3 aprile 2010

La prima causa di morte in Europa…

Ecco una incredibile ancorché spaventosa statistica:

Nell’Unione Europea in un anno si praticano 1.200.000 (Un milione duecentomila) aborti. Considerando anche i Paesi europei al di fuori della Unione Europea, il conto totale degli aborti, riferito al 2008, è di 2.863.649, in pratica un aborto ogni 11 secondi, quasi 7.500 aborti al giorno.

Ormai la prima causa di morte in Europa è questa, 30 volte di più degli incidenti stradali.




Nel 2008 il 18.3% delle gravidanze nella Ue-27 (cioè una su cinque) è stato interrotto volontariamente.
Negli ultimi 15 anni la Romania è il paese che ha registrato il più alto numero di aborti (4.065.904) seguita da Francia ( 3.082.816), Regno Unito ( 2.988.009) e Italia (1.998.225). Quindi la nostra nazione si pone al quarto posto in questa tragica classifica che non ci fa certo onore.

E c’è anche l’aborto di genere. Si calcola che ogni anno 100 milioni di bambine vengono a mancare all’appello (perché abortite o uccise appena nate). Una vera strage di genere. Una volta si diceva ad ogni nuova coppia ‘auguri e figli maschi’ e un motivo era il fatto che una bambina viene considerata nella maggior parte del globo più improduttiva e quindi meno utile del maschio. Già nella Cina di oggi, con la sua politica scellerata del figlio unico, nascono 130 maschi ogni 100 bambine, contro la media naturale che è di 106 maschi ogni 100 bambine: mancano 22 bambine ogni 100 nate (e 30 maschi adulti resteranno senza moglie..)

Da cristiano cattolico non posso che dire chiaro e tondo che la soppressione della vita è un crimine, detto anche omicidio. Punto. E qui una serie di indignati diranno: ma tu non pensi alle donne, ogni donna ha il diritto di portare a compimento così come di interrompere la sua gravidanza, e ci sono i casi di donne violentate, l’aborto c’è sempre stato, se l’aborto non è legale le donne abortiscono lo stesso al di fuori delle strutture pubbliche con possibili danni per la loro salute…ecco ogni frase contiene la parola ‘donna’ ma non quella di ‘bambino’, inoltre si fa passare per diritto quello che è in realtà l’eliminazione di una vita e quindi ci sarebbe un diritto di sopprimere un essere umano solo perché non voluto.

Qualcuno mi potrà domandare: ma tu cosa proponi per ridurre concretamente gli aborti? Certo non ho la bacchetta magica, ma provo a dare una risposta: un cambiamento di mentalità in ognuno di noi. In breve: da un atteggiamento egoistico, godereccio, edonistico ad uno altruistico e più pronto alla rinuncia e al sacrificio.
Infatti da anni ormai, da quando la cosiddetta ‘rivoluzione sessuale’ è stata portata avanti ed ormai si è diffusa a livello di massa, complici i mass media, veri pervertitori dell’ordine sociale e nemici in fondo della nostra civiltà, ormai la verginità viene considerata come un sintomo di oppressione sessuale, alcuni sedicenti ‘pedagoghi’ arrivano addirittura a ritenere dannosa l’astinenza in epoca giovanile, e si è arrivati così a spostare la sessualizzazione ad età sempre più precoci, si presentano i bambini vestiti da adulti e sottilmente si lancia l’invito ad iniziare l’attività sessuale il più presto possibile. Ecco quindi aumentare gli stupri e le violenze verso le ragazze compiuti da loro coetanei di 12 o 13 anni, così come sempre più spesso si sente dire.

Ormai la castità e la rinuncia vengono fatte passare come atti sconsiderati del passato, si parla apertamente di essere liberi e senza complessi e si invitano tutti ad avere una vita sessuale ‘soddisfacente’ purché con il preservativo ( si dice, per proteggersi dalle malattie, soprattutto dall’Aids..) e con la pillola ( per evitare gravidanze indesiderate…). Il problema è che questi metodi, diciamo ’contraccettivi’, per diversi motivi non sempre funzionano.. Ma allora, si dice, niente paura, si può correre ai ripari con la cosiddetta pillola del giorno dopo, e così l’aborto diventa un gioco da ragazzi, eliminare una vita diventa meno difficile dell’estrazione di un dente, un po’ come prendere un’aspirina per guarire un fastidioso mal di testa.

A questo quindi siamo arrivati: l’atteggiamento edonistico ha portato a questo: alla banalizzazione del male.
Infatti quello che si sta perdendo nella nostra società dell’ egoismo e del godimento sfrenato, oltre all’atteggiamento di rinuncia e sacrificio per gli altri, è il concetto della sacralità della vita, e questo fatto non può che essere foriero di un futuro funesto  per tutti. Non ci si rende conto che la nostra indifferenza sta creando un clima in cui la morte si trova a proprio agio e la vita si sente come estranea e a disagio. Non si fa nulla per instaurare un benefico clima di rispetto per la vita. La soppressione di un essere umano nel seno di una madre dovrebbe portare lo stesso sgomento e lo stesso dolore dello stupro e dell’uccisione di un bambino già nato. Allora si mobiliterebbe l’intera società per proteggere e aiutare anche molto concretamente qualunque gestante per fare in modo che ogni bambino concepito nasca, almeno nei casi in cui questo è umanamente possibile farlo. Certo resterebbero purtroppo i casi in cui persiste il rifiuto della donna, ma io credo che a quel punto sarebbero in poche le madri che vorrebbero lo stesso interrompere la gravidanza. Quindi il mio parere è che questa nostra società, banalizzando il significato della vita, non crei un clima favorevole per essa e che quindi indirettamente favorisca l’aborto.

Di questo passo si arriverà all‘eutanasia per i piccoli più deboli o portatori di handicap, come è stato già proposto in alcuni paesi ‘avanzati’ e visto che ormai venendo a mancare per il calo delle nascite la forza lavoro che dovrebbe assicurare le pensioni per le persone più anziane c’è chi come il britannico Martin Amis propone, in questi giorni, l’eutanasia obbligatoria a 70 anni!
La campagna a favore dell’eutanasia comincia indicando dei casi pietosi nei quali – è ovvio: su base esclusivamente volontaria – deve essere considerato lecito lo spegnere una vita. Anche Hitler, nella sua campagna di propaganda a favore dell’eutanasia cominciò proponendo all’attenzione della gente alcuni “casi pietosi”. Finì ,come sappiamo, con l’eutanasia obbligatoria per tutte le vite che furono indicate troppo costose da mantenere. Una volta rotto il tabù che vieta di spegnere la vita umana, al suo inizio o verso la sua fine, diventa irresistibile la tentazione di usare l’aborto e l’eutanasia per creare equilibri demografici artificiali uccidendo anche contro la volontà delle madri l’innocente indifeso o l’anziano economicamente improduttivo.

Arriveremo quindi a questo? Credo di sì se non ci rendiamo conto del pericolo e cambiamo profondamente atteggiamento rifiutando i subdoli messaggi contro la vita che ormai ci condizionano.
Già da tempo infatti gli ‘ambientalisti’ dicono che nel mondo siamo troppi.
E forse a questo servirà anche un governo unico mondiale come quello da tempo progettato e sperato?
Una volta perso il concetto della sacralità della vita nulla può fermare la barbarie.
Purtroppo credo che l’umanità, istupidita com’è, prigioniera del suo egoismo, sempre più lontana da Dio, con la convinzione che l’essere umano sia solo il frutto di un caso, quasi un incidente che danneggia la natura, se non cambia radicalmente rotta corre veramente il rischio della sua totale autodistruzione.

2 commenti:

  1. L'aborto è un tema molto delicato, sia che lo si interpreti in chiave religiosa sia in chiave laica. Personalmente sono favorevole ai rapporti sessuali prematrimoniali e considero l'astinenza una scelta personale che va rispettata e che non è facile portare avanti. Premesso questo, penso comunque che la responsabilità di decidere se un essere umano debba nascere o no sia troppo grande per essere data a qualcun altro. La gravidanza è un evento casuale ( alemno per quanto ne so) forse perché nemmeno Dio vuole prendersi la responsabilità di decidere quando una gravidanza deve accadere e quando no, ma è comunque frutto di un atto intenzionale e consapevole. Perciò credo che se mettessi incinta una ragazza farei di tutto per evitare un aborto. non solo perché non sono così sicuro che un essere di meno di tre mesi non sia vivo come riteien la scienza, ma anche perché impedire a qualcuno di nascere è un atto di cui non mi ritengo capace. Per questo le vie sono due, o l'astinenza o la contraccezione. Io sono un seguace della contraccezione. Nel caso essa non funzioni, la responsabilità di ciò che è accaduto è mia e non impedirò ad un altro essere vivente di venire al mondo per i miei errori.
    Tuttavia vorrei anche precisare che la mia, come la sua è una prospettiva maschile e che nessuno di noi due può sapere cosa vuol dire affrontare una gravidanza. Essa implica enormi trasformazioni nel corpo e nell'animo, che possono spaventare molto una donna. in oltre non credo che l'aborto sia una scelta che venga fatta con leggerezza o senza senso di colpa. Credo che sia molto difficile per una donna abortire e che quindi non sia neanche così facile giudicarla. L'egoismo forse ci permea in quest'epoca, ma in fondo è sempre stato così.
    Quanto all'eutanasia la mia opinione al riguardo è chiara: nessuno ha il diritto di uccidere un bambino perché ritiene che non avrà una bella vita in futuro, ma forse si può lasciar morire qualcuno che giace immobile sul letto. e per finire una provocazione che mi piacerebbe fosse lo spunto di una nuova discussione: quei bambini che nascono malformati o menomati o down, non devono essere uccisi perché è un abominio e un atto di superbia, ma rimane il fatto che essi vivranno una vita di sofferenze. una vita di sofferenze che non meritano. Dov'è la pietà di Dio in questo? dove la sua misericordia? quei bambini non sono forse come il samaritano della parabola di Gesù? E allora perché Dio non li aiuta?

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  2. Non sono d’accordo con il tuo - ‘forse si può far morire qualcuno che giace immobile nel letto’ - semplicemente perché non abbiamo nessun diritto di disporre della vita degli altri: solo il Creatore può. E’ questo equivoco - ‘che noi possiamo disporre della vita degli altri esseri umani’ in situazioni ‘particolari’ - che ha generato tutte le guerre, i genocidi, i massacri e immani sofferenze nel corso della storia umana. Ma è proprio vero che ‘Historia magistra vitae’? Non sembra proprio, visto che a quanto pare facciamo sempre gli stessi tragici errori…
    Chi siamo noi per dire che i bambini Down o malformati o menomati vivranno una vita di sofferenze? Ne sei proprio sicuro? Che ne sai di quello che passa nell'animo umano? Ma anche se fosse, se nella vita quindi ci fosse la sofferenza allora essa non meriterebbe di essere vissuta? Ma conosci una qualche vita senza sofferenza? Non mi pare che ce ne siano molte in giro… e allora la soluzione è un bel suicidio collettivo?
    In un ottica trascendente la sofferenza attuale sicuramente serve a qualcosa che solo Dio conosce perfettamente. Attenzione quindi a non bestemmiare! Quando si dice ‘dov’è la pietà di Dio in questo?’ si giudica Dio cattivo. Dice San Paolo che ‘La nostra conoscenza è imperfetta (..) Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia’(I Cor 13,12).
    Adesso si possono magari fare delle ipotesi su questa sofferenza, tutte teologicamente accettabili: da qualche parte ho sentito che appena l’anima viene creata, Dio le permetterebbe di scegliere le prove che dovrà affrontare sulla terra per poter ottenere una gloria futura maggiore, oppure anche di offrirsi volontariamente come vittima per la salvezza dei peccatori, oppure preferire per la sua purificazione le sofferenze terrene a quelle future del Purgatorio (che sono immensamente più grandi)…
    Lo stesso San Paolo ha detto : ‘Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo’ (Col 1,24)

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