16 febbraio 2014

L’importanza delle parole giuste


Qualche tempo fa in una interrogazione di analisi in una classe quinta ho chiesto ad un alunno l’enunciato di un teorema sulle funzioni continue (cioè quelle il cui grafico non ha interruzioni), conosciuto come il teorema ‘dei valori intermedi ‘ e lui mi ha risposto: “Una funzione continua assume valori compresi tra il minimo e il massimo”, mentre la dizione corretta è  "Una funzione continua assume tutti i valori compresi tra il minimo e il massimo”. Ho corretto, ma mi è sembrato che l’alunno e la classe considerassero la differenza di poco conto, quasi una sottigliezza e io lì a spiegare che la prima dizione è una ovvietà (è logico che una funzione assuma valori compresi tra il minimo e il massimo, è inutile anche dirlo) ma non  esclude il fatto che la funzione possa non assumere qualcuno dei valori intermedi, mentre il secondo enunciato, quello esatto, stabilisce appunto che nessuno dei valori intermedi tra minimo e massimo può ‘sfuggire’ in quanto almeno una volta verrà assunto come valore dalla funzione…(1)

Una delle cose che cerco di spiegare agli alunni che cominciano lo studio della Fisica è che nelle Scienze, come anche in altre discipline rigorose che si basano sul ragionamento, come ad esempio la Filosofia o anche la Teologia, ogni parola ha un suo significato ben preciso, definito e univoco mentre, al contrario, nel linguaggio quotidiano, quello che usiamo per comunicare con i nostri simili, spesso alcune parole assumono significati diversi in base al contesto in cui sono poste e non di rado vengono anche recepite diversamente da chi le usa e da chi le ascolta. Ecco perché di frequente nascono dei fraintesi nelle discussioni, soprattutto se uno degli interlocutori, chi parla o chi ascolta, non ha strumenti culturali sufficienti per poter assegnare un significato univoco alle parole che usa o sente nel discorso.
Con gli anni ho imparato a mie spese che, quando si parla, bisogna fare molta attenzione alle parole che si usano, non dando per scontato che chi ascolta recepisca giusto quello che si voleva dire e, quando si ascolta, bisogna fare uno sforzo mentale ed emotivo per mettersi possibilmente nei panni dell’altro e recepire al di là delle parole che usa quello che veramente vuol dire…

Mi sono però accorto anche che nei discorsi fatti in pubblico, se voglio convincere gli altri su una mia opinione, ottengo più consenso se non faccio un discorso diretto con le parole che ritengo ‘giuste’, ma solo se uso termini un po’ vaghi, forse questo dà la possibilità a chi ascolta di assegnare un suo significato alle parole udite e così agganciarsi trovando dei punti di contatto con i suoi modi di vedere. Insomma è quello che si dice usare un linguaggio annacquato, per ottenere i propri scopi. Linguaggio senz’altro usato dai politici, per avere il massimo possibile di consenso in chi li ascolta. Però questo credo che sia un modo non del tutto ‘onesto’ di tirare gli altri dalla propria parte, in quanto si basa essenzialmente su un malinteso.

Nel Vangelo sta scritto: il vostro parlare sia ‘Sì, sì’ o ‘No, no’ (2). Credo che questo sia uno dei modi per dire che bisogna essere schietti e parlare agli altri senza sottintesi né doppi fini, usando un linguaggio non ambiguo. Ecco perché mi scandalizzano spesso le parole usate da molti pastori nella Chiesa post- conciliare, e il linguaggio di alcuni documenti del Concilio stesso.
Ultimamente ho discussioni sul mio profilo Facebook oppure con i miei amici o conoscenti quando ‘oso’ criticare Papa Francesco. Mi si dice: ma come, è tanto simpatico, tanto vicino anche nel linguaggio, a noi fedeli, quindi perché lo critichi? Il fatto è che dissento da lui essenzialmente per il suo linguaggio che trovo ambiguo, per il suo modo di esprimersi che cerca di attirare tutti anche offuscando alle volte un po’ la Verità, soprattutto quando è scomoda.

A me piaceva tanto il Catechismo prima del Concilio, quello che ho dovuto imparare da piccolo, in cui le definizioni erano corrette, stringate ma precise. Adesso il catechismo lo si apprende da catechisti spesso improvvisati, che trasmettono un sapere religioso insipido, incerto e traballante. Il problema è che la maggior parte delle persone che ascoltano il Papa o non hanno nessuna preparazione religiosa o, se ce l’hanno, la possiedo ormai all’acqua di rose. Per cui quando egli parla, mettendoci di suo un linguaggio un po’ troppo semplificato e alle volte anche fin troppo accondiscendente, le persone che lo ascoltano non badano alle sottigliezze, un po’ come la mia classe sul teorema di cui sopra e non notano le sbavature che persone più preparate invece avvertono. E purtroppo spiace dirlo, questo Papa di sbavature nei suoi discorsi a braccio ne ha fatte tante. Non metto in dubbio il suo desiderio di avvicinare quante più persone possibile, ma io ritengo che il tutto dovrebbe avvenire nella Verità e non nell’ambiguità!

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Note

(1) Ma è forse anche per correzioni di questo genere che i professori di matematica o di materie scientifiche passano per pignoli?

(2) " Ma il vostro parlare sia: Sì, sì; no, no; poiché il di più viene dal maligno. " (Matteo 5:37)

3 commenti:

  1. Verissimo, quante volte per cercare di spiegare bene ho fatto capire "poco"bene,il discorso deve essere semplice lineare stringato ma spesso e volentieri nel cercare di farmi capire ottengo il fraintendimento , a volte, colpa mia, poi giustamente come dice lei , a volte viene utile usare un poco di addolcimento o altro, ma non è che il ni "utilitaristico" e condannato da Gesù.Bergoglio usa molto il ni, troppo spesso, ma bene gli va che troppa gente o non vuole capire o non capisce proprio, in quanto il suo buonismo cozza col Vangelo:es. " ognuno deve cercare il suo bene, basta questo per far andare meglio il mondo" " io non credo in un Dio cattolico " "Maria di nascosto da Gesù e S.Pietro fa andare tutti i peccatori in paradiso" e si può continuare. Mi sembra un linguaggio chiaro negativo in questi casi, per me è bene rubare ed allora rubo e il mondo migliora?Dio non è cattolico (certo che è Dio di tutti anche di satana) ma allora non fare il Papa cattolico, chiamati new age o protestante o mondiale, cattolico vuol già di per sè dire universale e mi risulta che Gesù non abbia pregato per tutti "non prego per il mondo ma per quelli che mi hai dato". Maria quindi è una donna ipocrita(oltre che limitata dato che non capisce niente e si trova alla Croce dicendo:come mai se mi avevi promesso tante cose?): vengono aboliti i novissimi in toto perchè nessuno si danna e Maria agisce di notte per far entrare tutti (discorso alle clarisse). Meglio essere giudicati eretici per costoro che esserlo veramente come dice S Pietro"meglio obbedire a Dio che agli uomini". E teniamoci forte a Gesù Eucarestia e Maria SS (sogno di Don Bosco).

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  2. Parole chiare e misurate è quello di cui ha bisogno oggi la società, anche se, chi non vuol sentire, non comprenderà mai, fino a quando non si deciderà ad usare la testa!

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  3. Come ci insegna il Vangelo dai frutti comprenderemo;

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