In occasione della Settimana Santa ripubblico un post in cui sostengo la tesi che Gesù Cristo forse è morto il Giovedì Santo e non il Venerdì.
Tempo fa in un post ho accennato al fatto che secondo qualche studioso Gesù potrebbe anche essere morto il Giovedì della settimana della Passione e non il Venerdì come quasi unanimemente si crede e accetta. Tanto è bastato per scatenare commenti anche sarcastici di alcuni lettori a cui ogni possibile variazione su quanto si dà per scontato sembra bestemmia o eresia.
Facendo delle riflessioni o speculazioni in ambito religioso si rischia sempre di andare contro qualche dogma o insegnamento fissato dalla dottrina: se dovesse succedere ciò sono pronto a correggere il tiro, ma non certo per paura di roghi virtuali che novelli Torquemada (protetti dall'anonimato) accendono nella rete, ma perché sono conscio del fatto che esistono verità accertate e accettate, magari dopo secoli di discussioni teologiche e ricerche storiche ad alto livello, che sarebbe da incauti mettere in dubbio. Premesso ciò però...
Uno dei motivi per cui mi sono domandato se Gesù è effettivamente morto di venerdì consiste nel fatto che, se è così, nasce un problema inerente la fiducia che si dovrebbe avere nelle parole del Maestro che per noi cristiani essendo Dio non poteva nè sbagliare nè tantomeno ingannare.
In un passo del Vangelo di Giovanni, Gesù dice rivolto ai farisei: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" (Giovanni 2,19), e sappiamo dallo stesso Giovanni che Gesù per tempio intendeva il suo corpo e che questo periodo di tre giorni, così come ci viene detto più avanti nel versetto 22, verificatosi dopo la Resurrezione, servì agli Apostoli per credere...
Inoltre quando in Matteo (12,40 ) (1) Gesù profetizzò la Sua Passione e Morte disse che sarebbe rimasto sepolto, come Giona nel ventre del pesce, per 3 giorni e 3 notti. E per giunta lo diede come unico segno per una generazione incredula. Ma se si accetta la morte come avvenuta il venerdì, e la sepoltura la sera dello stesso giorno, visto che è risorto all’alba della domenica, farebbero 2 giorni e 2 notti. Insomma c’è una evidente mancanza di almeno un giorno e di una notte nel conto perché il segno possa dirsi avverato...
A questo punto perciò sorgono due possibili soluzioni: o si suppone che il Maestro abbia voluto fare un paragone con Giona indicando solo approssimativamente il numero dei giorni e delle notti, oppure che abbia voluto intendere proprio 3 giorni e 3 notti. La prima interpretazione è quella più nota e accettata da chi afferma che la morte è stata il venerdì, cioè quasi 2 giorni e 2 notti prima della Resurrezione, la seconda è sostenuta da quelli che ritengono che la morte sia stata di giovedì, e anzi l’avverarsi esatto della Profezia rafforzerebbe la loro tesi (2) .
In questo post cercherò di analizzare la questione e fare qualche ipotesi per tentare di risolvere il problema.
Quali sono stati l’anno e il giorno della Passione e Morte di Gesù?
Sembra che il 33 d.C. sia l‘anno più probabile per la morte. Infatti dato che Gesù aveva poco più di 33 anni quando fu ucciso, visto che la data più credibile per la sua nascita è il 25 dicembre del –1 a.C. (cioè il 2 a.C.), viene da sé che bisogna scegliere il 33 d.C.
La Pasqua dei giudei era fissata nel giorno di plenilunio del mese di Nisan. Essa iniziava alle 18 del giorno 14, per concludersi il giorno dopo alla stessa ora.
I calcoli astronomici indicano quell’anno il plenilunio la Pasqua dei giudei cadde di venerdì 3 Aprile, il plenilunio del mese di Nisan – la Pesah o Pasqua ebraica – secondo il calendario giuliano in vigore in quel periodo, calendario che continueremo ad usare nell’esprimere le date. Allora il 15 di Nisan coincideva con il venerdì 3 Aprile 33? Dal punto di vista astronomico sì, ma dal punto di vista degli ebrei la situazione non era così semplice …
Quando cadde il 14 di Nisan (la vigilia di Pasqua) nell’anno 33?
Nella mia libreria ho ‘La vita di Gesù Cristo’ di Giuseppe Ricciotti (3), uno dei più seri e quotati studiosi della storia del Cristianesimo, e l’ho consultato.
Cosa si legge nel capitolo relativo alla settimana di Passione? Ricciotti dice che sembra esserci disaccordo nei racconti evangelici tra i sinottici (Marco, Luca e Matteo) e Giovanni. Infatti mentre i sinottici pongono l’ultima cena nella sera del 14 Nisan e la Passione e Morte il 15 Nisan (durante la Pasqua ebraica), Giovanni fissa l’ultima cena la sera del 13 di Nisan e la Passione e la Morte il 14 di Nisan (durante la ‘Parasceve’ o ‘Preparazione’ della Pasqua). (Ricciotti par 536 pag. 654 op. cit.). Ricciotti spiega la divergenza facendo l’ipotesi che i sinottici seguissero la conta della Pasqua farisaica che considerava il 14 di Nisan di quell’anno coincidente con il giovedì 2 aprile, mentre Giovanni invece seguiva la conta dei sadducei che fissava il 14 di Nisan il venerdì 3 aprile. Dunque per i farisei la Pasqua del 33 era il venerdì 3 Aprile (15 di Nisan) e per i sadducei era il sabato 4 Aprile (per loro il vero 15 di Nisan). Da notare però che Ricciotti in ogni caso fa cadere l’ultima cena di giovedì e la crocifissione di venerdì, solo che dice che quel venerdì sarebbe stata la Pasqua per i Farisei e per il popolo ma non per i Sadducei (composto in buona parte dai sacerdoti e dall’aristocrazia ebraica) .
Ma che credibilità ha questa tesi? Facciamo parlare lo stesso Ricciotti che dice “E’ assolutamente sicura questa spiegazione della vecchia questione? No, giacché rimangono taluni punti oscuri, che qui sarebbe eccessivo elencare” (Ricciotti par. 540 pag. 659 op. cit.)
Mi è allora sorto un interrogativo: “chi ci dice che Giovanni non abbia ragione e nel contempo non segua anche lui il calendario farisaico?”. In questo caso per Giovanni l’ultima Cena sarebbe stata il mercoledì sera del 1 Aprile 33 (13 di Nisan) e la Passione il giovedì 2 Aprile 33 (14 di Nisan). Cioè il problema che mi sono posto è “perché si deve partire dal presupposto che l’ultima Cena sia stata di giovedì e la Passione di venerdì?”. Quali fatti obiettivi stabilirebbero che l’arresto sia avvenuto il giovedì notte e il processo e la crocifissione il venerdì, cioè in piena Pasqua ebraica (anche se farisaica?) (4).
C’è un problema di compatibilità…
Innanzitutto c’è da osservare che probabilmente non poteva non esservi accordo tra Farisei e Sadducei sul momento in cui fare arrestare e processare Gesù: Egli era un nemico comune. In (Mt. 26,5) si legge che nella congiura del Sinedrio i principali sacrificatori dissero: “Che non sia durante la festa, affinché non vi sia tumulto fra il popolo” (vedi anche Giovanni 19,31). E allora come è possibile pensare che si sia fatto avvenire il tutto tra la notte del giovedì (arresto) e il venerdì (processo e crocifissione) in piena Pasqua (farisaica), fra l’altro in un giorno (di festa) in cui erano proibite le attività, così come avveniva per i giorni di Sabato?
Se l’interpretazione di Matteo fosse corretta (l’episodio viene riportato anche da Marco) i giorni scelti per l’arresto e il processo con successiva crocifissione sarebbero in palese contraddizione con quanto i sacerdoti stessi avevano deciso di fare, poiché sarebbe avvenuti durante la Pasqua.
E’ lo stesso Ricciotti a far notare questa incongruenza: “Stando alla cronologia dei sinottici, Gesù fu arrestato nella notte tra il 14 e il 15 di Nisan, e le varie peripezie del suo processo terminate con la condanna e l’esecuzione di questa cominciarono già alle prime ore del 15 di Nisan per prolungarsi fino al pomeriggio di quel giorno. Ora tutto ciò si imbatte in una difficoltà gravissima ed evidentissima, cioè nel carattere supremamente festivo che avevano quella notte e quel giorno: in quella notte si mangiava l’agnello pasquale col solenne cerimoniale già visto e da turbe innumerevoli affluite a Gerusalemme da ogni paese; in quel giorno poi, che era la Pasqua (15 Nisan), era rigorosamente prescritta l’astensione da ogni lavoro, e valevano per esso le norme del riposo del sabato anche se in realtà quel giorno non fosse un sabato. E’ pertanto storicamente inconcepibile che gli avversari di Gesù, per quanto colmi di odio verso di lui, trascurassero la cena pasquale di quella notte e violassero il riposo festivo di quel giorno per compiere tutto ciò che era necessario al processo, alla condanna e alla sua esecuzione. Infatti queste norme non avrebbero permesso varie azioni: ad esempio che coloro che quella notte arrestarono Gesù trasportassero armi ed altri oggetti, e che accendessero il fuoco proprio in casa del Sommo Sacerdote, ovvero che durante quel santissimo giorno di Pasqua vi fosse un uomo come Simone il Cireneo che veniva dal campo, dove era stato certamente a lavorare; oppure che si comprasse una sindone come fece Giuseppe di Arimatea; o anche che si preparassero aromi e unguenti, come fecero le pie donne. (…) …portano alla conclusione che quella notte non era sacra e quel giorno non era santissimo per molti giudei – se non per tutti – (…) In realtà la divergenza fra i Sinottici e Giovanni, stando ai semplici dati ricavati da essi, è inconciliabile; se si seguono i Sinottici Gesù sembra morto il 15 di Nisan, se si segue Giovanni è morto il 14 di Nisan” (Ricciotti par. 537 pag. 654 op. cit).
E’ stato forse contato un giorno in più?
Il problema dunque sembrerebbe essere questo disaccordo.
Ma facciamo un passo indietro, consideriamo i giorni immediatamente precedenti a quelli cruciali. Sembra che nella descrizione tradizionale dei 4 giorni precedenti la Passione (lunedì, martedì, mercoledì e giovedì) possa essere stato considerato un giorno in più. Vediamo cosa dice Ricciotti: “La divisione cronologica di queste ultime giornate di Gesù si trova meglio che in ogni altro evangelista in Marco; il quale distingue nettamente la notte tra la domenica e il lunedì (Mc. 11, 11-12), la notte tra il lunedì e il martedì (11, 19-20), il giorno del mercoledì (14,1), quello del giovedì (14,12) e la sua sera (14,17), e infine la mattina del venerdì (15,1) il suo pomeriggio (15, 25-35) e sua sera (15,42) che fu l’ultimo giorno della vita di Gesù. Per i primi giorni gli altri evangelisti sono più vaghi” (Ricciotti par. 510 pag. 614 op. cit.).
Pare quadrare tutto per il lunedì e il martedì, ma Marco quando parlerebbe del mercoledì?
Nel paragrafo (11, 20) al (13, 37) Marco riferisce ciò che fece Gesù di martedì, ma nel seguente (14,1) - in cui il Ricciotti scorge il mercoledì - Marco inizia così: “Mancavano intanto 2 giorni alla Pasqua e agli Azzimi…”. Il problema è: il verbo ‘mancavano’ si riferisce alla sera del martedì - perché essendo cominciato per gli ebrei il mercoledì (dopo le 18), dopo 2 giorni effettivamente sarebbe stato giovedì sera, 14 di Nisan, inizio del venerdì di Pasqua - oppure all’indomani, il mercoledì prima delle 18? Il fatto è che il termine “intanto” legandosi al discorso precedente sembrerebbe proprio riferirsi al martedì sera, anzi nel paragrafo successivo (14,2) si parla di una cena a Betania (quella dell’unguento profumato che sdegnò Giuda il quale dopo uscì per tradire Gesù) che poteva benissimo essersi svolta quello stesso martedì sera, e che invece per Ricciotti sembrerebbe essere avvenuta il mercoledì sera. Quindi l’unico accenno su quello che Gesù avrebbe fatto il mercoledì sarebbe questa cena? E allora durante le giornate di mercoledì e di giovedì cosa avrebbe fatto? Nulla? Pare inverosimile che Gesù si fosse dato due giorni di pausa a poco tempo dalla fine della sua missione terrena!
Su questo problema della scansione temporale dei “quattro” giorni, lo stesso Ricciotti dice: “ Il ripartire tra questi singoli giorni le cose narrate dai quattro evangelisti non porta a risultati sicuri. Anche seguendo la distribuzione cronologica di Marco, i fatti e discorsi di Gesù anteriori all’ultima cena spetterebbero in massima parte al martedì, mentre al lunedì e al mercoledì rimarrebbe ben poco; ora, può darsi che questa assegnazione corrisponda alla serie dei fatti, ma può anche benissimo darsi che sia effetto di ripartizione redazionale…” (Ricciotti par. 510, pag. 614 op. cit.)
Allora supponiamo che quella che viene ritenuta essere una cena del mercoledì sera (quella dell’unguento e del tradimento di Giuda) sia avvenuta in realtà il martedì sera.
Il giorno successivo alla cena del martedì, che secondo la nostra ipotesi dovrebbe essere perciò il mercoledì, come viene identificato da Marco? In (14,12) dice “Il primo giorno degli Azzimi”. L’espressione “il Primo giorno degli Azzimi” è presente anche in (Mt. 26,17) e in (Lc. 22,7).
Ma qui sorge un problema. Il primo giorno degli azzimi è il 15 di Nisan, il venerdì secondo la nostra cronologia. Ma quando è che i discepoli si sarebbero rivolti a Gesù chiedendogli di preparare la cena pasquale? Se avessero fatto ciò dopo le 18 del 14 di Nisan, giovedì, sarebbe già iniziato il 15 di Nisan e perciò “il primo giorno degli Azzimi” cioè la sera della cena pasquale dei giudei, in accordo con quanto sostenuto dai Sinottici.
Però questo fatto sarebbe in contrasto con quanto dice Giovanni, e cioè che i giudei all’alba del giorno dell’arresto di Gesù non vollero entrare nel Pretorio di Pilato per non contaminarsi e per così poter mangiare la cena pasquale. Sembra una contraddizione, non lo sarebbe solo se Giovanni si riferisse alla Pasqua dei Sadducei (ipotesi di Ricciotti) o se, per ipotesi che facciamo qui, nei passi citati fosse magari saltato nella traduzione un “in preparazione” del primo giorno degli azzimi, cioè “in preparazione della Pasqua”, che è anche l’espressione che usa Giovanni (Gv. 13,1). In questo caso questi passi si accordebbero con Giovanni che parla di “giorno della preparazione o Parasceve” quindi del 14 di Nisan che cominciava il 13 di Nisan dopo le 18, mercoledì sera. D’altronde tutti gli evangelisti dicono che la Passione fu il “giorno della Parasceve”, cioè nella vigilia di Pasqua (Gv. 19,31; Lc. 23,54; Mc. 15,42; Mt 27,62).
Se fosse vero questo, l’Ultima Cena sarebbe quindi avvenuta la sera del 13 di Nisan, il mercoledì: in pratica Gesù avrebbe anticipato di un giorno la cena di Pasqua perché sapeva che non avrebbe potuto celebrare quella ‘ufficiale’ in quanto sarebbe stato crocifisso. L’indomani infatti Lui stesso sarebbe stato l’agnello pasquale!
E che la Passione non sia stata nel giorno di Pasqua (che per i Farisei e il popolo era giorno di assoluto riposo), ma durante la vigilia della Pasqua, è anche supportato dal fatto che Simone il Cireneo tornava dai campi dove era stato a lavorare e Giuseppe di Arimatea poté comprare una Sindone. Si spiegherebbe così inoltre la fretta per la sepoltura dovuta al fatto che l’indomani era Venerdì di Pasqua.
Due Sabati nella stessa settimana?
Ma salta fuori un altro problema. Quando si parla della necessità impellente della sepoltura si accenna al fatto che stavano per spuntare “le prime luci del Sabato” ( Lc. 23,54; Mc. 15,42; Mt 27,62) e ciò sembrerebbe indicare che quel giorno non poteva essere che un venerdì e non un giovedì come abbiamo detto. Ma facciamo qui una ulteriore supposizione e cioè che per gli antichi ebrei la parola “Sabato” potesse essere usata anche come sinonimo di “Festa” o “giorno di riposo” e quindi il giorno di Pasqua, pur essendo capitato di venerdì, potesse essere anche indicato come un “Sabato” anche se non cadeva effettivamente di sabato.
In pratica quindi è come se nella settimana della Passione ci fossero stati 2 Sabati, che nel nostro caso erano consecutivi. Infatti Matteo, nell’originale greco, cosa notevolissima, parlerebbe di “Sabati” (al plurale), dice: “Dopo i Sabati (la parola Sabati sembra sia proprio al plurale), di buon mattino, si recarono alla tomba” (Mt. 28,1). E ancora Giovanni parla di un Sabato solenne o Sabato grande forse per distinguerlo dal Sabato normale, cioè probabilmente si riferisce a un “giorno di festa” del calendario Ebraico che in realtà non era un vero sabato.
Inoltre i Sacerdoti andarono da Pilato a dirgli “ci siamo ricordati che l’impostore aveva detto che sarebbe risorto dopo tre giorni, quindi sarebbe meglio mettere i sigilli e una guardia per evitare che i suoi seguaci possano rubare il corpo”. Quando successe ciò? Matteo dice “il giorno seguente la Parasceve” (Mt 27,62), quindi il Venerdì. Sappiamo cosa rispose Pilato - “i sigilli metteteli voi e usate le guardie del Tempio”-. Ma quando è stata fatta questa sigillatura? Forse, considerato che quel Venerdì era un giorno di festa, perché era Pasqua, e lo era anche il giorno seguente, perchè Sabato, e i pii ebrei non potevano fare molti movimenti e tanto meno mettere sigilli durante il riposo di quei due giorni, questa ‘assicurazione mediante sigilli’ si sarà probabilmente svolta il sabato sera, dopo le ore 18, quando ormai era quindi passato il sabato e iniziata la domenica, trascorsi 2 giorni e 2 notti dalla crocifissione. Infatti le donne che di buon mattino di domenica si recarono al sepolcro non sapevano né delle guardie né dei sigilli: e questo confermerebbe la tesi precedente, quella della "sigillatura" effettuata il sabato sera, in quanto se fosse stata fatta giorni prima si sarebbe risaputo e le donne avrebbero perciò evitato di recarsi inutilmente al sepolcro...
La settimana della Passione
Secondo queste ipotesi quindi, la Settimana della Passione nel dettaglio si sarebbe svolta così (la numerazione dei giorni di Nisan indicata è quella farisaica (vedi Ricciotti pag. 659)):
Sabato 28 marzo 33 (9 di Nisan): “sei giorni prima della Pasqua” (Gv 12,1) – prima della cena Gesù viaggia verso Betania. Evidentemente ciò succede in pieno giorno e Giovanni ci dice che la Pasqua sarebbe stata dopo 6 giorni, cioè il venerdì successivo, in effetti Giovanni si riferisce quindi alla Pasqua farisaica e non a quella dei Sadducei. Se la Pasqua fosse stata di Sabato allora avrebbe detto ‘fra una settimana’ o ‘ fra sette giorni’.
Domenica 29 marzo 33 (10 di Nisan): - la Domenica delle Palme -. “Il giorno seguente” (Gv. 12,12) in mattinata o comunque prima delle 18, ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, e poi il ritorno a Betania dove Gesù passa la notte (Mt 21,17)
Lunedì 30 marzo 33 (11 di Nisan ): tornando a Gerusalemme maledizione del fico sterile (Mt. 21,18), Gesù scaccia i mercanti del Tempio (Mt. 21,12)
Martedì 31 marzo 33 (12 di Nisan ): trovano il fico seccato, Gesù fa il discorso escatologico. “Terminati questi discorsi, disse ai suoi discepoli: Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua…” (Mt. 26,1). Ma Gesù quando disse ciò? Molto probabilmente, dopo la giornata intensa, la sera del martedì e infatti “ fra due giorni” significava la sera di giovedì (14 di Nisan), quando appunto iniziava la Pasqua con la consumazione dell’agnello pasquale.
Mercoledì 1 Aprile 33 (13 di Nisan) - Ultima Cena - Gesù anticipa di un giorno la cena pasquale, istituisce l’Eucaristia, fa la veglia nell’orto degli ulivi.
Giovedì 2 Aprile 33 (14 di Nisan) - Parasceve (vigilia) della Pasqua (o del Sabato, inteso come “giorno di festa e di riposo”) - arresto all’alba, processo, crocifissione, morte verso le ore 15, sepoltura prima della sera, perché dalle 18 cominciava la Pasqua, si doveva consumare l’agnello pasquale e iniziava il riposo del giorno festivo. Sepoltura frettolosa “perché stavano già spuntando le prime luci del Sabato” (del 1° Sabato, in realtà del venerdì, cioè del giorno di Pasqua) - prima notte di Gesù nel sepolcro.
Venerdì 3 Aprile 33 (15 di Nisan) - 1° Sabato, giorno di festa e riposo, Pasqua ebraica- Di mattina i Farisei si recano da Pilato per chiedere la sigillatura del sepolcro e la guardia - seconda notte di Gesù nel sepolcro.
Sabato 4 Aprile 33 (16 di Nisan ) - 2° Sabato, giorno di festa e riposo, Sabato effettivo - Dopo le 18 viene messa la guardia e sigillato il sepolcro. - terza notte di Gesù nel sepolcro.
Domenica 5 Aprile 33 (17 di Nisan ) - Domenica (Mc. 16,9), Pasqua di Resurrezione - Le donne “Dopo i Sabati (al plurale nell'originale greco), di buon mattino si recarono alla tomba” (Mt. 28,1), evidentemente all’oscuro della sigillatura avvenuta il giorno prima. Scoprono la guardia assente, la pietra srotolata, la tomba vuota.
Conclusioni
Abbiamo visto che con l’ipotesi fatte, e cioè che :
Nel caso in cui fosse corretta l’interpretazione che abbiamo dato, verrebbero a verificarsi due coincidenze numeriche importanti:
1) il segno di Giona si avvererebbe in maniera pressoché esatta, perché essendo Gesù morto il giovedì, sepolto il tardo pomeriggio dello stesso giorno e risorto la mattina della domenica, farebbero 3 notti e (quasi) 3 giorni completi.
2) Inoltre i giorni della vita di Gesù, con la nascita il 25 dicembre del 2 a.C. e la morte il 2 aprile del 33 d.C., risulterebbero esattamente 12152, numero che è perfettamente divisibile per il modulo di Tempo di 868 giorni scoperto da Vidal (5) e che darebbe come risultato 14. Cioè N.S. Gesù Cristo secondo questa ipotesi sarebbe vissuto esattamente 14 Tempi e morto il 14 di Nisan, giorno in cui cominciava la Pasqua ebraica e veniva immolato l’agnello.
Il numero 14 stranamente compare anche in Matteo nella cronologia degli ascendenti di Gesù (Mt 1,17) : “La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di 14; da Davide fino alle deportazioni in Babilonia è ancora di 14; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è ancora di 14”.
Aggiornamento: Mi è venuto in mente un altro fatto. Marco dice in 16.1: "In quel tempo, Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salomone comprarono degli aromi per andare a imbalsamare Gesù. E di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levar del sole". Come si nota Marco divide l'azione delle donne in due momenti distinti: prima comprano gli aromi e poi si recano, all'alba della domenica alla tomba. E' chiaro che non avrebbero potuto comprare gli aromi il venerdì o il sabato, poichè erano vietate le attività commerciali nei festivi, nè tanto meno appare plausibile che li abbiano comprati all'alba della domenica, senza tenere conto del fatto che Marco stesso stacca i due tempi. Quindi li hanno comprati il giovedì pomeriggio, dopo che Giuseppe di Arimatea aveva avuto da Pilato l'approvazione a seppellire Gesù, perciò ancora una volta se ne deduce che il giorno della crocifissione non era festivo, e quindi è stato molto probabilmente di giovedì.
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Note
(1) “Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: “ Maestro dacci un segno”. Ed Egli rispose: “ Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’Uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12, 38-40)
(2) Non sto qui a considerare le affermazioni di alcuni contorsionisti che, ritenendo che chi hanno davanti sia ingenuo, credono di poterti convincere che in realtà sarebbero comunque 3 giorni e 3 notti, sfidando in maniera alquanto temeraria più che la ragione la semplice capacità di contare: passi per 3 giorni se si vuole considerare il pezzo di venerdì come giorno intero, anche se salta agli occhi che è però abusivo, debbono dire però come fanno a contare la terza notte...
(3) Giuseppe Ricciotti – Vita di Cristo – Tipografia Poliglotta vaticana - 1941
(4) Vediamo i 'parametri' certi che debbono essere soddisfatti:
a) i mesi ebraici erano lunari e non solari, di 28 giorni, iniziavano con la Luna nuova, con fase crescente nei primi 14 giorni e a metà mese, il 14 era il plenilunio o luna piena , poi con luna calante nei successivi 14 giorni e alla fine del mese nuovamente luna nuova.
b) la festa della Pasqua ebraica o "Pesah" cominciava la sera del 14 del mese di Nisan e coincideva con il 15 di Nisan
c) tale festa doveva coincidere con il plenilunio cioè con la Luna piena e poteva quindi capitare qualunque giorno della settimana anche se alcune fonti ritengono che non poteva coincidere con la festa del Sabato ebraico, in tal caso si anticipava di un giorno
d) vi erano dei metodi empirici imprecisi per calcolare quando cadeva il 14 di Nisan, che quindi poteva anche non coincidere con quel giorno in cui è stato scientificamente dimostrato dagli astronomi che ci fu luna piena, tant’è che come dice il Ricciotti, Sadducei e Farisei non erano d’accordo sul giorno preciso, e pare che quell’anno, 33 d.C., per i Sadducei la Pasqua 15 di Nisan cadde il sabato 4 Aprile mentre per i Farisei e il popolo cadde il giorno prima, cioè il venerdì 3 Aprile.
5) Carlos Vidal Martinez – “…e i suoi non la ricevettero” – Edizioni Segno - 1995
Tempo fa in un post ho accennato al fatto che secondo qualche studioso Gesù potrebbe anche essere morto il Giovedì della settimana della Passione e non il Venerdì come quasi unanimemente si crede e accetta. Tanto è bastato per scatenare commenti anche sarcastici di alcuni lettori a cui ogni possibile variazione su quanto si dà per scontato sembra bestemmia o eresia.
Facendo delle riflessioni o speculazioni in ambito religioso si rischia sempre di andare contro qualche dogma o insegnamento fissato dalla dottrina: se dovesse succedere ciò sono pronto a correggere il tiro, ma non certo per paura di roghi virtuali che novelli Torquemada (protetti dall'anonimato) accendono nella rete, ma perché sono conscio del fatto che esistono verità accertate e accettate, magari dopo secoli di discussioni teologiche e ricerche storiche ad alto livello, che sarebbe da incauti mettere in dubbio. Premesso ciò però...
Uno dei motivi per cui mi sono domandato se Gesù è effettivamente morto di venerdì consiste nel fatto che, se è così, nasce un problema inerente la fiducia che si dovrebbe avere nelle parole del Maestro che per noi cristiani essendo Dio non poteva nè sbagliare nè tantomeno ingannare.
In un passo del Vangelo di Giovanni, Gesù dice rivolto ai farisei: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" (Giovanni 2,19), e sappiamo dallo stesso Giovanni che Gesù per tempio intendeva il suo corpo e che questo periodo di tre giorni, così come ci viene detto più avanti nel versetto 22, verificatosi dopo la Resurrezione, servì agli Apostoli per credere...
Inoltre quando in Matteo (12,40 ) (1) Gesù profetizzò la Sua Passione e Morte disse che sarebbe rimasto sepolto, come Giona nel ventre del pesce, per 3 giorni e 3 notti. E per giunta lo diede come unico segno per una generazione incredula. Ma se si accetta la morte come avvenuta il venerdì, e la sepoltura la sera dello stesso giorno, visto che è risorto all’alba della domenica, farebbero 2 giorni e 2 notti. Insomma c’è una evidente mancanza di almeno un giorno e di una notte nel conto perché il segno possa dirsi avverato...
A questo punto perciò sorgono due possibili soluzioni: o si suppone che il Maestro abbia voluto fare un paragone con Giona indicando solo approssimativamente il numero dei giorni e delle notti, oppure che abbia voluto intendere proprio 3 giorni e 3 notti. La prima interpretazione è quella più nota e accettata da chi afferma che la morte è stata il venerdì, cioè quasi 2 giorni e 2 notti prima della Resurrezione, la seconda è sostenuta da quelli che ritengono che la morte sia stata di giovedì, e anzi l’avverarsi esatto della Profezia rafforzerebbe la loro tesi (2) .
In questo post cercherò di analizzare la questione e fare qualche ipotesi per tentare di risolvere il problema.
Quali sono stati l’anno e il giorno della Passione e Morte di Gesù?
Sembra che il 33 d.C. sia l‘anno più probabile per la morte. Infatti dato che Gesù aveva poco più di 33 anni quando fu ucciso, visto che la data più credibile per la sua nascita è il 25 dicembre del –1 a.C. (cioè il 2 a.C.), viene da sé che bisogna scegliere il 33 d.C.
La Pasqua dei giudei era fissata nel giorno di plenilunio del mese di Nisan. Essa iniziava alle 18 del giorno 14, per concludersi il giorno dopo alla stessa ora.
I calcoli astronomici indicano quell’anno il plenilunio la Pasqua dei giudei cadde di venerdì 3 Aprile, il plenilunio del mese di Nisan – la Pesah o Pasqua ebraica – secondo il calendario giuliano in vigore in quel periodo, calendario che continueremo ad usare nell’esprimere le date. Allora il 15 di Nisan coincideva con il venerdì 3 Aprile 33? Dal punto di vista astronomico sì, ma dal punto di vista degli ebrei la situazione non era così semplice …
Quando cadde il 14 di Nisan (la vigilia di Pasqua) nell’anno 33?
Nella mia libreria ho ‘La vita di Gesù Cristo’ di Giuseppe Ricciotti (3), uno dei più seri e quotati studiosi della storia del Cristianesimo, e l’ho consultato.
Cosa si legge nel capitolo relativo alla settimana di Passione? Ricciotti dice che sembra esserci disaccordo nei racconti evangelici tra i sinottici (Marco, Luca e Matteo) e Giovanni. Infatti mentre i sinottici pongono l’ultima cena nella sera del 14 Nisan e la Passione e Morte il 15 Nisan (durante la Pasqua ebraica), Giovanni fissa l’ultima cena la sera del 13 di Nisan e la Passione e la Morte il 14 di Nisan (durante la ‘Parasceve’ o ‘Preparazione’ della Pasqua). (Ricciotti par 536 pag. 654 op. cit.). Ricciotti spiega la divergenza facendo l’ipotesi che i sinottici seguissero la conta della Pasqua farisaica che considerava il 14 di Nisan di quell’anno coincidente con il giovedì 2 aprile, mentre Giovanni invece seguiva la conta dei sadducei che fissava il 14 di Nisan il venerdì 3 aprile. Dunque per i farisei la Pasqua del 33 era il venerdì 3 Aprile (15 di Nisan) e per i sadducei era il sabato 4 Aprile (per loro il vero 15 di Nisan). Da notare però che Ricciotti in ogni caso fa cadere l’ultima cena di giovedì e la crocifissione di venerdì, solo che dice che quel venerdì sarebbe stata la Pasqua per i Farisei e per il popolo ma non per i Sadducei (composto in buona parte dai sacerdoti e dall’aristocrazia ebraica) .
Ma che credibilità ha questa tesi? Facciamo parlare lo stesso Ricciotti che dice “E’ assolutamente sicura questa spiegazione della vecchia questione? No, giacché rimangono taluni punti oscuri, che qui sarebbe eccessivo elencare” (Ricciotti par. 540 pag. 659 op. cit.)
Mi è allora sorto un interrogativo: “chi ci dice che Giovanni non abbia ragione e nel contempo non segua anche lui il calendario farisaico?”. In questo caso per Giovanni l’ultima Cena sarebbe stata il mercoledì sera del 1 Aprile 33 (13 di Nisan) e la Passione il giovedì 2 Aprile 33 (14 di Nisan). Cioè il problema che mi sono posto è “perché si deve partire dal presupposto che l’ultima Cena sia stata di giovedì e la Passione di venerdì?”. Quali fatti obiettivi stabilirebbero che l’arresto sia avvenuto il giovedì notte e il processo e la crocifissione il venerdì, cioè in piena Pasqua ebraica (anche se farisaica?) (4).
C’è un problema di compatibilità…
Innanzitutto c’è da osservare che probabilmente non poteva non esservi accordo tra Farisei e Sadducei sul momento in cui fare arrestare e processare Gesù: Egli era un nemico comune. In (Mt. 26,5) si legge che nella congiura del Sinedrio i principali sacrificatori dissero: “Che non sia durante la festa, affinché non vi sia tumulto fra il popolo” (vedi anche Giovanni 19,31). E allora come è possibile pensare che si sia fatto avvenire il tutto tra la notte del giovedì (arresto) e il venerdì (processo e crocifissione) in piena Pasqua (farisaica), fra l’altro in un giorno (di festa) in cui erano proibite le attività, così come avveniva per i giorni di Sabato?
Se l’interpretazione di Matteo fosse corretta (l’episodio viene riportato anche da Marco) i giorni scelti per l’arresto e il processo con successiva crocifissione sarebbero in palese contraddizione con quanto i sacerdoti stessi avevano deciso di fare, poiché sarebbe avvenuti durante la Pasqua.
E’ lo stesso Ricciotti a far notare questa incongruenza: “Stando alla cronologia dei sinottici, Gesù fu arrestato nella notte tra il 14 e il 15 di Nisan, e le varie peripezie del suo processo terminate con la condanna e l’esecuzione di questa cominciarono già alle prime ore del 15 di Nisan per prolungarsi fino al pomeriggio di quel giorno. Ora tutto ciò si imbatte in una difficoltà gravissima ed evidentissima, cioè nel carattere supremamente festivo che avevano quella notte e quel giorno: in quella notte si mangiava l’agnello pasquale col solenne cerimoniale già visto e da turbe innumerevoli affluite a Gerusalemme da ogni paese; in quel giorno poi, che era la Pasqua (15 Nisan), era rigorosamente prescritta l’astensione da ogni lavoro, e valevano per esso le norme del riposo del sabato anche se in realtà quel giorno non fosse un sabato. E’ pertanto storicamente inconcepibile che gli avversari di Gesù, per quanto colmi di odio verso di lui, trascurassero la cena pasquale di quella notte e violassero il riposo festivo di quel giorno per compiere tutto ciò che era necessario al processo, alla condanna e alla sua esecuzione. Infatti queste norme non avrebbero permesso varie azioni: ad esempio che coloro che quella notte arrestarono Gesù trasportassero armi ed altri oggetti, e che accendessero il fuoco proprio in casa del Sommo Sacerdote, ovvero che durante quel santissimo giorno di Pasqua vi fosse un uomo come Simone il Cireneo che veniva dal campo, dove era stato certamente a lavorare; oppure che si comprasse una sindone come fece Giuseppe di Arimatea; o anche che si preparassero aromi e unguenti, come fecero le pie donne. (…) …portano alla conclusione che quella notte non era sacra e quel giorno non era santissimo per molti giudei – se non per tutti – (…) In realtà la divergenza fra i Sinottici e Giovanni, stando ai semplici dati ricavati da essi, è inconciliabile; se si seguono i Sinottici Gesù sembra morto il 15 di Nisan, se si segue Giovanni è morto il 14 di Nisan” (Ricciotti par. 537 pag. 654 op. cit).
E’ stato forse contato un giorno in più?
Il problema dunque sembrerebbe essere questo disaccordo.
Ma facciamo un passo indietro, consideriamo i giorni immediatamente precedenti a quelli cruciali. Sembra che nella descrizione tradizionale dei 4 giorni precedenti la Passione (lunedì, martedì, mercoledì e giovedì) possa essere stato considerato un giorno in più. Vediamo cosa dice Ricciotti: “La divisione cronologica di queste ultime giornate di Gesù si trova meglio che in ogni altro evangelista in Marco; il quale distingue nettamente la notte tra la domenica e il lunedì (Mc. 11, 11-12), la notte tra il lunedì e il martedì (11, 19-20), il giorno del mercoledì (14,1), quello del giovedì (14,12) e la sua sera (14,17), e infine la mattina del venerdì (15,1) il suo pomeriggio (15, 25-35) e sua sera (15,42) che fu l’ultimo giorno della vita di Gesù. Per i primi giorni gli altri evangelisti sono più vaghi” (Ricciotti par. 510 pag. 614 op. cit.).
Pare quadrare tutto per il lunedì e il martedì, ma Marco quando parlerebbe del mercoledì?
Nel paragrafo (11, 20) al (13, 37) Marco riferisce ciò che fece Gesù di martedì, ma nel seguente (14,1) - in cui il Ricciotti scorge il mercoledì - Marco inizia così: “Mancavano intanto 2 giorni alla Pasqua e agli Azzimi…”. Il problema è: il verbo ‘mancavano’ si riferisce alla sera del martedì - perché essendo cominciato per gli ebrei il mercoledì (dopo le 18), dopo 2 giorni effettivamente sarebbe stato giovedì sera, 14 di Nisan, inizio del venerdì di Pasqua - oppure all’indomani, il mercoledì prima delle 18? Il fatto è che il termine “intanto” legandosi al discorso precedente sembrerebbe proprio riferirsi al martedì sera, anzi nel paragrafo successivo (14,2) si parla di una cena a Betania (quella dell’unguento profumato che sdegnò Giuda il quale dopo uscì per tradire Gesù) che poteva benissimo essersi svolta quello stesso martedì sera, e che invece per Ricciotti sembrerebbe essere avvenuta il mercoledì sera. Quindi l’unico accenno su quello che Gesù avrebbe fatto il mercoledì sarebbe questa cena? E allora durante le giornate di mercoledì e di giovedì cosa avrebbe fatto? Nulla? Pare inverosimile che Gesù si fosse dato due giorni di pausa a poco tempo dalla fine della sua missione terrena!
Su questo problema della scansione temporale dei “quattro” giorni, lo stesso Ricciotti dice: “ Il ripartire tra questi singoli giorni le cose narrate dai quattro evangelisti non porta a risultati sicuri. Anche seguendo la distribuzione cronologica di Marco, i fatti e discorsi di Gesù anteriori all’ultima cena spetterebbero in massima parte al martedì, mentre al lunedì e al mercoledì rimarrebbe ben poco; ora, può darsi che questa assegnazione corrisponda alla serie dei fatti, ma può anche benissimo darsi che sia effetto di ripartizione redazionale…” (Ricciotti par. 510, pag. 614 op. cit.)
Allora supponiamo che quella che viene ritenuta essere una cena del mercoledì sera (quella dell’unguento e del tradimento di Giuda) sia avvenuta in realtà il martedì sera.
Il giorno successivo alla cena del martedì, che secondo la nostra ipotesi dovrebbe essere perciò il mercoledì, come viene identificato da Marco? In (14,12) dice “Il primo giorno degli Azzimi”. L’espressione “il Primo giorno degli Azzimi” è presente anche in (Mt. 26,17) e in (Lc. 22,7).
Ma qui sorge un problema. Il primo giorno degli azzimi è il 15 di Nisan, il venerdì secondo la nostra cronologia. Ma quando è che i discepoli si sarebbero rivolti a Gesù chiedendogli di preparare la cena pasquale? Se avessero fatto ciò dopo le 18 del 14 di Nisan, giovedì, sarebbe già iniziato il 15 di Nisan e perciò “il primo giorno degli Azzimi” cioè la sera della cena pasquale dei giudei, in accordo con quanto sostenuto dai Sinottici.
Però questo fatto sarebbe in contrasto con quanto dice Giovanni, e cioè che i giudei all’alba del giorno dell’arresto di Gesù non vollero entrare nel Pretorio di Pilato per non contaminarsi e per così poter mangiare la cena pasquale. Sembra una contraddizione, non lo sarebbe solo se Giovanni si riferisse alla Pasqua dei Sadducei (ipotesi di Ricciotti) o se, per ipotesi che facciamo qui, nei passi citati fosse magari saltato nella traduzione un “in preparazione” del primo giorno degli azzimi, cioè “in preparazione della Pasqua”, che è anche l’espressione che usa Giovanni (Gv. 13,1). In questo caso questi passi si accordebbero con Giovanni che parla di “giorno della preparazione o Parasceve” quindi del 14 di Nisan che cominciava il 13 di Nisan dopo le 18, mercoledì sera. D’altronde tutti gli evangelisti dicono che la Passione fu il “giorno della Parasceve”, cioè nella vigilia di Pasqua (Gv. 19,31; Lc. 23,54; Mc. 15,42; Mt 27,62).
Se fosse vero questo, l’Ultima Cena sarebbe quindi avvenuta la sera del 13 di Nisan, il mercoledì: in pratica Gesù avrebbe anticipato di un giorno la cena di Pasqua perché sapeva che non avrebbe potuto celebrare quella ‘ufficiale’ in quanto sarebbe stato crocifisso. L’indomani infatti Lui stesso sarebbe stato l’agnello pasquale!
E che la Passione non sia stata nel giorno di Pasqua (che per i Farisei e il popolo era giorno di assoluto riposo), ma durante la vigilia della Pasqua, è anche supportato dal fatto che Simone il Cireneo tornava dai campi dove era stato a lavorare e Giuseppe di Arimatea poté comprare una Sindone. Si spiegherebbe così inoltre la fretta per la sepoltura dovuta al fatto che l’indomani era Venerdì di Pasqua.
Due Sabati nella stessa settimana?
Ma salta fuori un altro problema. Quando si parla della necessità impellente della sepoltura si accenna al fatto che stavano per spuntare “le prime luci del Sabato” ( Lc. 23,54; Mc. 15,42; Mt 27,62) e ciò sembrerebbe indicare che quel giorno non poteva essere che un venerdì e non un giovedì come abbiamo detto. Ma facciamo qui una ulteriore supposizione e cioè che per gli antichi ebrei la parola “Sabato” potesse essere usata anche come sinonimo di “Festa” o “giorno di riposo” e quindi il giorno di Pasqua, pur essendo capitato di venerdì, potesse essere anche indicato come un “Sabato” anche se non cadeva effettivamente di sabato.
In pratica quindi è come se nella settimana della Passione ci fossero stati 2 Sabati, che nel nostro caso erano consecutivi. Infatti Matteo, nell’originale greco, cosa notevolissima, parlerebbe di “Sabati” (al plurale), dice: “Dopo i Sabati (la parola Sabati sembra sia proprio al plurale), di buon mattino, si recarono alla tomba” (Mt. 28,1). E ancora Giovanni parla di un Sabato solenne o Sabato grande forse per distinguerlo dal Sabato normale, cioè probabilmente si riferisce a un “giorno di festa” del calendario Ebraico che in realtà non era un vero sabato.
Inoltre i Sacerdoti andarono da Pilato a dirgli “ci siamo ricordati che l’impostore aveva detto che sarebbe risorto dopo tre giorni, quindi sarebbe meglio mettere i sigilli e una guardia per evitare che i suoi seguaci possano rubare il corpo”. Quando successe ciò? Matteo dice “il giorno seguente la Parasceve” (Mt 27,62), quindi il Venerdì. Sappiamo cosa rispose Pilato - “i sigilli metteteli voi e usate le guardie del Tempio”-. Ma quando è stata fatta questa sigillatura? Forse, considerato che quel Venerdì era un giorno di festa, perché era Pasqua, e lo era anche il giorno seguente, perchè Sabato, e i pii ebrei non potevano fare molti movimenti e tanto meno mettere sigilli durante il riposo di quei due giorni, questa ‘assicurazione mediante sigilli’ si sarà probabilmente svolta il sabato sera, dopo le ore 18, quando ormai era quindi passato il sabato e iniziata la domenica, trascorsi 2 giorni e 2 notti dalla crocifissione. Infatti le donne che di buon mattino di domenica si recarono al sepolcro non sapevano né delle guardie né dei sigilli: e questo confermerebbe la tesi precedente, quella della "sigillatura" effettuata il sabato sera, in quanto se fosse stata fatta giorni prima si sarebbe risaputo e le donne avrebbero perciò evitato di recarsi inutilmente al sepolcro...
La settimana della Passione
Secondo queste ipotesi quindi, la Settimana della Passione nel dettaglio si sarebbe svolta così (la numerazione dei giorni di Nisan indicata è quella farisaica (vedi Ricciotti pag. 659)):
Sabato 28 marzo 33 (9 di Nisan): “sei giorni prima della Pasqua” (Gv 12,1) – prima della cena Gesù viaggia verso Betania. Evidentemente ciò succede in pieno giorno e Giovanni ci dice che la Pasqua sarebbe stata dopo 6 giorni, cioè il venerdì successivo, in effetti Giovanni si riferisce quindi alla Pasqua farisaica e non a quella dei Sadducei. Se la Pasqua fosse stata di Sabato allora avrebbe detto ‘fra una settimana’ o ‘ fra sette giorni’.
Domenica 29 marzo 33 (10 di Nisan): - la Domenica delle Palme -. “Il giorno seguente” (Gv. 12,12) in mattinata o comunque prima delle 18, ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, e poi il ritorno a Betania dove Gesù passa la notte (Mt 21,17)
Lunedì 30 marzo 33 (11 di Nisan ): tornando a Gerusalemme maledizione del fico sterile (Mt. 21,18), Gesù scaccia i mercanti del Tempio (Mt. 21,12)
Martedì 31 marzo 33 (12 di Nisan ): trovano il fico seccato, Gesù fa il discorso escatologico. “Terminati questi discorsi, disse ai suoi discepoli: Voi sapete che fra due giorni è la Pasqua…” (Mt. 26,1). Ma Gesù quando disse ciò? Molto probabilmente, dopo la giornata intensa, la sera del martedì e infatti “ fra due giorni” significava la sera di giovedì (14 di Nisan), quando appunto iniziava la Pasqua con la consumazione dell’agnello pasquale.
Mercoledì 1 Aprile 33 (13 di Nisan) - Ultima Cena - Gesù anticipa di un giorno la cena pasquale, istituisce l’Eucaristia, fa la veglia nell’orto degli ulivi.
Giovedì 2 Aprile 33 (14 di Nisan) - Parasceve (vigilia) della Pasqua (o del Sabato, inteso come “giorno di festa e di riposo”) - arresto all’alba, processo, crocifissione, morte verso le ore 15, sepoltura prima della sera, perché dalle 18 cominciava la Pasqua, si doveva consumare l’agnello pasquale e iniziava il riposo del giorno festivo. Sepoltura frettolosa “perché stavano già spuntando le prime luci del Sabato” (del 1° Sabato, in realtà del venerdì, cioè del giorno di Pasqua) - prima notte di Gesù nel sepolcro.
Venerdì 3 Aprile 33 (15 di Nisan) - 1° Sabato, giorno di festa e riposo, Pasqua ebraica- Di mattina i Farisei si recano da Pilato per chiedere la sigillatura del sepolcro e la guardia - seconda notte di Gesù nel sepolcro.
Sabato 4 Aprile 33 (16 di Nisan ) - 2° Sabato, giorno di festa e riposo, Sabato effettivo - Dopo le 18 viene messa la guardia e sigillato il sepolcro. - terza notte di Gesù nel sepolcro.
Domenica 5 Aprile 33 (17 di Nisan ) - Domenica (Mc. 16,9), Pasqua di Resurrezione - Le donne “Dopo i Sabati (al plurale nell'originale greco), di buon mattino si recarono alla tomba” (Mt. 28,1), evidentemente all’oscuro della sigillatura avvenuta il giorno prima. Scoprono la guardia assente, la pietra srotolata, la tomba vuota.
Conclusioni
Abbiamo visto che con l’ipotesi fatte, e cioè che :
- Giovanni abbia seguito come i Sinottici la scansione della Pasqua farisaica e che quindi l’ultima cena sia stata di mercoledì 13 di Nisan
- con il termine ‘Sabato’ potesse anche essere indicata una festa solenne, che non cadeva necessariamente di sabato
Nel caso in cui fosse corretta l’interpretazione che abbiamo dato, verrebbero a verificarsi due coincidenze numeriche importanti:
1) il segno di Giona si avvererebbe in maniera pressoché esatta, perché essendo Gesù morto il giovedì, sepolto il tardo pomeriggio dello stesso giorno e risorto la mattina della domenica, farebbero 3 notti e (quasi) 3 giorni completi.
2) Inoltre i giorni della vita di Gesù, con la nascita il 25 dicembre del 2 a.C. e la morte il 2 aprile del 33 d.C., risulterebbero esattamente 12152, numero che è perfettamente divisibile per il modulo di Tempo di 868 giorni scoperto da Vidal (5) e che darebbe come risultato 14. Cioè N.S. Gesù Cristo secondo questa ipotesi sarebbe vissuto esattamente 14 Tempi e morto il 14 di Nisan, giorno in cui cominciava la Pasqua ebraica e veniva immolato l’agnello.
Il numero 14 stranamente compare anche in Matteo nella cronologia degli ascendenti di Gesù (Mt 1,17) : “La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di 14; da Davide fino alle deportazioni in Babilonia è ancora di 14; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è ancora di 14”.
Aggiornamento: Mi è venuto in mente un altro fatto. Marco dice in 16.1: "In quel tempo, Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Salomone comprarono degli aromi per andare a imbalsamare Gesù. E di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levar del sole". Come si nota Marco divide l'azione delle donne in due momenti distinti: prima comprano gli aromi e poi si recano, all'alba della domenica alla tomba. E' chiaro che non avrebbero potuto comprare gli aromi il venerdì o il sabato, poichè erano vietate le attività commerciali nei festivi, nè tanto meno appare plausibile che li abbiano comprati all'alba della domenica, senza tenere conto del fatto che Marco stesso stacca i due tempi. Quindi li hanno comprati il giovedì pomeriggio, dopo che Giuseppe di Arimatea aveva avuto da Pilato l'approvazione a seppellire Gesù, perciò ancora una volta se ne deduce che il giorno della crocifissione non era festivo, e quindi è stato molto probabilmente di giovedì.
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Note
(1) “Allora alcuni scribi e farisei lo interrogarono: “ Maestro dacci un segno”. Ed Egli rispose: “ Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’Uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Mt 12, 38-40)
(2) Non sto qui a considerare le affermazioni di alcuni contorsionisti che, ritenendo che chi hanno davanti sia ingenuo, credono di poterti convincere che in realtà sarebbero comunque 3 giorni e 3 notti, sfidando in maniera alquanto temeraria più che la ragione la semplice capacità di contare: passi per 3 giorni se si vuole considerare il pezzo di venerdì come giorno intero, anche se salta agli occhi che è però abusivo, debbono dire però come fanno a contare la terza notte...
(3) Giuseppe Ricciotti – Vita di Cristo – Tipografia Poliglotta vaticana - 1941
(4) Vediamo i 'parametri' certi che debbono essere soddisfatti:
a) i mesi ebraici erano lunari e non solari, di 28 giorni, iniziavano con la Luna nuova, con fase crescente nei primi 14 giorni e a metà mese, il 14 era il plenilunio o luna piena , poi con luna calante nei successivi 14 giorni e alla fine del mese nuovamente luna nuova.
b) la festa della Pasqua ebraica o "Pesah" cominciava la sera del 14 del mese di Nisan e coincideva con il 15 di Nisan
c) tale festa doveva coincidere con il plenilunio cioè con la Luna piena e poteva quindi capitare qualunque giorno della settimana anche se alcune fonti ritengono che non poteva coincidere con la festa del Sabato ebraico, in tal caso si anticipava di un giorno
d) vi erano dei metodi empirici imprecisi per calcolare quando cadeva il 14 di Nisan, che quindi poteva anche non coincidere con quel giorno in cui è stato scientificamente dimostrato dagli astronomi che ci fu luna piena, tant’è che come dice il Ricciotti, Sadducei e Farisei non erano d’accordo sul giorno preciso, e pare che quell’anno, 33 d.C., per i Sadducei la Pasqua 15 di Nisan cadde il sabato 4 Aprile mentre per i Farisei e il popolo cadde il giorno prima, cioè il venerdì 3 Aprile.
5) Carlos Vidal Martinez – “…e i suoi non la ricevettero” – Edizioni Segno - 1995
Non avevo mai sentito di questa possibilità. Sfrutto come al solito il suo blog per riportare un brano della Valtorta che sembra ricollegarsi ai giorni terribili che stiamo vivendo: "Dice Gesù: Sono sempre le PROFANAZIONI al culto di Dio, alla Legge di Dio, quelle che provocano i CASTIGHI del Cielo. Facendo della Casa di Dio una spelonca di ladri, quei sacerdoti indegni e quegli INDEGNI credenti (di nome soltanto) attiravano su TUTTO il POPOLO maledizione e MORTE. Inutile dare questo o quel nome al male che fa soffrire un popolo. Cercate il giusto nome in questo: “PUNIZIONE per un vivere da bruti”. DIO SI RITIRA e il Male si AVANZA. Ecco il frutto di una vita nazionale indegna del nome di cristiana." https://mariavaltorta.myblog.it/2012/03/30/domenica-delle-palme-anno-b/ in questi tempi di misericordine credo sia molto difficile giustificare queste dure parole. "SIAMO FORSE CIECHI ANCHE NOI???" https://www.ilmattino.it/photos/MED_LOW/17/27/4811727_1535_hhhhhh.jpg Buona Pasqua Professore a lei e a tutte le persone che tentano ancora di capire.
RispondiEliminaBuona Pasqua. Pubblico anche per avvertire che in futuro se si vuole intervenire bisogna farlo per esprimere il proprio parere sull'argomento del post. Non verranno pubblicati interventi fuori tema o come si suol dire O.T.
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RispondiEliminaVeramente ho scritto che il 15 di Nissan era il Venerdì festa e giorno di riposo e considerato quindi come 'sabato' nell'accezione di 'giorno festivo' e il successivo sabato vero essendo anche festivo era da considerare come 'secondo sabato ': ecco perché la versione greca del Vangelo di Matteo parla di 'sabati' (al plurale). Per quanto riguarda il numero di giorni e di notti senz'altro con questa interpretazione ci sono una notte e un giorno in più rispetto alla interpretazione classica: tre notti e quasi tre giorni ..
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RispondiEliminaAllora lei o non ha letto il mio post o ha saltato la parte finale dal titolo 'Aggiornamento': lì c'è la risposta alla sua prima domanda. Per i tre giorni le ho risposto prima, dicendole tre notti e quasi tre giorni. Se ciò non la soddisfa, e le dà fastidio il 'quasi' bisognerebbe a quel punto vedere allora se Giona stette nel pesce proprio tre giorni nel senso di 3x24= 72 ore, zero minuti e zero secondi, un bel problema veda lei...
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RispondiEliminaVeramente non mi sono offeso solo che lei ha mostrato di non aver letto tutto il mio post e vuole commentare lo stesso. Lei dice che la mia versione "non rende verità". E qual'è la verità per lei? La versione classica o un'altra versione? Lei cosa propone? Mi dica inoltre, quando parla di Giona secondo lei la Bibbia intende proprio 72 ore, zero minuti e zero secondi?
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RispondiEliminaLei o ci fa o c'è. Lei non ha letto un bel niente. Ho scritto chiaramente che le donne hanno comprato gli aromi il giovedì pomeriggio, giorno non festivo e non la domenica mattina. A questo punto ho capito che non vale la pena perdere altro tempo, perciò si risparmi a scrivere perché tanto non pubblicherò ulteriori suoi interventi. Saluti.
EliminaGentile prof. Canto,
RispondiEliminaavevo letto con molto interesse, e già molto tempo fa, il suo ottimo articolo sulla data di crocifissione di Cristo, che Lei ha riproposto anche quest’anno.
Volevo innanzi tutto farle i miei complimenti, perché l’articolo espone con dovizia di argomenti, e in modo preciso e convincente, le ragioni per le quali in effetti la Passione di Cristo avrebbe avuto luogo di giovedì, e non di venerdì come comunemente creduto.
Sono un ricercatore indipendente, in fisica e criminologia (io applico alla criminologia i metodi scientifici di indagine mutuati dalla fisica e dalla matematica).
Il suo lavoro espone con rigore e indipendenza d’analisi le ragioni storiche, esegetiche, astronomiche e teologiche per le quali il “segno di Giona” – citato dallo stesso Gesù Cristo – è realmente suffragato da evidenti e incontestabili ragioni: Cristo morì di giovedì, il 14 Nisan, e la sua Resurrezione avvenne 3 giorni e 3 notti dopo, di domenica.
Io direi che la ragione più incontestabile è quella che Lei bene evidenzia, insieme a Ricciotti: non è concepibile che nel giorno di Pasqua ebraica si svolgessero attività proibite quali un arresto, un processo, un’esecuzione capitale, e che le persone dell’entourage di Gesù (il Cireneo, Giuseppe d’Arimatea, le pie donne, ecc.) lavorassero, o effettuassero acquisti di unguenti e teli sindonici per sepoltura.
Inoltre, giustamente Lei sottolinea come nella versione greca – che viene riportata solo dalla Bibbia di Diodati – si citassero i sabati (al plurale!) e non il sabato, per indicare la data in cui le pie donne si erano recate al sepolcro, prime testimoni della Resurrezione. E dunque in quella settimana santa si erano verificate 2 festività: il “sabato” di Pasqua ebraica, che cadeva di venerdì 15 Nisan, e il sabato 16 Nisan (sabato effettivo).
Credo peraltro che si debba anche sottolineare che la ragione fondamentale per la quale la Chiesa si è nel corso dei secoli “appiattita” sul venerdì quale giorno della Passione sia dovuta al famoso Concilio di Nicea del 325 d.C. , che fissò in modo apparentemente sicuro, ma in realtà alquanto approssimativo, il 15 di Nisan come giorno della Passione di Cristo, anche in base ad un calcolo sul plenilunio che in realtà era del tutto incerto e discutibile.
Ma tutto ciò Lei lo conosce già.
C’è però una novità, che credo sia opportuno Lei conosca.
LE VISIONI DI TERESA NEUMANN
(continua)
(continuazione 2)
RispondiEliminaInfatti, quando lessi per la prima volta il suo articolo, ci fu un motivo per cui all’inizio quelle sue argomentazioni non mi convincevano del tutto.
Il motivo in realtà aveva un nome: Teresa Neumann, la famosa stigmatizzata tedesca – alla quale sono anch’io molto devoto – che per oltre 30 anni aveva rivissuto la Passione di Cristo ogni settimana, per oltre 700 volte, con abbondanti ed inspiegabili emorragie e stigmate sul corpo.
Ebbene, la Neumann è famosa anche perché, nelle sue descrizioni della Passione, aveva saputo indicare particolari impressionanti, in greco antico, aramaico, latino, che avevano stupito perfino i più autorevoli orientalisti e docenti di esegesi biblica (Wutz, Wesseley, Bauer, ecc.).
Ad esempio, Teresa riferì che Cristo sulla croce pronunciò la parola “as-che” per dire “ho sete”, e ciò stupì quei docenti, che invece ritenevano che Gesù avrebbe dovuto dire: “sachena”. In realtà “as-che” è una parola del tutto corretta, per quanto insolita, ed anche questa è una delle tante prove che dimostrano che la Neumann vedeva realmente e riferiva fedelmente ciò che era avvenuto quel giorno della Passione di Cristo, compreso l’uso di una croce con i pali orizzontali “mobili”.
Ora, il mio dubbio sul giorno della Passione nasceva dal fatto che Teresa Neumann cadeva in estasi e riviveva la Passione a partire dall’Ultima cena, la sera di giovedì, fino alla crocifissione del venerdì, e alla Resurrezione di domenica.
Quindi per la Neumann la Passione era avvenuta – in modo tradizionale secondo gli insegnamenti della Chiesa - di venerdì, non di giovedì.
Come si spiega tutto ciò?
Io credo di avere trovato la spiegazione, leggendo l’ottima biografia della famosa mistica, di Paola Giovetti (grande esperta anche di fenomeni paranormali), edizione del 1994.
Io credo che Teresa Neumann rivivesse effettivamente moltissimi episodi della vita di Cristo (ed anche di altri santi), ma ne avesse una visione “concentrata”, quanto ai tempi di svolgimento.
In altre parole, lei vedeva e sentiva – come fosse in loco – ciò che era avvenuto 2000 anni fa, ma non ne aveva una visione totalmente sincrona.
Inoltre, la Neumann non vedeva tutta la settimana santa, ma le sue visioni partivano solo da ciò che avveniva dall’Ultima cena in poi.
Quindi ciò spiega perché anche lei vedeva ciò che era avvenuto a Cristo da mercoledì sera alla domenica, ma i tempi erano abbastanza “accelerati”.
Ho capito che era così, perché nel suo libro la Giovetti riferisce che la Neumann aveva anche la visione della nascita di Cristo, ma non vedeva il travaglio e la nascita vera e propria di Gesù, ma ne aveva una visione parziale, alla mezzanotte del 24 dicembre. Secondo la Neumann Maria sarebbe entrata in estasi verso le 23, e verso mezzanotte il bimbo sarebbe nato, senza dolore di Maria né prima né dopo.
(continua)
(continuazione 3)
RispondiEliminaE tuttavia, questa visione della Neumann contrasta – ad esempio – con quella dell’Apocalisse di s. Giovanni, che invece descrive un travaglio piuttosto doloroso di Maria, che gridava per le doglie del parto.
Insomma, io credo che la Neumann in effetti vedesse molte cose che erano davvero avvenute, della vita di Cristo e delle persone vicine a Lui, ma in tempi diversi rispetto a quelli reali dell’epoca.
E ciò spiega perché anche lei riviveva una Passione “tradizionale”, con Cristo che viene ucciso di venerdì, e non di giovedì.
C’è poi un’altra riflessione. Già era sconvolgente per tantissime persone, vedere una donna come Teresa Neumann che ogni settimana riviveva sul suo corpo la Passione di Cristo, con le sue sofferenze, le emorragie copiose, le ferite della flagellazione e crocifissione, ecc.
Se poi quella Passione si fosse verificata di giovedì, probabilmente ciò avrebbe aggiunto altra incredulità, da parte degli scettici, su questa donna e sulle sue visioni, increduli che pure non mancavano.
In definitiva, probabilmente Dio ha voluto che l’esperienza mistica di Teresa Neumann fosse conforme a quelli che erano gli insegnamenti “tradizionali” della Chiesa della sua epoca, per non creare altro sconcerto.
D’altra parte lo ha potuto constatare Lei stesso. Appena ha pubblicato quell’articolo subito sono partiti in quarta i “nipotini” di Torquemada, pronti ad accendere il rogo per chiunque usi la propria testa, e metta in discussione i loro dogmi.
dr. Alberto Miatello (Como)
La ringrazio per il suo apprezzamento, il riconoscimento di una persona competente stimola a proseguire e ad impegnarsi con la consapevolezza che il lavoro che si fa forse non è del tutto inutile.
RispondiEliminaAnch'io sono un estimatore di Teresa Neumann, e ho scritto anche un post sul suo digiuno mistico. Non avevo in effetti fatto caso al fatto che nelle sue visioni si riferisse al venerdì e non certo al giovedì, ma trovo molto convincente la sua motivazione sul perché sarebbe successo ciò, cioè soprattutto sul fatto che in caso contrario probabilmente sarebbe stata accusata di errore o falsità. Forse lo stesso problema si è posto anche per Maria Valtorta e per Caterina Emmerik, in verità però non ho indagato su ciò...