2 ottobre 2009

La Vita oltre la morte - (parte 6^)


Pensieri conclusivi e in libertà su ‘la Vita oltre la morte’


Dopo aver riportato i fatti, le testimonianze sulle esperienze di premorte e le teorie e ipotesi che sono state fatte per cercare di spiegare in maniera ‘naturalistica e fisiologica’ il fenomeno, nel concludere voglio esprimere le mie considerazioni personali...




E’ indubbio che molte persone che sono state vicine al punto di non ritorno abbiano visto è sperimentato delle situazioni che li hanno favorevolmente coinvolti. Certo queste persone non sono veramente morte, infatti sono tornate indietro, sono state rianimate, ma sono state per un certo periodo ‘morte’, tanto che senza l’aiuto esterno non avrebbero ricominciato a vivere, e ci hanno portato delle testimonianze di quello che è successo durante il periodo della loro sospensione delle facoltà vitali. Il fatto notevole è che la morte, o lo stato più vicino ad essa, almeno nella maggior parte dei casi, sembra non essere stata sperimentata come oblio o come esperienza negativa, ma anzi al contrario come esperienza bella, stupefacente e a tratti sublime.
Come si pone tutto ciò nei confronti della eterna diatriba tra che crede in Dio e nell’esistenza dopo la morte e chi invece crede che Dio non esista e che tutto finisca con la morte?
Io credo che queste testimonianze forniscano punti a favore di quelli che credono nell’esistenza di Dio e nella vita dopo la morte. Qualcuno mi potrà dire, non è sicuro, ma in cuor nostro, dopo la testimonianza di tanti nostri simili che hanno provato l’esperienza sappiamo invece che è così: non è come gli atei sostengono (almeno quelli che non hanno provato tale esperienza, perché a quanto pare gli atei che l’hanno provata dopo non sono più stati tali), ma invece ‘qualcosa’ succede, quindi la storia non finisce con la morte, c'è un 'dopo'. Certo i cosiddetti ‘esperti sapienti scienziati’, che non possono ammettere l’esistenza di nulla che non sia materia, che non possono quindi accettare l’idea che esiste qualcosa dopo la morte fisica, si mostrano prevenuti (e alla faccia dell’indipendenza di giudizio della scienza, in realtà partono loro stessi da un pregiudizio), ma sembrano arrampicarsi sugli specchi fornendo delle spiegazioni (banali o complicate) che però non convincono del tutto e per prime le persone che hanno sperimentato questi vissuti e che ne hanno ricavato molto profitto tanto da cambiare radicalmente la loro vita (e perciò ritenendo la loro esperienza molto reale e concreta).
Notevole è infatti l’insegnamento che ne ricavano. Esso coincide con quello che le Religioni vanno professando da millenni, soprattutto il Cristianesimo: e che cioè l’importante nella vita è l’amore. Essenziale è la solidarietà verso il prossimo e l’intero Universo.
Da queste esperienze si ricava infatti che siamo così strettamente legati, gli esseri umani, gli animali, le piante, e tutte le cose create, che ogni nostro anche piccolo atto si ripercuote su tutto e lascia tracce che durano per sempre.
Ecco quindi perché bisogna comportarsi bene: il Creatore ha fatto il tutto con armonia e ciò che sostiene questa armonia è l’Amore, quello con la A maiuscola, quello che nel cristianesimo assume il nome di Carità. Nel momento in cui agiamo male, ci volgiamo al peccato quindi, rompiamo l’armonia dell’Universo e portiamo infelicità, che prima o poi si ripercuote su noi stessi.
Qualcuno potrà dire, visto che la vita dopo la morte sembra infinitamente migliore di quella che viviamo sulla terra, a che vale continuare a vivere in mezzo alle frustrazioni, alle fatiche, alle delusioni e alle prove quotidiane? Non si incoraggia così il suicidio? La risposta la danno quelli stessi che hanno fatto questa esperienza, e tra loro anche e soprattutto quelli che hanno tentato il suicidio: dicono che la vita merita di essere vissuta e che anzi è una preparazione per quella ‘dopo’ (che dobbiamo quindi cercare di meritarci). Anzi sembra che ognuno di noi abbia come un compito da svolgere e che la rinuncia a tale compito introduca delle falle nella legge universale dell’armonia cosmica. Quindi viviamo la vita che ci è stata donata, e nel miglior modo possibile: innanzitutto offrendo all'Altissimo l'amore e il culto che gli sono dovuti per il fatto che ci ha creati e che ci ama infinitamente, poi amando e aiutando il prossimo, rigettando così in modo totale e definitivo ogni rancore, assumendo un atteggiamento di comprensione e compassione verso tutte le creature.
E se vogliamo essere felici già su questa terra ricordiamoci soprattutto di questa legge fondamentale della felicità (di cui ho parlato nei post ‘felicità, istruzioni per l’uso’): la felicità la si può conseguire solo indirettamente e cioè cercando la felicità degli altri, non la propria.

Nota
Esiste un sito che riporta le testimonianze personali di centinaia di esperienze di premorte, ecco il link:

http://www.nderf.org/Italian/nde_stories.htm







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