro Librario Solidatum 2003) 

(4) vedi Gregoire Nicolis - Fisica dei sistemi lontani dall'equilibrio e auto-organizzazione - in La Nuova Fisica a cura di Paul Davies - Boringhieri 1992 a pag. 329.

(5) vedi Thomas Seiler – La possibile formazione dell’ordine su base termodinamica esclude l’Evoluzione – da Evoluzionismo il tramonto di una ipotesi – a cura di Enrico Mattei 2009 pag. 157

(6) Nicolis e Prigogine - Self organisation in non-equilibrium systems - Wiley N.Y. 1977 citato da Andrew McIntosh in Aston - i 6 giorni della creazione - 2001 Armenia a pag.153


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