Tentare di fare discorsi nell’ambito teologico è un’impresa ardua e che può diventare temeraria almeno per due ragioni: perché la nostra intelligenza è limitata e le è quindi difficile comprendere certe realtà e perché il fatto che siamo immersi nel tempo, con il passato che non c’è più, con il presente in cui ci troviamo ma che sembra sfuggire e col futuro che deve ancora venire, ci riesce veramente difficile se non impossibile immaginarci lo stato di eternità in cui queste realtà coesistono.
Nel corso dei secoli ci sono stati fior di teologi e mistici, tra cui quelli che sono stati riconosciuti come Padri e Dottori della Chiesa, che usando la retta ragione e le (poche) notizie che le Scritture hanno voluto rivelarci in proposito, ma soprattutto l’ispirazione che Dio stesso ha voluto loro riservare, ci hanno illuminato su certi aspetti del soprannaturale e sulle realtà ultime.
Però, nonostante ciò, alle volte ci sorgono o ci vengono poste come sfida dai non credenti delle domande a cui le risposte che sono state date sembrano essere non sufficienti o che comunque richiedono un impegno di riflessione e di ricerca da parte nostra. Questo è un esercizio necessario, infatti anche San Pietro diceva “siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pietro 3,15-17).
Una domanda ricorrente, e che in realtà vorrebbe sotto sotto mettere in dubbio la bontà, l’onnipotenza e l’onniscienza divine, è di solito espressa in questo modo: “Perché Dio crea delle anime che nella sua onniscienza sa che si perderanno?”
Come rispondere? (1)
Sul fatto che nella maggior parte delle situazioni possiamo scegliere liberamente e consapevolmente se fare il bene o il male mi pare che siamo tutti d’accordo. Questa possibilità di scelta deriva dal fatto che Dio ci ha donato il libero arbitrio. Poteva Dio crearci senza? Ovviamente no, saremmo stati infatti in tal caso dei robot, delle marionette. Invece Dio ha voluto fare degli esseri indipendenti, capaci di amarlo solo se lo vogliono. Infatti che farsene di un amore imposto? Imporre l’amore a comando è dei tiranni, e quello che ne deriva è un falso amore. L’amore per sua natura non può che derivare da una scelta, e perciò richiede la libertà.
Ciò detto cercherò di rispondere alla domanda seguendo la ragione e la logica. Ovviamente sarà comunque sempre e solo un tentativo di spiegazione personale e non essendo io teologo potrebbe anche essere contraria a qualche verità di fede, oppure potrebbe essere stata già formulata dalla Chiesa cattolica in una maniera diversa e che la contraddice, in tali casi sono disposto a correggermi. Per intanto ci provo seguendo l’invito dell’Apostolo.
L’onnipotenza e l’onniscienza divine non significano che Dio può fare cose assurde o conoscere cose che non possono esistere o impossibili.
Un effetto deriva inevitabilmente da una causa: non è solo un legame prima-dopo ma un intreccio essenziale, perché l’una non può esistere senza l’altra. Un po’ come lo Ying e Yang della filosofia Zen. Infatti che senso avrebbe una ‘causa’ che non causa nulla? Già nel suo essere ‘causa’ c’è la realtà dell’effetto, e lo stesso per l’effetto: che senso avrebbe se fosse non causato, come potrebbe allora essere appunto un effetto? Non sarebbe tale! Essendo necessario il libero arbitrio per scegliere e perché ci possa essere una eventuale dannazione, in quanto ci deve essere una decisione consapevole di preferire definitivamente il male da parte dell'anima che si perde, se essa non viene creata (causa) questa decisione (effetto) non può esserci.
Allora Dio solamente quando crea un’anima (causa) può conoscerne il suo destino eterno (effetto): in un certo senso le due azioni sono contemporanee o contestuali che dir si voglia; se l'anima si dannerà o meno Dio non può saperlo se non la crea, così come non può esistere un effetto senza causa. In caso contrario ci sarebbe un cortocircuito logico.
L'onniscienza divina non significa che Dio conosce cose che non avverranno o impossibili, così come ad esempio l’onnipotenza divina non significa che Dio può fare proprio tutto, infatti non può compiere cose assurde, tipo fare in modo che 2 + 2 faccia 5 anziché 4! Le anime che si perdono quindi sono una conseguenza possibile della creazione, un effetto derivante all’esercizio del libero arbitrio dell’anima creata, il quale effetto però non potrebbe esserci senza la creazione dell’anima stessa. Ne consegue che se Dio avesse voluto evitare di creare anime che poi si sarebbero perdute non ne avrebbe dovuto creare nessuna!
Perciò Dio conosce il destino eterno delle sole anime che crea, e nel momento in cui le crea, e non di
quelle che non sono ancora venute all’esistenza, perché il destino eterno
di un’anima viene deciso dall’anima stessa, viene scelto
da essa e quindi solo contestualmente all'atto creativo Dio può conoscere questo destino. Non ha senso perciò dire che a causa della sua onniscienza Dio conosce il
destino di un’anima che Egli non ha ancora creato.
E neanche si può dire che ciò potrebbe avvenire perché l’anima potrebbe avere, nel suo essere, per le sue inclinazioni e per il suo carattere, una specie di marchio ‘mi perderò’ e di cui Dio verrebbe a conoscenza in anticipo proprio a causa della sua onniscienza, sarebbe però come se l’anima venisse creata con un ‘difetto di fabbrica’, un destino già prefissato, ma ciò non è ammissibile perchè non avrebbe allora senso parlare di libero arbitrio, saremmo come dei robot con un comportamento predeterminato, cosa che Dio, come già detto, vuole evitare.
Quindi l’affermazione “non la
creo perché so che si perderà” è assurda e inammissibile, perché, ripeto, se l'anima non viene creata, non può agire col suo libero arbitrio, non sceglie e perciò non può perdersi e allora come fa
Dio a conoscere un evento che non è avvenuto e non avverrà mai? In breve, per quanto detto: Dio non può desumere dalle caratteristiche personali dell'anima che creerà il destino eterno di questa, c'è bisogno che l'anima scelga, solo allora Dio sa, ma perché ciò accada deve crearla, non si scappa.
Per concludere quindi questo discorso che può sembrare astruso, quello che voglio dire è in pratica essenzialmente questo: Dio conosce il futuro perché nel suo eterno presente quello che per noi è futuro è per Lui invece già successo. E’ come Dio se potesse guardare i fotogrammi di un film che è stato già girato. Questo film è nato nella sua globalità temporale nel momento stesso in cui Dio ha creato tutto l’esistente. Ma le scene di questo film si sono fissate anche grazie alle nostre scelte, perché in caso contrario non avrebbe senso il libero arbitrio. Dio sa già quello che faremo per il semplice motivo che per Lui lo abbiamo già fatto.
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Note e crediti
(0) La foto iniziale è tratta da Pixabay al seguente Link
(1) Di seguito ovviamente do per scontata la tesi che Dio esiste e che ci ha creati donandoci il libero arbitrio.
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