7 ottobre 2018

Le condizioni estremamente improbabili per la nascita della vita nell' Universo e il Principio Antropico

In questo periodo mi sto interessando del cosiddetto ‘Principio Antropico’. Esso fu enunciato nel 1987 in due forme (debole e forte) da Barrow e Typler nel loro libro ormai famoso (1).
Questo Principio fa riferimento al fatto che visto che nel nostro Universo esiste la vita allora le leggi fisiche non devono essere tali da impedirne il suo insorgere.
Messo così sembrerebbe una affermazione banale e tautologica, ma in realtà non è così e nelle sue diverse enunciazioni  ha dato vita ad un dibattito tra scienziati credenti e no, filosofi della scienza e teologi.

Il Principio è scaturito da una considerazione importante e fondamentale: affinché sia potuta nascere (concediamo per ora casualmente) la vita, si sono dovute verificare delle condizioni tali che definirle estremamente improbabili è dir poco: il nostro Universo con i valori delle costanti fisiche che regolano le forze fondamentali e che si fissarono nei primi istanti del Big Bang è così finemente sintonizzato che uno scostamento anche minimo del loro valore, anche solo di uno di esse, avrebbe impedito la formazione dell’Universo così come lo conosciamo quindi della vita e la nostra stessa esistenza.


Detto questo però, nel libro di Barrow e Typler pare esserci una incoerenza  (che ho trovato ben spiegata nel libro di Alister Mc Grath (2) e di cui riporto nel seguito alcuni brani) che una volta identificata e corretta lo farebbe apparire una raccolta poderosa di argomenti a favore in un disegno intelligente e non casuale nell’Universo.
Vediamo il perché di questa incoerenza (seguendo il ragionamento di Alister Mc Grath)….

Partiamo da una affermazione contenuta nel Principio Antropico:

1- Non bisogna essere sorpresi se non osserviamo caratteri dell’Universo incompatibili con la nostra esistenza.

In pratica : visto che esistiamo è ovvio che non possiamo sorprenderci del fatto non esistono leggi che ci impediscono di esistere, in quanto se ci fossero queste leggi noi non ci saremmo e quindi esse non potrebbero essere osservate! E questo è naturalmente vero.

Ma quello che subito dopo però stabiliscono gli autori (Barrow e Typler) come conseguenza di tale affermazione, è che allora:

2 - Non dobbiamo essere sorpresi se osserviamo caratteri nell’Universo compatibili con la nostra esistenza.
 
Ebbene, questa è un’affermazione fallace, perché è vero che ovviamente nell’Universo non possiamo che osservare  caratteri che sono compatibili con la nostra esistenza (nella fattispecie il fine-tunig) ma ciò non significa che non dovremmo non sorprenderci di ciò: infatti il fatto che esistiamo e osserviamo queste condizioni nulla toglie alla loro estrema improbabilità di accadere!

E per evidenziare questa fallacia piò essere interessante  questo bell’esempio dovuto a W.L.Craig (1988) e riportato da Alister (3):

Supponiamo che siate trascinati davanti ad un plotone di esecuzione formato da cento tiratori scelti, ciascuno munito di un fucile perfettamente carico ed efficiente, che mirino al cuore. Sentite il comando ‘fuoco!’, siete sempre vivo, poi udite un fragore assordante, aprite gli occhi e….scoprite che tutti i cento tiratori hanno sbagliato il bersaglio! Per quanto possa sembrare impossibile, è successo!

Adesso riflettete sulle seguenti proposizioni:

3 - Non dovreste rimanere sorpreso dal non osservare che siete morto (e questo è ovvio! Infatti se siete vivi non potete vedervi morto!) (questa è equivalente alla 1-)

4 - Dovreste invece essere sorpreso di osservare che siete vivo! (infatti era estremamente improbabile che tutti i tiratori sbagliassero!), ma questa è equivalente alla negazione della 2-! Quindi la 2- dovrebbe essere trasformata nel suo contrario che chiameremo 5-:

5 - Dovremmo essere sorpresi nell’osservare dei caratteri dell’Universo compatibili con la nostra esistenza (e questo perché il loro verificarsi era molto ma molto improbabile, quasi impossibile… - nota mia)"

ed è notevole e chiarificatore anche quest'altro esempio dovuto a Swinburne (1979) (4):
Supponiamo che un mentecatto rapisca una vittima e la rinchiuda in una stanza con una macchina che distribuisce carte da gioco. La macchina mescola dieci mazzi di carte contemporaneamente - (come se avesse 10 paia di mani- nota mia) - e poi sceglie una carta a caso da ciascun mazzo e le mostra (queste dieci carte scelte) tutte nello stesso tempo. Il rapitore dice alla vittima che metterà presto in moto la macchina e che essa mostrerà la prima carta estratta ma, se non saranno estratti simultaneamente un asso di cuori da ogni mazzo, la macchina esploderà in quello stesso momento uccidendo il rapito, per cui quest’ultimo non vedrà le carte sorteggiate dalla macchina. Viene messa in moto la macchina e con sorpresa e grande sollievo della vittima, esibisce un asso di cuori da ciascuno dei mazzi. La vittima pensa che questo fatto straordinario vada spiegato nel senso che la macchina è stata manipolata in qualche modo (è quello che pensa il credente che sostiene che non può essere che si siano verificate per caso le condizioni per la nascita della vita nell’Universo – nota mia). Ma il rapitore, che ricompare, scredita tale spiegazione. “Non è affatto sorprendente, dice, che la macchina estragga soltanto assi di cuori. Non avreste potuto vedere niente di diverso, perché se fossero state estratte altre carte non sareste qui e non vedreste niente (è quello che dice il non credente asserendo che non c’è nulla di straordinario nel fatto che osserviamo condizioni favorevoli alla vita visto che esistiamo e il contrario non potremmo osservarlonota mia)”. Ma ovviamente la vittima ha ragione e il rapitore si sbaglia. C’è realmente qualcosa di straordinario e che esige di essere spiegato nel fatto che vengano estratti contemporaneamente dieci assi di cuori da dieci mazzi di carte. Il fatto che quella serie di dieci assi di cuori sia una condizione necessaria perché si possa vedere l’estrazione non rende affatto meno straordinario e bisognoso di spiegazione ciò che viene percepito”.
In pratica Swinburne sostiene che l’esistenza di un osservatore non influenza la probabilità degli eventi osservati: se una serie di eventi altamente improbabili fa sì che nasca un osservatore che può constatare tale improbabilità, quegli eventi rimangono pur sempre improbabili!

A causa di questa (estremamente) improbabile coincidenza di condizioni che ha permesso la vita, fra l'altro cosciente e intelligente e che fa sospettare un Disegno intelligente e quindi l’opera di un Creatore, o che almeno non è incompatibile con esso, alcuni fisici per salvare il principio del Caso quale autore di tutto hanno dovuto ipotizzare la nascita (casuale) di infiniti Universi (ammettendo fra l'altro perciò la possibilità dell'esistenza di un infinito attuale), ognuno dei quali con leggi fisiche e parametri differenti, in contrasto però col principio del rasoio di Ockham e con quello di falsificabilità delle teorie scientifiche, in quanto questi ipotetici altri universi sarebbero al di fuori di ogni possibile sperimentazione. 
Ma di questo parlerò in un altro post.
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Note e crediti

1) J. Barrow e F.J. Typler – The Antropic Cosmological PrincipleOxford University Press (1986)

2) Alister E. McGrath – Scienza e Fede in dialogo – I fondamentiEd Claudiana (2002) pag. 137 -145

3) W-L. Craig – Barrow and Tipler on the Antropic principle vs. Divine Design (1988) pag. 389-95 (citazione di Alister Mc Grath in (2)) .

4) R. Swinburne – The Existence of GodClarendon press Oxford (1979) pag. 138 (citazione di Alister Mc Grath in (2))



3 commenti:

  1. Tutto questo è passato come ombra
    e come notizia fugace,
    [10]come una nave che solca l'onda agitata,
    del cui passaggio non si può trovare traccia,
    né scia della sua carena sui flutti;
    [11]oppure come un uccello che vola per l'aria
    e non si trova alcun segno della sua corsa,
    poiché l'aria leggera, percossa dal tocco delle penne
    e divisa dall'impeto vigoroso,
    è attraversata dalle ali in movimento,
    ma dopo non si trova segno del suo passaggio;
    [12]o come quando, scoccata una freccia al bersaglio,
    l'aria si divide e ritorna subito su se stessa
    e così non si può distinguere il suo tragitto.

    Professore, i suoi post sono sempre molto interessanti (questo, sinceramente, l'ho capito poco). Sarebbe bello che tornasse a dirci qualcosa sullo stato catastrofico della Chiesa. Perché credo che, tra non molto, anche quel poco che potevamo dire, non ci sarà più concesso. Difficile davvero, guardando notiziari alternativi al TG1, negare che IL GIUDIZIO di DIO sia già cominciato.

    Sinodo 2018: Ruffini, omosessualità e matrimonio tra persone dello stesso sesso “non possono essere lasciati fuori dalla pastorale”
    https://www.agensir.it/quotidiano/2018/10/17/sinodo-2018-ruffini-omosessualita-e-matrimonio-tra-persone-dello-stesso-sesso-non-possono-essere-lasciati-fuori-dalla-pastorale-no-a-aborto-come-strumento-di-contraccezione/

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  2. Interessantissimo articolo : perchè è proprio lì/quì che Fede e Ragione cominciano a parlarsi e a capirsi !

    Riporto alcune affermazioni di John Dobson, astrofilo, inventore del celebre telescopio economico-fai-da te e ancora troppo poco conosciuto dal grande pubblico :

    "In un universo creato dal Big Bang, in principio estremamente caldo, la discussione sull'origine della vita è senz'altro appropriata, poiché essa non sarebbe potuta esistere sin dall'inizio.".

    Dobson inoltre evidenzava il paradosso Pasteur - Darwin: "Pasteur pensava di aver mostrato che la vita non nasce dalla materia inanimata, ma solo da precedenti forme di vita. Darwin sembra aver dimostrato l'opposto, sostenendo che la vita possa esser nata da "una tiepida piscina".... praticamente è Dobson ad aver inventato/enunciato questo paradosso (un pò come Enrico Fermi con gli UFO e la vita extraterrestre : "Se sono così tanti i pianeti abitati e l'Universo brulica di vita : dove sono tutti ?").

    Facciamoci le domande e diamoci le risposte, dico io......:-)

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  3. Tutto il succo del discorso viene vanificatio dalla semplice osservazione che i calcoli probabilistici si basano su considerazioni "ergodiche" cioè sull'esperienza circa fatti simili sperimentati su sistemi diversi ma assimilabili tra loro. Il caso universo non è assimilabile, in quanto evento "unico" nel senso di manifesta inconoscibilità/inesistenza di una realtà esterna ad esso. Ed ecco che tutta la discussione sul principio Antropico si dissolve come neve al sole.

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