12 dicembre 2020

Il Telo della Vergine di Guadalupe

Oggi, 12 dicembre, è la festa della Madonna di Guadalupe, che è venerata dai cattolici come Patrona del Continente americano. Ripropongo  un post di alcuni anni fa in cui ho parlato del 'Telo della Vergine'...

A scuola per alcuni anni di seguito oltre che delle conferenze sulla Sindone ho anche organizzato delle conferenze sul Telo della Madonna di Guadalupe, venerata in Messico e in tutta l’America Latina.
Ho scoperto così grazie all’ingegner Claudio Perfetti, autore anche del libro ‘La Tilma della morenita’ (ediz. Paoline), da cui ho tratto molte notizie che ho scritto qui, che la profonda religiosità cattolica del continente sudamericano è stata causata soprattutto dall’apparizione della Vergine nel 1531 ad un povero indio, Juan Diego,  canonizzato nel 2002 da Giovanni Paolo II, e al ‘miracolo’ della immagine di una Madonna meticcia apparsa sul suo mantello (tilma), l’immagine della ‘morenita’ appunto, la Vergine di Guadalupe. Non c’è oggi messicano che non conservi nella sua casa una copia della Vergine di Guadalupe.
Innanzitutto facciamo un piccolo exursus sulla storia dell’apparizione...

L’indio Juan Diego si recava per pregare una mattina del dicembre 1531 verso la città vicina dov’era una missione, se non che nel passare per il monte Tepejac, le apparve una dolcissima fanciulla che le rivelava di essere la Vergine Maria e le chiedeva di parlare con il vescovo in quanto richiedeva su quel monte venisse costruita una cappella in cui i suoi figli potessero venerarla. Ovviamente il vescovo non credette all’indio e chiese un segno. La Vergine invitò l’indio a tornare dal vescovo e promise che avrebbe dato il segno, anzi lo invitò prima a salire per il monte, in pieno inverno e a raccogliere delle bellissime rose che miracolosamente erano spuntate e a portarle al vescovo. Non appena l’indio davanti al vescovo svolse il suo mantello per far vedere le rose, si impresse l’immagine della ‘morenita’ sul mantello stesso. Questa la storia molto in breve.
Il telo esiste tuttora e anzi è esposto nella grande Basilica dedicata alla madonna di Guadalupe in città del Messico.
Diverse sono state le analisi scientifiche effettuate da diversi studiosi sul Telo, che sembra essere una specie di Sindone mariana.

Il Telo
E’ costituito da 2 teli di ayate, un rozzo tessuto di fibre d’agave usato in Messico dagli indios poveri per fabbricare abiti, cuciti insieme con filo sottile. Su di essa si vede l’immagine della Vergine di dimensioni leggermente inferiori al naturale, la statura è di 143 cm, e di carnagione un po’ scura, circondata dai raggi del sole e con la luna sotto i suoi piedi, secondo la figura della Donna dell’Apocalisse, i tratti del volto non sono né di tipo europeo né di tipo indio, ma piuttosto meticcio.
La Vergine sotto un mantello di stelle dorate indossa una tunica rosa ricamata e appare incinta.

Analisi del 1666.
I risultati delle ricognizioni di pittori e scienziati nel 1666 portarono ai seguenti risultati: "è assolutamente impossibile che l’immagine così nitida sia stata dipinta a olio o a tempera sull’ayate, data la completa mancanza di preparazione di fondo; che il clima del luogo in cui l’immagine è stata esposta, senza alcuna protezione, per 135 anni è tale da distruggere in un tempo più breve qualsiasi pittura".

Analisi del 1751
Una commissione di 7 pittori : l’immagine non è un dipinto, apparendo i colori come ‘incorporati’ alla trama della tela; e non soltanto una pittura ma lo stesso tessuto dell’ayate avrebbe dovuto disgregarsi in breve tempo nelle condizioni climatiche della zona.

Incidente del 1777
Nel 1777 alcuni operai incaricati della pulizia della cornice lasciano cadere inavvertitamente sulla tela parte della soluzione detergente composta per il 50% da acido nitrico. Stando alle leggi della chimica, dovrebbe essere un danno irreparabile. Invece nel caso dell’ayate il tessuto è rimasto inspiegabilmente integro, e le due macchie giallastre della reazione xantoproteica vanno sbiadendo con il passare del tempo. A questo si aggiunga un altro fatto, a tutt’oggi inspiegabile, notato da tempo e più volte confermato anche ai nostri giorni: l’ayate respingerebbe la polvere, che invece si accumula abbondantemente sul vetro e la cornice.

Analisi chimica del 1936
Il direttore della sezione di chimica del Kaiser Wilhelm Institut di Heidelberg, Richard Kuhn, premio nobel per la Chimica nel 1938, ebbe la possibilità di analizzare due fili, uno rosso e uno giallo, provenienti da frammenti dell’ayate. I risultati della analisi, condotte con le tecniche più sofisticate allora disponibili, sarebbero queste: sulle fibre non vi sarebbe traccia di coloranti, né vegetali, né animali, né minerali.

Analisi all’infrarosso del 1976

Lo scienziato e pittore americano Philip Serna Callahan esegue una quarantina di foto all’infrarosso dell’immagine e conferma nella sostanza gli studi precedenti: la quasi totalià della figura fa tutt’un corpo con il tessuto dell’ayate (cioè è incorporata nelle fibre senza essere dipinta, come una foto e come nella Sindone), tranne alcuni particolari effettivamente aggiunti e dipinti in epoca successiva ( che vanno sgretolandosi) per ‘arricchire’ l’immagine e adattarla al gusto ‘barocco’ dell’epoca e cioè l’angelo, l’argento della luna, l’oro dei raggi solari e delle stelle e il bianco delle nubi (e di cui sono rimasti degli scritti risalenti al 1668 in cui si conferma che erano stati particolari aggiunti). Comunque è significativo che anche le fotografie all’infrarosso avrebbero dimostrato la natura ‘non manufatta’ della parte essenziale dell’immagine.
Un altro studio ha riguardato la posizione delle stelle del manto: esse corrisponderebbero alle posizioni delle stelle sopra il cielo di Città del Messico nel solstizio d’inverno del 1531, solstizio che dato il calendario giuliano allora vigente cadeva proprio il 12 dicembre, giorno del 'miracolo', e con una prospettiva non ‘geocentrica’ cioè di chi guarda da terra, ma ‘cosmocentrica’ ossia come la vedrebbe un osservatore posto al di sopra della volta celeste.

Scoperte del 1929, 1951 e oltre.
Ma i risultati più incredibili sarebbero arrivati dall’esame degli occhi della Vergine di Guadalupe.
Esiste una legge di ottica scoperta nel 19° secolo da Purkinje e Sanson che dice che nell’occhio umano si formano tre immagini riflesse di un oggetto osservato – una sulla superficie esterna della cornea, una sulla superficie esterna del cristallino e la terza, capovolta, sulla superficie interna del cristallino. Se tali immagini riflesse, oltre che negli occhi di una persona vivente, possono essere viste anche in una fotografia ad alta risoluzione del suo viso, non potranno certo mai vedersi negli occhi di un volto umano dipinto su una tela. Eppure nel 1929 il fotografo A.M. Gonzalez, esaminando alcuni negativi dell’immagine della Vergine di Guadalupe scorge nell’occhio destro qualcosa di simile al riflesso di un mezzo busto umano. La scoperta è confermata nel 1951 dal fotografo ufficiale del santuario Josè Salinas, che rilascia pubblica dichiarazione scritta di aver vista "…riflessa nella pupilla del lato destro della Vergine la testa dell’indio Juan Diego, accertandone subito la presenza sul lato sinistro" (1). La presenza negli occhi della Vergine di questa presunta "testa di Juan Diego" sarebbe stata confermata negli anni successivi da oftalmologi, con osservazioni compiute anche direttamente sul Telo privo di vetro protettivo, i quali sarebbero riesciti pure ad individuare, nel solo occhio destro, la seconda e terza immagine di Purkinje-Sanson. Ma questo non sarebbe tutto...


Analisi computerizzata del 1979
L’ingegnere Josè Aste Tonsmann, esperto di elaborazione elettronica delle immagini chiede e ottiene di poter scannerizzare il Telo e mediante il processo di digitalizzazione realizzò ingrandimenti fino a 2500 volte quelle originarie (25 mila pixel su millimetro quadrato) e con sofisticati software che permettono di focalizzare immagini sfocate analizzò il contenuto degli occhi
Ecco i risultati che avrebbe trovato:
L’occhio sinistro rivelerebbe un’intera complessa scena di cui sembrano far parte almeno una decina di personaggi, e analoghe figure vennero scoperte anche nell’occhio destro in dimensioni e posizioni tali da rispettare le leggi dell’ottica.
Avrebbe trovato: l’indio Juan Diego, il vescovo Juan de Zumarraga e l’interprete del vescovo Juan Gonzalez , un indio seduto, un sacerdote spagnolo con la barba (quello che nel 1929 era stato confuso con Juan Diego). L’Indio Juan Diego si trova col Telo disteso davanti al vescovo che osserva stupefatto l’immagine. In pratica negli occhi della vergine sarebbe impressa la scena del miracolo!

Ecco la spiegazione dello stesso Tonsmann: "La Vergine in persona stava osservando la scena. Era cioè presente, ma invisibile, all’evento prodigioso della consegna dei fiori al vescovo e all’impressione della sua immagine sul telo. E’ ciò che accade quando si scatta una fotografia: nell’occhio del fotografato si vede riflesso quanto egli sta inquadrando al momento dello scatto. Quando Juan Diego aprì la sua ‘tilma’, in quel preciso istante dovette imprimersi su di essa l’immagine e l’impressione racchiuse la Vergine presente compreso ciò che i suoi occhi stavano osservando" (2).

La presenza di queste immagini negli occhi, se confermata, sarebbe inspiegabile per la Scienza: è infatti materialmente impossibile dipingere queste figure in cerchietti di 8 millimetri di diametro, quali sono le iridi della Vergine di Guadalupe, e per di più nell’assoluto rispetto di leggi dell’ottica totalmente ignote nel 16° secolo (ricordo che la legge di Purkinje-Sanson fu scoperta nel 19° secolo…).

L'apparizione di Guadalupe è stata riconosciuta dalla Chiesa Cattolica e Juan Diego è stato proclamato Santo da papa Giovanni Paolo II il 31 luglio 2002.
La Madonna di Guadalupe è venerata dai cattolici come Patrona e Regina del Continente americano. La sua festa si celebra il 12 dicembre, giorno dell'ultima apparizione.

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 Note e crediti

(1) Claudio Perfetti - La Tilma della Morenita - Edizioni Paoline pag. 168
(2) Claudio Perfetti - Op. cit. pag 178

2 commenti:

  1. N.D. Sempre interessante leggere delle apparizioni e dei miracoli mariani. Inquietanti invece per me i fatti di Medjugorje. Si pensi al diverso rilievo che hanno, in Guadalupe e Medjugorje, le figure dei due vescovi, il messicano e il croato. Comunque, pensavo, se Medjugorje è vera dovrebbe mancare poco al tempo dei dieci segreti, visto che il sacerdote che dovrebbe rivelarli in successione non credo sia immortale.

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  2. D.N. Scusate il lapsus. Per Guadalupe è senz'altro sbagliato parlare di "vescovo messicano" trattandosi evidentemente di uno spagnolo.

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