23 aprile 2009

il Paradiso - (Parte 1^)

Comincio con questo articolo una serie di Post dedicati alle Verità ultime della Fede, i cosiddetti Novissimi. Chiaramente non posso fare una analisi scientifica di queste realtà di Fede e neanche ho intenzione di trattarli a livello teologico. Solo cercherò di portare delle testimonianze o delle descrizioni che possono dare degli ‘sprazzi’ di luce per intravedere come queste realtà sono fatte. L’intento comunque non sarà solo quello di conoscere qualcosa di quello che ci aspetta dopo la morte, ma di fornire qualche piccola indicazione su come vivere meglio la vita cristiana per poter possibilmente meritare il Paradiso…




il Paradiso e le convinzioni 'profonde e operative' per meritarlo
Tempo fa ho letto un libro che mi ha affascinato : ‘Al di là dello Spazio e del Tempo – (Cosa c’è al di là di questa vita?)’ (Ed. Segno - Udine).
L’autore del libro, il dr. Ricardo Perez Hernandez, deceduto a Città del Messico sei mesi dopo la pubblicazione (agosto 1977), asserisce di aver avuto un’apparizione "soprannaturale" nella persona di una bellissima ragazza ormai abitante del Cielo, da lui conosciuta quando era un bambino di otto anni (e di cui era rimasto molto "impressionato" a causa della sua bellezza e dolcezza) . La "beata" gli racconta la vita della gloria celeste, parlandogli soprattutto della ‘Gloria accidentale’ e lo sprona e incoraggia consigliandolo su come fare per raggiungere la beatitudine celeste, cioè per meritare il Paradiso..
Considero il libro molto bello e ovviamente non so dire se l’autore, ormai deceduto, ha avuto veramente una ‘visione’ soprannaturale o ha scritto il libro sotto l’influsso della sua sola fantasia e la sua Fede. L’unica cosa che si può dire è che l’autore è morto poco tempo dopo la stesura del libro così come gli aveva predetto la sua ‘apparizione’…
Ma d'altronde realtà o fantasia, poco importa perché le cose che dice la ‘visione’ sono comunque credibili nel senso che per la Religione Cattolica sono quelle azioni che bisogna compiere e gli atteggiamenti che si devono assumere per raggiungere il Paradiso..
Ecco dunque alcuni passi che ho scelto ne consiglio la lettura, credetemi non è tempo perso (il grassetto per evidenziare alcuni punti notevoli è mio e non è presente nell’originale) :

" (..) Mi trovai davanti all’inferriata una bellissima ragazza sui vent’anni, alta, molto ben formata: Gli occhi, di colore caffè chiaro, bellissimi ed espressivi, grandi e dolci, infantilmente limpidi, irradiavano una immensa felicità. Le sue labbra erano piccole e sottili, ben disegnate e molto rosse, ma senza nessuna pittura. Le guance, terse e leggermente rosee, presentavano al ridere due attrattive fossette.
Contemplai estatico la sua bellezza. (..)
Lei mi salutò come se mi conoscesse bene: ‘vengo a visitarti da molto lontano..’ (..)
(la ragazza rivela all’autore ormai 57 enne il fatto che lui l’aveva conosciuta quasi 48 anni prima …) Ricordo che un giorno, essendo bambino, mi trovavo in piedi presso un pianoforte verticale in casa delle signorine Campos. Una signora lo suonava. E una giovane bellissima, una dozzina d’anni maggiore di me, cantava vicino a me una canzone.
Adesso, in questa immagine che contemplo, vedo con tutta chiarezza la bella ragazza che, mentre cantava, sconvolgeva il mio essere e faceva sorgere nel mio cuore il primo sentimento di amore della mia vita.(..)
Non c’era dubbio che quella giovane, l’ho sempre cercata in tutte le donne della mia esistenza. Lei fu la prima passione della mia infanzia, la piacevole evocazione della mia giovinezza e il grande amore ideale della mia vita."
(segue il racconto di come l’autore pensa di sognare, e alla risposta negativa, pensa di essere pazzo o morto. La ragazza lo calma e gli spiega il perché si è presentata: per soddisfare il desiderio di conoscenza sulla Vita futura da lui rivolto anni prima a Dio e per rispondere quindi ad alcune sue domande su tale vita in maniera anche da ottenere per lui …) "una maggiore umiltà, un desiderio ardente della vita futura, uno sprone affinché eserciti l’autentica Carità cristiana e una migliore conoscenza dell’Amore del nostro Dio"

(Ecco quindi alcuni stralci del dialogo avuti tra la ragazza e l’autore:)

"Suppongo che ormai ti sarai reso conto che stai parlando con una defunta"
"Sono una defunta. O meglio lo fui, giacché adesso sono una beata. Davvero non hai paura di continuare la conversazione con me?"

"No, anzi, sapendo che sei una glorificata, vorrei farti tante domande".
"E fammele. Appunto per questo sono con te ma ti risponderò fino a dove potrò…"

"Se sei la giovane che conobbi da bambino, adesso che sei glorificata dovrai sapere quanto tu significhi per me".
"Lo so. Ma mentre fui viatrice (nota = nella vita terrena) niente seppi del bambino che accanto a me si struggeva d’amore, mentre io cantavo. Invece dopo che fui glorificata, il nostro Dio mi parlò del primo amore che io ti avevo ispirato. Compresi, quando seppi la Volontà ammirabile del Signore, che Lui ci ha destinati, affinché tu e io realizziamo in Cielo un amore meraviglioso, che non abbiamo potuto godere sulla terra. Tu eri un bambino di otto anni ed io una giovane in età da sposa. Il nostro amore in quanto viatori rimaneva frustrato."
"(...ma) Niente succede per caso. L’intelligenza infinita tiene minuziosamente stabilito tutto, dentro la volontà libera dell’uomo. La sua Divina Provvidenza lo causa o lo permette. Ogni amore onesto sulla terra mai viene frustrato nella Vita Eterna. Ogni Amore virtuoso è necessariamente reciproco; se non si realizza in questo mondo, si consumerà in modo ineffabile nel Cielo. Perché fin dall’Eternità fu voluto e stabilito dall’Altissimo".

"Vuoi dire degli amori falliti di questo mondo?"
"Sì, di tutti gli amori leciti. Il Signore colloca in questi amanti vincoli di attrazione e di complementarietà reciproci, affinché si cerchino e si trovino, se non in questa vita, certamente nell’altra; affinché si amino nell’ineffabile e gioioso modo celeste della Patria.
Ovviamente non si tratta di piaceri coniugali, tenuto conto che nel cielo non ci sono matrimoni, né noi beati potremmo essere soddisfatti con piaceri così piccoli e brevi. Questo inaudito amore umano celeste è la realizzazione piena e gioiosissima dell’Amore di Carità, che più avanti ti spiegherò. E’ chiaro che, a causa del peccato del mondo, molte volte non si avvertono o non si possono realizzare in questa vita i legami di complementarietà amorosa, perché questi vincoli si sono offuscati, si sono deformati, hanno quasi perso il loro fulgore di attrazione, dovuto alle tare ereditarie, alle tracce di malattie, ai costumi inadeguati, a povertà, a ignoranza, ecc. Tutto ciò è conseguenza del peccato. Oppure, come nel caso nostro, sono amori impossibili sulla terra, ma che saranno interamente compiuti in Cielo. Ciononostante questi legami d’amore, stabiliti dal Signore, esistono e perdureranno eternamente. Ti dirò di più: perché sia fondato il legame reciproco di amore celeste, è sufficiente che esista l’attrazione amorosa in uno solo degli amanti onesti della terra, poiché l’amore lecito che incomincia in questo mondo è sempre corrisposto e indefettibile nel Cielo, giacché non si oppone alla Divina Volontà".

"Che cosa fanno i Beati in Cielo?

"Amano il nostro Dio, godono il suo Amore e il suo Potere, amano tutti gli esseri dell’universo e godono insieme con loro, fino al limite del grado di gloria raggiunto su questa terra. L’eterna beatitudine ha due aspetti: Il godimento diretto del Creatore (gloria essenziale) e il godimento dei beni da Lui creati (gloria accidentale). La prima, quella essenziale, è la migliore (nota = così infatti dicono i mistici e la Teologia).

"Com’è il Cielo?"
Il Cielo è la Beatitudine, cioè, la piena felicità e il godimento con le lodi. Non si tratta di un recinto speciale, no. Il Cielo consiste nella felicità immensa dei Beati. Il Cielo è tutto il Cosmo, ammirabilmente strutturato dal nostro Dio per procurarci un’infinità di vivissime gioie e piaceri. Ad esempio, in questo momento il mio Cielo è questa stanza della tua casa, perché adesso e qui sto godendo la gloria che mi diede l’Altissimo. La felicità celeste la porto con me dovunque io mi trovi".

"Qual è il tuo nome?

"Il mio nome sulla terra ormai non ha importanza. Il mio nome nuovo nel Cielo è confidenziale; perché devi sapere che il nostro Dio, rivela segretamente ad ogni Beato il suo nome nuovo, cioè, il nome che esprime con esattezza il modo di essere preciso e individuale di ciascuno. Il nome nuovo spiega chiaramente la personalità esclusiva e la particolare funzione di felicità che ognuno dovrà godere nel Cielo. E’ la definizione esatta di ogni beato glorificato; è la rivelazione luminosa della sua vocazione terrestre e celeste. Non puoi immaginare con quale giubilo il beato accoglie il suo nome nuovo (nota = in Apocalisse 2,17 dice il Signore "Al vincitore Io darò una manna occulta, e gli darò un sassolino bianco, nel quale è scritto un nome nuovo, che nessuno conosce se non colui che lo riceve" ); conosce allora l’essenza della sua personalità e vede che si addice esattamente alla sua eterna vocazione di gioie e di piaceri. Il nome nuovo è un segreto, poiché si riferisce soprattutto alla Gloria essenziale che si va a godere direttamente con il nostro Dio; perché concerne le sottili caratteristiche o sfumature particolari d’amore con cui eternamente si ameranno l’Altissimo e il glorificato. Include il principale godimento che questo beato riceverà dall’intero Universo, come pure quel godimento che in cambio lui darà al resto del Cosmo.

"Non vorresti rivelarmi il tuo nome nuovo?"
"Impossibile! Ti ucciderebbe di gioia. Qualsiasi nozione rigorosamente celeste causa un gaudio incompatibile con la vita terrestre. Potresti tuttavia chiamarmi ‘Tenera Amata’. Credo che sia la parola di questo mondo che più si avvicina al mio nome nuovo, giacché possiedo una remotissima partecipazione alla Tenerezza Divina."

"Che cos’è la pace cristiana?"
"La Pace del Signore è la più grande felicità della terra, a cui può aspirare l’essere umano. Non è il mero equilibrio tra opposte fazioni, né l’assenza di guerra, né la quiete della pigrizia, né il silenzio degli oppressi, né la tranquillità del cinico. E nemmeno l’euforia instabile di questo nuovo umanesimo cristianoide e filantropico, ma senza vero amore di Carità. La Pace del Signore è la tranquillità nata dall’ordine autenticamente cristiano. E’ la calma spirituale e profonda che scaturisce dal dovere compiuto, non a motivo dell’umanesimo che mette in disparte l’Altissimo, ma per amore al nostro Dio. La Pace è il silenzio interiore e molto allegro di chi si riposa, attivo e fiducioso, sulla Parola Divina; ma senza ritagli né alterazioni dei dogmi. Nell’attuale regime della fede, il Creatore desidera il progresso umano, ma solo quello che si raggiunge mediante l’amore di Carità: non lo pseudoprogresso, raggiunto dal puro umanesimo. Il progresso cristiano consiste nello sforzo continuo di ognuno di voi e di tutti per compiere integralmente la Legge di Nostro Signore Gesù Cristo."

"Teneramata, dai molta importanza alla Carità. E attualmente si considera l’elemosina quasi come un insulto. Tutt’al più, di malavoglia, si accetta la giusta cooperazione.

"Non confondere il primo comandamento della Legge del nostro Dio col semplice umanesimo! Non mi sto riferendo all’elemosina materiale, né alla pura filantropia. Parlo della Carità cristiana. La Carità è l’amore con cui aderiamo all’Altissimo per prima, e poi, insieme con lui, ai nostri simili. L’Amore di Carità è quello che si pratica stando in Grazia di Dio e per fargli piacere. Non si deve confondere la Carità con il sentimento di compassione. Sentire compassione del prossimo è appena l’invito per aiutarlo cristianamente; ma questo aiuto perché sia veramente cristiano, deve fondarsi e ispirarsi sull’amore a Dio onnipotente. Altrimenti il dono, per quanto importante sia, non ha nessun valore soprannaturale. Quindi la cooperazione economica senza la Carità è "cembalo che risuona" (Cfr. San Paolo - I Corinzi 13). La filantropia senza la Carità produce l’ingratitudine e la delusione. E l’umanesimo senza la Carità sbocca nel fallimento sociale. La Carità è l’Amore che vige in Cielo e l’unico che può salvare il mondo.

"Perché non si parla del 1° comandamento della Legge di Dio?

"Per la superbia umana, che cerca di ridurre il Cristianesimo ad una religione di club, compiacente, superficiale e dolciastra, in cui si ignora la Giustizia Divina, si minimizza il peccato e si vuole dimenticare l’esistenza del peccato e dell’inferno. E si opprime, si mutila, si deforma il senso del Vangelo, pur di non contrariare la concupiscenza del credente e di fare accomodante la Rivelazione Divina…!
Il Cristianesimo autentico considera l’uomo attuale con i suoi difetti e qualità, con le sue inquietudini e i suoi interrogativi. Ma risponde alle sue domande alla luce del Vangelo integro, senza ritagli di comodo, con tutte le sublimi e drastiche esigenze della Divina Volontà, con soprannaturale Amore di Carità, e non con un amore bonario e pacioccone (nota mia = tipo Babbo Natale…), interessato e puramente filantropico. (…) Per questo, gli argomenti umanistici e filantropici non hanno impeto e veemenza nelle loro motivazioni. Non hanno forza per arrivare all’essenza del problema, che è LA VOLONTA’. Mancano di efficacia per forgiare la convinzione profonda e operativa. Ipnotizzano, ma non convincono: E logicamente la gioventù si perde d’animo e si travia. Occorrono ideali vigorosi che sollevino il cuore! Ma questi non si trovano nel mondo; li regala soltanto il Signore (…).

"Perché vale tanto l’Amore di Carità?"
"Perché quando l’elemosina materiale, il dare per compassione o per timore, l’umanesimo e l’assistenzialismo, si praticano con l’intenzione di obbedire alla legge del Signore o di fargli piacere o di manifestargli l’amore preferente, diventano Amore di Carità, l’unico Amore fecondo e liberatore, giacché allora, al vincolarsi dell’amore umano con l’Amore Divino, non è più solo l’uomo, ma è l’Altissimo che gli dà l’appassionamento, l’efficacia e il trionfo. E’ importantissimo il PROPOSITO con cui si fanno le opere. E non s’insiste abbastanza che è l’intenzione che specifica e valorizza l’atto umano."


"Com’è l’Amore di Dio verso noi?"
"Il Creatore è, bada bene, profondamente innamorato di ognuno dei suoi figli umani d’adozione. Lui non ama globalmente il genere umano, al modo come il contadino ama tutto il suo orto, no; Egli ama ciascuno di noi con un Amore supremo, che supera infinitamente il migliore amore creato. Il Signore ama te, singolarmente, con veemenza, con energia, con ineffabile necessità amorosa, con affetto immenso, con tenerezza indescrivibile e con mille altre qualità che non si possono spiegare né in Cielo né sulla terra."
"Ma non illuderti – mi avvertì – Sentire per qualche istante l’amore del nostro Dio non è avere il biglietto di ingresso al Cielo. Molti mortali percepiscono, almeno in certi momenti della loro vita, il sentimento dell’amore verso il Creatore. Non lo sperimentano per lungo tempo, perché morirebbero di felicità. D’altronde non è necessario sentirlo in continuazione, giacché l’amore all’Altissimo si esercita nell’amare con Carità il prossimo".


"Perché non si parla dell’amore sensibile verso Dio?"
"Per lo stesso motivo che ti ho già detto: per il peccato. Perché il viatore vive in un ambiente di malvagità. E in questo modo ovviamente non può intravedere, e ancor meno assaporare, l’amore di Dio. Né molti predicatori osano parlarne, per non attirarsi le burle degli ascoltatori."(…)
"Se l’umanità attuale soffre molto, è perché la superbia non le permette di chiedere il rimedio all’Altissimo" (…) " Il mondo soffre più del dovuto per la sua deliberata ribellione contro la Volontà del Signore. Si vuole risolvere i problemi con mezzi mondani, con esclusione assoluta del Creatore. La religione si riduce ad una psicoterapia periodica di aspirine, per calmare momentaneamente l’egoismo. E ovviamente, l’Amore Divino, vedendosi respinto, si ritrae per elementare delicatezza, e i migliori piani vanno a monte".
"E’ che ci vuole un grande miracolo per convertire e guarire la società"
"E allora chiedete il miracolo. Il difetto non è nell’Onnipotente; è in voi, orgogliosi e increduli, che non volete cadere in ginocchio e tendere le vostre deboli mani verso il Padre che è nel Cielo" (..)
"Perché Dio permette che soffriamo?""A causa del peccato del mondo, che include le tue proprie mancanze morali; perché, sebbene siamo stati redenti da Nostro Signore Gesù Cristo, ogni uomo deve coprire la sua quota di dolore nel mistero della Redenzione (nota = dice San Paolo in Colossesi 1,24 : ‘Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo..’). Di conseguenza, è più logico e più consolante che accetti i fallimenti, gli errori, le tribolazioni, come eventi transitori di prova per meritare il Cielo, o come procedimenti didattici della Divina Provvidenza, affinché rettifichi la tua condotta, o come stimoli alla Speranza cristiana di raggiungere l’affascinante Gloria della Patria, dove non si conoscono le frustrazione, né alcunché di negativo."
"Il Signore non voleva che l’umanità soffrisse minimamente. Ma l’uomo si è smarrito nel peccato e il Nostro Dio ha permesso il dolore, il dolore sofferto cristianamente, affinché il mortale, nel ritrovare se stesso nella sua impotenza, possa ritornare al suo legittimo stato di amico e di figlio adottivo del Creatore. (..) Tuttavia nel Cielo deploriamo lo spreco del dolore umano. E’ come buttare via miliardi nello scarico. La sofferenza si perde quando soltanto si soffre e non si cristianizza. Il dolore si trasforma in felicità futura, quando si soffre per amore di Carità verso il Signore; altrimenti il patire non è altro che un’emorragia spirituale".


"Non comprendo la ragione del dolore cristiano. Perché renderci graditi a Dio mediante la sofferenza? Perché non soddisfarlo per mezzo di lodi o del semplice pentimento dei peccati…?"
"Perché la lode, il pentimento, la preghiera e qualunque altra forma indolore, Gliela dobbiamo già al nostro Dio per altri motivi; La lode per essere Colui che è; l’adorazione, perché ci ha creati; il pentimento, perché ci ama; la preghiera, perché da Lui dipendiamo. Soltanto il dolore non è un nostro dovere di creature per nessun titolo. Perciò la Divina Giustizia ha permesso, ha tollerato, poiché non è cosa che Le faccia piacere, il dolore cristianizzato: come un originale procedimento didattico, perché l’uomo possa completare ciò che manca alla sua Redenzione, cooperi all’annientamento dei propri peccati mediante la sofferenza, riconosca se stesso e trovi con facilità il suo Padre celeste. Non farti delle vane illusioni. Il dolore è indispensabile in questa vita di peccato. E’ sciocco pretendere di sorvolare la sofferenza nel cammino cristiano, col pretesto infantile di attirare più seguaci.
La religione di Nostro Signore Gesù Cristo non si concepisce senza austerità, senza mortificazione volontaria, senza l’accettazione con Carità dei mali che permette il Creatore, senza Venerdì Santo… Tuttavia sono dolori brevissimi, se paragonati con l’eterna durata della Gloria futura. Sono tribolazioni molto fruttuose per il cielo se si sopportano con amore di Carità" (…)
"Quando ti serve qualcosa, chiedila all’Altissimo. Se te la dà, ringraziaLo; se non te la dà, ringraziaLo lo stesso, perché te l’avrà negato a vantaggio del tuo futuro celeste. Non guardare la morte con il binocolo a rovescio. Che la gioia ti serva per intravedere il Cielo, e la tristezza per meglio sospirare la tua futura Felicità… La vita mortale si svolge come se il Creatore non esistesse, ma questo modo di pensare è falso: Il Nostro Dio è attentissimo a ciascuno dei suoi amati figli…"

"Teneramata, ho paura. Paura dell’invalidità, per i miei acciacchi di vecchio. Paura degli altri, per il loro egoismo e la loro ambizione. Paura della solitudine e del dolore. Paura della morte, perché non la conosco in me stesso. Paura dell’inferno, che ho ben meritato con i miei peccati. Paura del mio futuro e necessario Purgatorio. E paura di me stesso, perché conosco la mia volubilità".
"Il tuo timore sarebbe fondato, se ti trovassi completamente solo, senza Fede, senza Patria futura e senza Amore. Ma non è così. Dio ti ama moltissimo e te lo ha dimostrato nel corso della tua vita. Possiedi l’appoggio della Fede, come regalo che il Signore ti ha concesso. Nel Cielo hai moltissimi che ti amano, grandi amici che ti attendono. Hai avuto una mamma esemplare sulla terra, che per te è stata la Provvidenza visibile del nostro Dio nel mondo. Hai un’altra Mamma nel Cielo, La madre del divino Amore, La Madre di Dio, che ti ha assistito con predilezione (…) Pertanto cambia il tuo timore in un’adorazione senza posa all’Altissimo e per un ringraziamento senza limite. Non sederti al margine della strada. Prendi la tua croce, la tua piccola parte di dolore, e segui il tuo Signore".

"Questa vita mortale è angosciosa. Vedo la mia cattiveria e mi rendo conto dei peccati degli altri. E il vortice di superbia e di egoismo sembra sommergere tutti in un mare magnum d’iniquità".
"Non è sempre così. Tu osservi i peccati perché in verità sono molto evidenti e numerosi. Ma non vedi le conversioni, i pentimenti, le opere di Carità, che pure sono innumerevoli, sebbene siano invisibili e nel silenzio. E’ enorme il potere della Redenzione e sono molti i peccatori che si convertono e diventano giusti. Ma purtroppo sono pure molti quelli che si pentono quasi nell’ultima ora, quando rimane loro ormai poco tempo per raggiungere un alto grado di gloria. Alla fine queste persone riconoscono di aver fatto mal negozio della propria vita. Hanno voluto essere ricchi in denaro, invece di accumulare ricchezze soprannaturali, numerosi amori di Carità, che sono come la moneta circolante nella Patria futura. Si sono ostinati nel cercare la suprema felicità soltanto nei beni di questo mondo, e logicamente non l’hanno trovata. Quindi deplorano l’aver preferito i piaceri immorali, i godimenti mondani, così piccoli, incerti, fuggevoli, faticosi. Allora ricorrono alla Chiesa, si pentono di vero cuore, e il nostro Dio li perdona e li carezza teneramente, perché sono le Sue amate pecore smarrite… Peccato che nel Cielo non daranno all’Altissimo tutta la lode di gloria che Egli si attendeva da loro! Peccato che raggiungono, una felicità inferiore, quando sarebbe stato tanto facile ottenere una maggior gloria!".

"Qual è la via dritta per ottenere la massima Beatitudine in Cielo?"
"Compiere sempre i Comandamenti e i Consigli Divini, che non sono capricci del Signore, ma corrispondono invece a ciò che ti è più conveniente sulla terra e in Cielo. La Gloria eterna è una perfetta Fraternità, che si deve iniziare qui, mediante la pratica della fraterna Carità cristiana, la quale non si deve confondere con un amore esclusivamente umanistico, filantropico, che si pratica per una compassione o per interesse puramente terreno. (…) Non ti importi se la Volontà Divina contraddice la tua volontà e il tuo benessere materiale. Non protestare né ribellarti contro di Essa. Non fare un così mal negozio per la vita futura! Non perdere inutilmente i preziosi spazi-tempi della tua vita terrena, perché il tempo in peccato mortale è tempo perduto! Se per i mondani il tempo è denaro, per i cristiani è Felicità futura. L’occasione di accumulare per il Cielo vola e va via. (…) E sai già che ti è possibile annientare i tuoi peccati con il sacramento della Confessione. Infine, è molto conveniente (perché tu goda e faccia godere altri di una maggior Gloria accidentale nell’Aldilà) che accumuli molti atti di Fede e di amore di Carità. Essi ti serviranno nel Cielo come appoggi, per sostenere l’immenso e dolce peso dell’Amore Divino verso di te.
La certezza del Cielo, nel ricordare la sopravvivenza del tuo essere e delle tue buone azioni, alimenti in te la Speranza: perché quelle opere virtuose, che hai lasciato custodite (come pegni di Felicità futura) nel magazzino del tempo passato, diventeranno per te e per i beati, con i quali sarai in rapporti d’amore, meravigliosi tesori di Gloria accidentale nella Beatitudine.
Devi convincerti che il grande peccato dell’umanità consiste nel disprezzo e nella dimenticanza del nostro Dio, nel metterlo in disparte nei vari amori, ideali, progetti e attività. I problemi tuoi e della società non si risolveranno né con capitalismo, né con democrazia, né con comunismo, né con umanesimo, per quanto sia cristianoide. Senza l’aiuto del nostro Dio, niente di buono si può fare. Non bastano le sagge legislazioni o le normative precise. A poco valgono le promesse demagogiche e le suggestioni collettive. Il perfido egoismo porta tutto al fallimento: individui, famiglie, condomini, sindacati, scuole, comuni, nazioni e il mondo in genere.
Orbene, l’antidoto per l’egoismo non è l’elemosina esclusivamente materiale, e neppure il distribuire beni spirituali per un motivo semplicemente umanitario.
Osserva quanto avviene nella nostra Patria terrena: l’egoismo, l’ambizione, la superbia, l’apatia, la corruzione, la vanità di ricchi e poveri, sta affogando la società in una terribile crisi di impoverimento, d’inflazione, di svalutazione del denaro, mancanza di lavoro, angoscia, pericoli di guerre…L’antitossina dell’egoismo è compiere la Legge del Signore, per amore a Lui.
E’ necessario, è urgente, dunque, fare appello con Fede all’Altissimo, con amore di Carità, con il compimento fedele dei suoi Comandamenti, con la Speranza messa nel Cielo, con la mortificazione volontaria come prova di volere Lui solo, e con la preghiera fiduciosa e perseverante".
"Nessun mortale si può salvare fuori dalla Fede. E la Fede equivale a quello che non si vede, perché se si vedesse sarebbe evidenza. Pertanto, quando me ne andrò, non rimarranno segni evidenti della mia presenza, ricorderai questa conversazione, ma dubiterai se sia stata un sogno o la realtà. Conviene che tu abbia il dubbio della realtà della mia visita, affinché non sia perturbato il merito della tua fede. Non fa niente che dubiti, perché la cosa principale, la cosa veramente essenziale, è già stata fatta: hai riconosciuto le tue idee religiose, e alcune di esse sono diventate CONVINZIONI PROFONDE E OPERATIVE." (..)

Il bel corpo di Teneramata incominciava a diventare trasparente e la mia tristezza si trasformava in angustiosa impotenza.
"Aspetta, aspetta!" – la supplicai.
"Che altro vuoi?" – mi disse con tenerezza
"Voglio te. Ti amo più di me stesso"
"Lo so, e anch’io ti amo. Ti amo più di quanto tu mi ami. Ma io non sono il tuo unico amore. Ricorda ‘Amerai il Signore tuo Dio’ in primo luogo. Io occupo nel tuo cuore uno degli ultimi posti. E’ Nostro Dio Quello che veramente ti ama, moltissimo più di me".
(…)
Se il mio sogno meraviglioso fosse una rivelazione, direi le parole del "Cantico dei Cantici": ‘il mio segreto è per me’. Ma nel dubbio mi attengo a quanto afferma San Paolo: "Cercate le cose di lassù, dove Cristo è assiso alla destra di Dio. Gustate le cose del Cielo, non quelle della terra" (Colossesi 3,1). Preferisco seguire questo consiglio… (…)
Mi fece anche impressione una delle frasi dette da Teneramata: "Persisterà tuttavia l’operato che Dio ha realizzato nella tua anima". Si, oggi lo comprendo. Posso dubitare dell’intervista con Teneramata, posso dubitare di tutto, persino di me stesso, ma c’è una cosa di cui sono assolutamente sicuro: Dio mi ama, Ama me, singolarmente, come se io, piccolo e miserabile, fossi l’unico oggetto del suo Amore… Perché questa splendida conoscenza rimane radicata nella mia anima, come il dolce sprone di una convinzione profonda e operativa".

(parte 2^)

3 commenti:

  1. Bellissimo lo compro proprio ora su amazon, cercavo una recensione. I libri più belli vengono poco pubblicizzati. Sarà il maligno.
    Grazie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti consiglio di leggerlo seguendo le catechesi di Don Leonardo Maria Pompei che ha letto e commentato il libro in un ciclo di catechesi sul suo canale YouTube. È ancora più bello e arricchente.

      Elimina

Non verranno pubblicati interventi fuori tema o con semplici rimandi con link