19 gennaio 2024

Le rivoluzioni e la giustizia umana

L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male” (Lc 6, 45)

Probabilmente il fallimento di tutte le rivoluzioni è stato causato dal fatto che chi le ha tentate era convinto che il male stesse tutto al di fuori di se stesso e non anche dentro di lui, per cui una volta ottenuto il potere, e spesso in modo violento, ha riversato il male interiore nella nuova società che aveva costruito.

A mio avviso, l'unica vera rivoluzione, che purtroppo non è mai stata attuata integralmente, è quella cristiana, perché il Cristianesimo sostiene che l'uomo il male deve sradicarlo prima anche dal proprio cuore e solo così e con l'indispensabile aiuto divino può poi tentare di trasformare in meglio il mondo. 

Un mio contatto di Facebook che intende il cristianesimo a modo suo, dopo questo mio post ha replicato: "Quindi quando il giustiziere che abita dentro di me fantastica di impugnare un lanciafiamme e spazzare via i malvagi cosa è: male o profondo senso di giustizia?".

Rousseau diceva in sintesi che gli uomini nascono buoni e poi la società li fa diventare cattivi. Lungi dal voler sottovalutare l'influenza dell'educazione e dell'ambiente familiare e sociale in cui si cresce, parto dal presupposto cristiano che l'uomo nasce col peccato originale e quindi a causa di questa sua natura corrotta è tendente al male. Preso coscienza di ciò quindi l'uomo, se vuole cambiare in bene la società in cui vive, deve anche mutare se stesso e non considerarsi perfetto, per evitare di riproporre anche inconsapevolmente il male che vuole combattere una volta estirpato quello fatto dagli altri.  

Ricordiamoci il detto evangelico: “Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: «Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio», mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male” (Lc 6, 40-45). E questo a conferma di ciò che ho detto.

Certo il senso di giustizia ce l'abbiamo dentro, ma bisogna vedere anche su cosa si basa e se per caso la risposta che vogliamo dare non corre il rischio di riproporre una ingiustizia  maggiore. Anche i terroristi hanno il loro senso di 'bene e male', ma rispondono con il loro 'lanciafiamme' sparando alla gente e se prendono il potere poi però creano un sistema più dispotico di quello che hanno abbattuto. D'altronde gli esempi storici non sono mancati: la Rivoluzione francese, quella bolscevica, quella maoista e così via. Tutte volevano reagire a reali ingiustizie ma poi cosa ne è seguito? L'inferno in terra.

Detto ciò, la replica del mio interlocutore è stata: “Perfetto, però resta irrisolto il nodo della giustizia che, non raramente, per esempio, richiede l'uso della violenza o comunque di limitare la libertà. Cosa ne sarebbe di tutte le costituzioni se si dovesse applicare il "porgi l'altra guancia"? Ma soprattutto: cosa ne sarebbe della civiltà se non si punissero con la forza i malvagi? Eppure secondo il cristianesimo non ci si dovrebbe difendere”. 

In realtà non mi sembra che per il Cristianesimo e in particolare per il Cattolicesimo non sia ammessa la legittima difesa, anzi quando viene esercitata correttamente viene ritenuta lecita e doverosa. Certo ciò potrebbe sembrare in contraddizione con il "porgi l'altra guancia", ma questo invito era fatto anche contro la 'legge del taglione' allora vigente e probabilmente era anche un modo per invitare a non raccogliere le provocazioni che possono innescare una spirale da cui non si esce. E' ovvio che è necessario ristabilire la giustizia, ma non possiamo farlo da soli, ci vuole sempre una legge che assicuri la difesa oltre che dell'offeso anche dell'offensore, non ci si può fare giustizia da sé o reagire in maniera spropositata, sennò sarebbe un Far West. 

Questo non significa che bisogna essere passivi contro il male e la violenza, perché in caso contrario saremmo degli ignavi, sarebbe come esserne complici, si deve invece agire, quando è possibile, attuando manovre di difesa per sé e per gli altri, oppure, quando ciò che non è possibile farlo direttamente, bisogna attivarsi nel denunciare l’ingiustizia per cercare di ottenere ciò che è giusto e fare in modo che il malvagio venga punito, però senza l' esagerazione dettata da un desiderio di vendetta. Il fatto che un sistema pubblico che dovrebbe assicurare la giustizia possa essere però corrotto o non funzionare è un altro paio di maniche, se lo fosse, come pare lo sia in molti casi, allora ci si deve impegnare per cercare possibilmente di cambiarlo, anche con la resistenza non-violenta o altre forme di protesta, che non debbono però certo essere quelle di usare violenza contro coloro che riteniamo possano essere i responsabili, tranne che in casi estremi, tipo i rappresentanti certi di un regime dispotico e sanguinario (in quel caso la reazione anche violenta sarebbe invece giustificata in quanto legittima difesa!). A mio avviso il cristiano deve cercare continuamente la giustizia per sé e per gli altri già su questa Terra, sennò pecca di ignavia e manca alla fin fine della Carità, pur sapendo che, a causa della sua natura corrotta, non potrà mai assicurarla in maniera perfetta. E quindi non è certo un buonista, alla volemose bene, il buonismo è invece figlio del fai ciò che vuoi, e pone sullo stesso piano vittima e carnefice, ed è di natura diabolica. 

Il Cristianesimo durante la vita terrena non rifiuta la punizione del malvagio, anzi la richiede, ma questa deve essere assicurata in ultima istanza dalla giustizia pubblica; essa è anche necessaria per evitare che il colpevole possa fare altro male, dandogli anche così l’occasione di pentirsi e di redimersi. Ma Dio stesso spesso fa in modo che già sulla Terra e durante la nostra vita sperimentiamo quello che comunemente dagli agnostici viene denominato il Karma: il male fatto spesso ci torna indietro con gli interessi. Forse ciò rappresenta una forma di punizione pedagogica divina, perché in tal modo col dolore provato riusciamo a capire quello fatto agli altri e così abbiamo modo possibilmente di pentirci evitando una punizione maggiore nella vita futura.

Invece nell'aldilà il giudizio spetterà unicamente a Dio, che è giustizia infinita. Anzi, a dire il vero, toccherà oltre che a Lui anche a noi stessi, perché illuminati dalla sapienza divina e senza veli e razionalizzazioni, emetteremo noi stessi il giusto giudizio sulle nostre azioni.

Niente buonismo quindi, figurarsi!, anzi per gli impenitenti finali è addirittura previsto l'Inferno, e per quelli che si pentono c'è comunque il Purgatorio, dove bisogna scontare il male fatto anche se è stato rimesso (e da lì perciò come minimo ci dovremo passare tutti). Altro che la non punizione del malvagio!

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Note e crediti

(1) Il quadro di copertina è il dipinto di Horace Vernet - On the barricades on the Rue Soufflot, Paris, 25 June 1848 - conservato al Deutches Historisches Museum di Berlino

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