30 giugno 2024

L’infinita fantasia divina come causa della varietà naturale

Quando si guardano le innumerevoli specie vegetali e animali che si sono succedute nel corso delle ere geologiche ci si sorprende della loro varietà e originalità. I naturalisti spiegano ciò dicendo che c’è stata una evoluzione che avrebbe fatto passare da specie più ‘semplici’ a specie più 'complesse' facendo derivare le ultime da trasformazioni casuali, a partire dalle prime e avvenute nel corso del tempo, e poi ‘scelte’ dalla selezione naturale. 

Ma a ben vedere, se si studia bene l’evoluzionismo si trovano tante contraddizioni e incongruenze miste a supposizioni non provate, soprattutto per quanto riguarda il sorgere della vita, la non necessità della varietà e delle bellezza, la complessità degli organismi viventi e soprattutto le scoperte della genetica che mettono in evidenza i processi rigidi di correzione ed eliminazione di varianti, che rendono il ‘salto di specie’ vero, cioè quello ‘macroevolutivo’, con organi nuovi o diversi, praticamente impossibile (1). 

Quest’ultimo fatto viene infatti evidenziato dai fossili: le specie presentano una incredibile stabilità, vivono per milioni di anni con poche varianti ‘microevolutive’ coesistenti o successive, le cosiddette ‘razze’, e poi improvvisamente scompaiono, mentre sorgono nuove specie completamente differenti. In questo hanno più ragione i sostenitori della teoria degli equilibri punteggiati di Eldredge e Gould anzichè i fan delle mutazioni genetiche casuali dei neo-darwinisti alla Dawkins (2).

Ma come può allora un credente spiegare tutta questa varietà?

Essendo Dio infinito in tutte le sue qualità ha esplicato la sua infinita bontà verso gli esseri viventi in due modi: donando loro la vita e dando loro aspetti e funzioni tipici della loro specie, esercitando nel contempo la sua fantasia in certi casi anche giocosa, rendendo così ogni specie unica e dotata delle sue caratteristiche particolari per distinguerla dalle altre e renderla magari ‘orgogliosa’ e ‘fiera’ della sua originalità.

Ma essendo questa fantasia infinita si è dovuta manifestare nel corso di ere per due motivi: alcune specie più elementari fatte sorgere prima per preparare l’ambiente in cui poi far nascere le specie più complesse e perché in effetti non poteva creare tutte le specie come coesistenti nello stesso momento e nello stesso spazio perché non ci sarebbero state nicchie ecologiche a sufficienza per tutte considerato che il nostro pianeta non è certo infinito.

E allora per poter fare ciò, ha usato anche la seconda legge della termodinamica che tratta dell’entropia e che in sintesi dice che col tempo nei sistemi chiusi tutto degrada e il disordine aumenta con perdita di informazione: l’ha lasciata agire. E infatti è dimostrato che il genoma delle specie a causa delle mutazioni casuali e trasmesse alla discendenza degrada col tempo, altro che migliorare (3)! Ecco perché alla fine molte specie sono scomparse: perché il loro patrimonio genetico si era talmente rovinato che gli esemplari con tale patrimonio erano diventati troppo deboli e si ammalavano facilmente, fino a estinguersi.

Ma proprio questa legge dell’entropia allora deve far riflettere e far intuire che solo un essere intelligente come Dio poteva ogni tanto ‘invertirla’ o meglio ‘compensarla’ con il suo intervento esterno e con i suoi atti creativi per fare in modo che spuntassero più informazione e più complessità.

E non c’è stato neanche bisogno che la sua azione fosse ripetuta continuamente: nella sua eternità gli è bastato un singolo atto di volontà perché tutto il suo Disegno Intelligente si sviluppasse nel corso del tempo nella sua grandiosità.

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Note e crediti

(0) Immagine di copertina da Pixabay e ritrae il Tucano il cui becco è un'opera di ingegneria.

(1) "Tutte le cellule, dai batteri all’uomo, possiedono sistemi veramente sbalorditivi di riparazione, che servono per rimuovere le fonti di mutazione fortuita […]. E’ stata una sorpresa imparare quanto a fondo le cellule si proteggono precisamente contro quei tipi di cambiamenti genetici fortuiti che secondo la teoria convenzionale sono la fonte della variabilità evolutiva. Grazie ai loro sistemi di rilevamento e riparazione, le cellule viventi non sono vittime passive delle forze casuali della chimica e della fisica. Esse devolvono grandi risorse per sopprimere le variazione genetica casuale." (Shapiro - A third way - Boston Review Febbraio /Marzo 1997 ripreso da N. Georgiev - Charles Darwin oltre le colonne d’Ercole - Gribaudi - 2009 a pag.319 ). Detto da un non  antievoluzionista qual'è Shapiro fa impressione e ci dobbiamo credere, visto che la teoria evoluzionista neo-darwiniana si basa sulle varizioni casuali nel genoma.

(2) Osservando i fossili si può notare una incredibile stabilità nelle specie e solo ogni tanto dei cambiamenti repentini, nel senso che scompaiono le vecchie specie e se ne osservano di nuove. Queste variazioni l’Evoluzionismo le interpreta come evoluzione, ovvero come la trasformazione di una specie in un’altra, ma a ben vedere prove che ciò avvenga non ce ne sono. Degli organismi di una stessa specie si constata invece l’estrema stabilità, con variazioni minime tra ascendenti e discendenti, quelle che si ottengono a causa del crossing-over durante la riproduzione sessuata  oppure secondo alcuni studiosi a causa dell'innesco di geni silenti contenuti nella 'cassetta degli attrezzi' che le diverse specie avrebbero a disposizione per affrontare difficoltà, e che possono portare alla lunga a delle ‘variazioni sul tema’, cioè alla microevoluzione, che si manifesta con cambiamenti nel fenotipo (cioè nell'aspetto fisico) e che possono anche essere trasmessi alla discendenza. Ma la stessa genetica pone dei limiti invalicabili a questi cambiamenti non permettendo che essi travalichino gli ambiti della specie. Ecco perché l’Evoluzionismo non è credibile: perché la sua ipotesi di cambiamento macroevolutivo presuppone la violazione delle ferree leggi che la genetica ha posto in difesa dell’integrità sia dell’individuo che della specie a cui appartiene. Ad esempio si è trovato che le differenze nel DNA mitocondriale tra individui della stessa specie non supera lo 0,5%, negli esseri umani è dello 0,1%, mentre la differenza è oltre il 4% per individui di specie diverse.  Vedi M.Y.Stoeckle e D.S. Thaler – Why should mitochondria define species? in Human Evolution 33,1-2 p. 5 cit. da Dominique Tassot – L’evoluzione in 100 domande e risposte – ed. Piane 2023 a pag. 28.

(3) Col tempo il patrimonio genetico di ogni specie si degrada: è il fenomeno dell'entropia genetica. Ne consegue che ogni specie in passato era con meno difetti e quindi all'inizio era praticamente perfetta. Ma questo, a ben vedere, è un punto contrario alla teoria dell'Evoluzione e a favore del Creazionismo. Si veda John C. Sanford – Genetic Entropy and the mistery of the Genome - FMS Publication Waterloo, NY 2008 pp. 81-83 e James F, Crow - The High spontaneous mutation rate: Is it a health risk? - PNAS 1997;94 (16):8380-8386 citati da Mihael Georgiev in - Charles Darwin oltre le colonne d'Ercole - Gribaudi 2009 pag. 327

 

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